Termine con cui si indicano gli Stati che si affacciano sul Mar Baltico tra il
Nemna e il golfo di Finlandia, ovvero le tre Repubbliche di Lituania, Lettonia
ed Estonia, che dal secondo dopoguerra fino al 1991 hanno fatto parte dell'URSS.
Qualche autore comprende fra i
P.B. anche la Finlandia, che però
presenta solo deboli affinità storiche con i tre Paesi suddetti, in
quanto fu per molti secoli sotto il dominio svedese e, dal 1809 al 1920,
appartenente alla Russia. Anche sotto l'aspetto geografico la Finlandia non si
allinea, come le altre tre regioni, lungo le rive orientali del Mar Baltico, ma
vi si affaccia appena con la parte più meridionale della penisola.
Lettonia, Estonia e Lituania, note dapprima come
Province Baltiche
(Curlandia, Estonia e Livonia), svedesi in un primo tempo e poi danesi, tedesche
e russe, assursero soltanto molto tardi al livello di Stati indipendenti.
• St. - Fino al XII sec. le popolazioni baltiche vissero in uno stato
quasi primitivo, senza una organizzazione politica degna di tal nome. A lungo
conservarono la religione e i miti pagani; ancora oggi in molte consuetudini
popolari persistono numerosi elementi che testimoniano gli antichi culti.
L'antica mitologia balto-slava appare nei
dainers, i canti popolari per
lo più composti da donne; a motivi pagani si rifanno le decorazioni
scolpite sulla croce cristiana; sia il culto degli alberi e dei boschi che
quello delle anime dei morti risalgono all'epoca protostorica. Fu soltanto verso
la fine del XII sec. che Mainardo, un monaco cattolico tedesco, cominciò
a evangelizzare queste genti e si crede che per la sua opera molti Livoni si
siano convertiti al Cristianesimo. La città di Riga sarebbe stata fondata
nel 1201 da un altro religioso prussiano, il canonico Alberto di Buxhövden,
che condusse un'intesa campagna di evangelizzazione. Egli istituì inoltre
nel 1202 l'ordine dei Cavalieri Portaspada i cui membri, in gran parte nobili
tedeschi, si affiancarono a lui per convertire i pagani baltici. Gli stessi
membri del neocostituito ordine colonizzarono in seguito gran parte di quei
territori nei quali avevano iniziato l'attività missionaria e che
divennero successivamente feudo dell'Impero. Intorno al 1206 anche i Danesi, che
già in precedenza avevano inviato dei prelati missionari, iniziarono la
penetrazione nelle Terre Baltiche. Gravi contrasti fra Danimarca e Prussia si
ebbero quando la prima nominò un suo inviato vescovo della Livonia del
Nord, Paese dove già da qualche anno esercitava i suoi poteri un vescovo
tedesco. Estendendo il suo braccio "protettivo", la Danimarca riuscì ad
avere anche il controllo dell'Estonia dopo che, grazie ai suoi inviati, venne
fondata la fortezza di Tallinn. I Danesi ottennero anche il riconoscimento del
papa per la loro occupazione delle regioni più settentrionali. La stessa
Chiesa assegnò al principe Valdemaro II di Danimarca in feudo i territori
dell'attuale Lettonia meridionale. Nel 1237, in seguito alla fusione dei
Portaspada con i Cavalieri Teutonici che li avevano sempre sostenuti, il
controllo di quasi tutti i
P.B. passò ai Tedeschi: ciò fu
possibile anche perché il papa, con una nuova bolla, aveva tolto ai
Danesi numerosi feudi lasciando praticamente loro solo il possesso della parte
più settentrionale dell'Estonia, lungo le coste del Golfo di Finlandia,
dove dettava legge la fortezza di Tallinn. Nella città, tuttavia, ebbero
libero accesso i mercanti tedeschi in concorrenza con quelli danesi. Nel
frattempo molti signorotti dello Holstein e del Mecklemburgo si erano trasferiti
nella zona, dopo aver ottenuto dai Cavalieri Teutonici l'assegnazione di
possedimenti in quelle campagne che, in tal modo, vennero trasformate in feudi.
La Danimarca, ormai sopraffatta dall'infiltrazione continua e metodica dei
Tedeschi, decise a un certo punto di vendere i suoi diritti di proprietà
ai Cavalieri Teutonici; così, a poco a poco, il controllo del commercio
locale si trasferì alla Lega Anseatica, e le popolazioni indigene furono
sostanzialmente ridotte in servitù dalla prevalenza politica, economica e
religiosa dei cosiddetti
Baroni Baltici, i nuovi feudatari tedeschi. Capo
della Lituania fu il duca di Mindanngas che nel 1251 si fece battezzare e nel
1253 ottenne dal Papa la corona reale ma fu costretto a deporla nel 1260. Vero
fondatore dello Stato fu l'arciduca Gedimino (1316-1341). Sotto il suo ducato la
Lituania conquistò numerosi territori e riuscì a respingere gli
attacchi dei crociati. Il principe Jagello, convertitosi al Cattolicesimo come
marito di Edvige d'Angiò, divenne poi anche re di Polonia e la Lituania
diventò così parte della Polonia pur conservando la sua autonomia.
Unite, Polonia e Lituania sconfissero anche definitivamente i crociati a
Grünwald nel 1410. Sotto la minaccia russa la Lituania si avvicinò
sempre più alla Polonia e nel 1569 la cosiddetta Unione di Lublino
sancì l'incorporazione della Lituania alla Polonia. Dopo la spartizione
della Polonia nel 1795 una parte della Lituania, sulla riva sinistra del Neumas
toccò alla Prussia, ma la maggior parte del territorio passò alla
Russia. Se in Lituania l'avvento della dinastia degli Jagelloni favorì il
diffondersi del Cattolicesimo, in Lettonia ed Estonia, invece, regioni
maggiormente influenzate dagli avvenimenti prussiani, e dipendenti dai Baroni
Baltici, verso la fine del Cinquecento molti gruppi si convertirono al
luteranesimo. Verso la fine del '500 gli Svedesi estesero il loro dominio su
tutta l'Estonia, fondarono l'università di Dorpat e conquistarono nel
1654 anche l'isola di Osel. Quando nel 1561 la politica di Ivan IV
determinò la crisi dei domini baltici dell'Ordine, il gran maestro della
Livonia, Gotthard Kettler, cedette alla Svezia i territori in cambio del titolo
di duca di Curlandia. All'estinzione della stirpe di Kettler, Anna, vedova
dell'ultimo duca, divenuta zarina di Russia, donò il Ducato al favorito
Bjorn; nel 1795 dopo la spartizione della Polonia la zona fu annessa alla
Russia. Durante l'occupazione tedesca nel corso della prima guerra mondiale,
contro il volere popolare esso fu ricostituito e la corona offerta a Guglielmo
II. Dopo la disfatta tedesca la Curlandia entrò a far parte della
Lettonia. Il predominio svedese rimase fino al 1721, quando col trattato di
Nystad l'Estonia passò nelle mani dell'Impero Russo. La Livonia fu
assorbita dai Polacchi mentre la Curlandia passò ai Russi. Questi ultimi,
nel 1795, in seguito alla terza spartizione della Polonia, ottennero anche gli
altri territori baltici; invano però lo zar Alessandro III e i suoi
successori tentarono di russificare queste regioni: le popolazioni locali
conservarono intatte, o quasi, le loro strutture sociali. ║ Verso la
metà del XIX sec. l'Estonia cominciò la sua riscossa politica
sociale e letteraria, ma soltanto nell'aprile del 1917, dopo l'annientamento
della Russia zarista, poté ottenere dalla nuova Russia un principio di
autonomia. Il 24 febbraio 1918 fu proclamata, contro i Bolscevichi, la
Repubblica Democratica di Estonia ma, a causa dell'occupazione tedesca avvenuta
subito dopo, l'indipendenza poté esser restaurata soltanto l'11 novembre
dello stesso anno e per più di dodici mesi la nuova Repubblica dovette
ancora lottare contro i Russi e i Tedeschi. Restaurata la Repubblica, fu emanata
la Costituzione nel febbraio 1919 e avviata la riforma agraria. A causa di un
tentativo di colpo di Stato comunista, la classe dirigente adottò una
politica sempre più conservatrice che negli anni Trenta divenne un regime
totalitario istituzionalizzato dalle Costituzioni del 1933 e 1937. Nel ventennio
di indipendenza, sotto la guida del generale Laidoner, l'eroe della guerra di
liberazione, e di Päts la nuova Repubblica godette di una notevole
prosperità economica, attuando una politica di collaborazione sia con la
Finlandia, sia con la Lettonia e la Lituania. Nel 1939, in seguito al patto
russo-tedesco, l'Estonia fu costretta a cedere alcune basi del suo territorio
alla Russia. Nel giugno del 1940 l'Armata Rossa entrò nel Paese. Il 21
luglio venne proclamata la Repubblica socialista sovietica e il 6 agosto fu
incorporata nella Russia. Invasa dalle truppe tedesche dal 1941 al 1944,
passò dopo la guerra a far parte integrante dell'URSS. ║ La
Lettonia si costituì in Repubblica indipendente il 18 novembre 1918,
subito dopo la prima guerra mondiale. Ma avendo sia i Tedeschi che i Russi
invaso il Paese, questo continuò a lottare fino al 1920 quando
conquistò l'effettiva libertà. La riforma agraria del 1920
portò a un importante cambiamento e soprattutto all'espropriazione dei
grandi possedimenti tedeschi. Nel 1923 venne approvata la nuova Costituzione e
l'anno dopo si stipulò un trattato di alleanza con l'Estonia esaminando
anche la possibilità di un'unione doganale. Nel 1932 venne firmato un
patto di non aggressione con l'URSS e in seguito, per timore dell'espansionismo
tedesco, Lituania, Estonia e Lettonia formarono nel 1934 l'Intesa Baltica.
Sempre nel 1934 Ulmenis, presidente del Consiglio, attuò un colpo di
Stato in seguito al quale instaurò la dittatura. Lo spostamento
dell'equilibrio europeo nel 1939-40 fu fatale alla Lettonia, che il 5 ottobre
1939 fu costretta a sottoscrivere un trattato di mutua assistenza con l'URSS,
per mezzo del quale la debole Repubblica si impegnava a cedere le sue basi
navali: il 16 giugno 1940 il suo territorio venne occupato dalle truppe
sovietiche e il 5 agosto successivo veniva incorporato nell'URSS. Nel 1941 la
Lettonia fu invasa dai Tedeschi e i Russi la liberarono soltanto nel 1945.
║ Per quanto concerne la Lituania, anch'essa conquistò
l'indipendenza solo dopo la prima guerra mondiale. Occupata dai Tedeschi nel
1915 riottenne la libertà solo nel 1918 quando un Consiglio Lituano ne
dichiarò l'indipendenza e costituì il Regno di Lituania con
capitale Vilnius. Dopo la sconfitta dei Tedeschi, il Regno si trasformò
in Repubblica. Più tardi la Lituania venne occupata dai Sovietici, quindi
ritornò per breve tempo ai Lituani che vennero a loro volta sottomessi
dai Polacchi; questi riuscirono a ottenere l'assegnazione alla Conferenza degli
Ambasciatori (1923). In quello stesso anno fu assegnato alla Lituania il
territorio, già tedesco, di Memel. Nel 1926, attraverso un colpo di
Stato, venne instaurata la dittatura nazionalista: al Paese fu data una propria
Costituzione nel 1936. Nel 1934 anche la Lituania aderì all'Intesa
Baltica. Il 17 marzo 1938, in seguito a un ultimatum polacco, la Repubblica
dovette cedere alla Polonia la capitale, Vilnius, per la quale le controversie
erano durate quasi 18 anni. Nel marzo 1939 fu la volta della cessione di Memel
alla Germania di Hitler: in tale occasione la Lituania firmò con i
Tedeschi un patto di non aggressione. Dopo l'occupazione tedesca della Polonia,
la Lituania riebbe dai Russi Vilnius e il territorio circostante (trattato
Russo-Lituano del 10 ottobre 1939). In cambio, però, essa dovette cedere
le basi navali e aeree all'Unione Sovietica, con la quale si dovette impegnare
anche a lasciarsi totalmente occupare dalle forze armate dell'URSS. Il 3 agosto
1939 la Lituania venne incorporata nell'Unione Sovietica. Occupata dai Tedeschi
nel 1941 e unita all'
Ostland, fu liberata dai Russi con l'offensiva del
1944. Da allora fino al 1991, costituì una delle Repubbliche federate
dell'URSS. Così successe pure all'Estonia e alla Lettonia, riconquistate
dai Sovietici nel 1944 sotto la guida dei generali Gorokov, Cemjachovskij,
Bagramjan e Erimenko. ║ A partire dal 1985, dopo quarant'anni di regime
sovietico, le popolazioni baltiche rivendicarono il proprio diritto
all'indipendenza approfittando della politica riformista del nuovo segretario
del Pcus, Michail Gorbaciov. Nel 1989 ottennero, dopo lunghi contrasti, una
maggiore autonomia economica e amministrativa; l'anno successivo si
autoproclamarono indipendenti. Nel 1991 vennero riconosciute ufficialmente come
Repubbliche sovrane da Mosca e dai Paesi occidentali (V.
ESTONIA; LETTONIA; LITUANIA). • Ling. - Le popolazioni dei
P.B. traggono le loro origini dai Livoni, dagli Ingri e dagli Estoni,
appartenenti tutti al gruppo degli Ugrofinni, e dai Balti. Gli Estoni si
stabilirono nella regione molti secoli prima della nascita di Cristo,
stanziandosi nelle zone settentrionali bagnate dalle acque del Golfo di
Finlandia e del Mar Baltico; erano anche chiamati Ciudi. Più a Sud si
trovano i Livoni che occupavano le terre lungo la costa meridionale del Golfo di
Riga che in seguito presero il nome di Livonia. Gli Ingri, invece, si erano
stabiliti nel territorio compreso fra i laghi Ladoga e Peipus e il Golfo di
Finlandia che fu, appunto, chiamato Ingria. I Balti, di origine prussiana,
abitavano le regioni più meridionali, in prossimità del basso
corso della Vistola. Mentre queste genti parlavano l'antico prussiano che fa
parte del ceppo protoslavo, estintosi nel XVII sec., gli altri popoli usavano le
lingue lettone e lituana con i rispettivi dialetti, di cui i principali erano
quelli dei Curi, dei Sudavi, degli Jatvingi, dei Seli, degli Zemgali e degli
Scialavi. Queste ultime due lingue appartengono alla famiglia indoeuropea e sono
affini alle lingue slave, perciò vengono anche chiamate
lituslave.
I rami lettone e lituano avrebbero avuto la stessa origine ma si sarebbero in
seguito differenziati; probabilmente ciò avvenne soltanto verso il IX
sec. d.C. Il lettone, fra l'altro, subì notevoli influenze da parte della
lingua tedesca.
Cartina dei Paesi Baltici