The Conversation sulla Bulgaria Il Libro dei Fatti della Bulgaria Foto Balcani Caucaso Bulgaria la più povera in Europa Il capo dell'intelligence della difesa ucraina riferisce sulla cooperazione con la Bulgaria Gazzetta La Bulgaria supera la Grecia in amichevole Feder volley Campionati del mondo l'Italia affronta la bulgaria Divieto di nuotare: i Rom bulgari subiscono discriminazioni razziali nelle piscine pubbliche I Populisti bulgari di Leonardo Pampuri Geografia Europa - La Bulgaria Stato (110.970 kmq; 6.782.659 (2024) ab. dell'Europa sud-orientale, compreso nella regione balcanica. Confina a Nord con la Romania, a Est con il Mar Nero, a Sud-Est con la Turchia europea, a Sud con la Grecia, a Ovest con la Macedonia e la Serbia. Capitale: Sofia. Città principali: Plovdiv, Varna, Burgas, Dimitrov, Gabrovo, Jambol. Ordinamento: Repubblica, all'interno della quale il potere legislativo è affidato all'Assemblea Nazionale, mentre quello esecutivo spetta al Governo. Dal punto di vista amministrativo, il Paese è diviso in 28 distretti, regionali stabiliti in base a un criterio di ordine prettamente economico. Moneta: nuovo lev. Lingua ufficiale: bulgaro; esistono minoranze turche, greche, armene, romene, macedoni. Religione: cristiana ortodossa; sussistono minoranze di musulmani (i cosiddetti pomachi) e di cattolici. GEOGRAFIA Morfologia: priva di vera unità geografica, la B. ha come principale elemento strutturale la catena montuosa dei Balcani (in bulgaro Stara Planina: Vecchia Montagna) che dividono in senso longitudinale il Paese, ostacolando solo in parte i collegamenti tra i due versanti. La vetta più elevata dei Balcani è il monte Botev (2.376 m), mentre i principali valichi si attestano sui 1.000 m s/m. Dal punto di vista fisico, la B. può considerarsi divisa in tre regioni: la regione danubiana, formata dalle pianure del Danubio e dalla catena dei Balcani e dei Piccoli Balcani e la regione balcanica propriamente detta che comprende il bacino della Maritza con le sue montagne, la catena degli Antibalcani (la Sredna Gora) a Nord e la regione meridionale con i massicci del Rila. La regione danubiana declina dolcemente verso il fiume Danubio con una serie di altopiani e rilievi collinari adibiti a frutteti e vigneti. Si estende poi la pianura, terra fertile e ben irrigua, sfruttata per le colture cerealicole (moltissime sono le risaie) e industriali (cotone, canapa, tabacco). ║ Clima: il clima è continentale con inverni molto rigidi nonostante la latitudine e estati calde. Le precipitazioni sono per la maggior parte estive, ma scarseggiano con il procedere a Est fino all'area detta Luda Gora che si presenta come una steppa semiarida. La regione balcanica presenta a Sud i Balcani che scendono bruscamente con pittoresche gole, preceduti da una catena parallela (o Antibalcani), che si eleva a medie altezze sui 1.000 m s/m. I rilievi dischiudono conche dal clima continentale, tra cui ricordiamo quella di Sofia, quella di Karlovo (Levskigrad) e Kazanlak. In generale però, procedendo verso la pianura il clima si fa mediterraneo fino alle coste del Mar Nero, rinomate per la dolcezza degli inverni. La B. meridionale è occupata dal sistema montuoso del Rodope, con le vette più elevate del Paese: nel massiccio del Rila si trova il monte Musala (2.950 m) e nel massiccio di Pirin il Vihren arriva a 2.915 m. Interamente ricoperte da boschi, queste montagne costituiscono una delle principali zone di allevamento del Paese, oltre ad essere fonte di ricchezza mineraria. ║ Idrografia: dal punto di vista idrografico la catena dei Balcani funge da spartiacque, dividendo il bacino del Danubio da quello della Marica e degli altri tributari del Mar Egeo. Principali affluenti del Danubio, che scorre lungo il confine settentrionale del Paese, sono il Vit, il Jantra e l'Iskar. Importante è anche il bacino del fiume Marica, che occupa un quinto del territorio bulgaro e scende verso l'Egeo dopo aver delimitato il confine tra la Grecia nord-orientale e la Turchia europea; nell'Egeo sfociano anche lo Struma e il Mesta. ECONOMIA Agricoltura: una tra le voci forti dell'economia è senza dubbio l'agricoltura che ha conosciuto dei profondi cambiamenti rispetto al passato; se un tempo la B. poteva dirsi un Paese eminentemente produttore di grano, oggi si punta di più sulle colture industriali (tabacco, cotone, barbabietola da zucchero); molto diffuse sono anche la frutticoltura, le primizie orticole (le fragole nella zona di Plovdiv) e la floricultura (le rose nella conca del Kazanlak). ║ Allevamento: per quanto riguarda l'allevamento, praticato sugli altipiani e nelle regioni montuose, conserva una certa importanza quello degli ovini, dei bovini e dei suini. ║ Risorse minerarie: il sottosuolo è ricco di carbon fossile; di minore consistenza sono i giacimenti petroliferi e i depositi di ferro, rame, zinco, magnesite, uranio e bauxite che però hanno incontrato negli ultimi anni una valorizzazione adeguata, di pari passo con l'industrializzazione del Paese. ║ Industrie: accanto all'industria alimentare e a quella tessile, che vantano manifatture di antica tradizione, si è sviluppata in epoca recente anche l'industria pesante ovvero la siderurgia, la metallurgia del piombo, dello zinco, del rame e l'industria chimica. L'economia ha notevolmente risentito delle vicende politiche del Paese: inglobata nell'orbita sovietica ai tempi della guerra fredda, con ruoli definiti dal circuito del COMECON, che la inquadravano come produttore agricolo, a partire dagli anni Sessanta ha conosciuto una maggiore differenziazione di mercato e una maggiore autonomia di gestione rispetto al modello sovietico che ha migliorato la produttività interna. Attualmente la B. fa parte a pieno titolo dell'area dei Paesi industrializzati. ║ Comunicazioni: circa il sistema di comunicazioni la B. gode di una rete di strade e ferrovie sviluppate soprattutto da Est a Ovest che assicurano i collegamenti interni del Paese: la ferrovia collega Sofia con la valle danubiana, la valle della Marica e la costa, affiancata da una superstrada molto battuta dal traffico internazionale Europa-Asia. Un altro importante nodo di scambio è costituito dai fiumi, in particolare il Danubio, e dai grandi porti fluviali (Ruse, Lom, Vidin). Varna e Burgas sono gli sbocchi vitali del Paese sul mare. In espansione i servizi aerei, assicurati dalla compagnia di bandiera che effettua collegamenti diretti con i maggiori scali europei e del Medio Oriente. STORIA Il primo Regno dei Bulgari risale al 678, quando venne costituito da una delle popolazioni di stirpe unna che nei secoli precedenti, sospinte da altre genti barbariche (tra cui soprattutto gli Avari), avevano lasciato le proprie sedi originali, situate nella regione del Lago Aral e nella catena degli Aktai, per dirigersi a Occidente. Nel 679 si ebbe il riconoscimento, da parte dell'imperatore Costantino IV Pogonato, del Regno bulgaro che era stato istituito dal capo tribù Isperich, fondatore della nazione bulgara. Successivamente si ebbero nuovi ampliamenti territoriali, a scapito soprattutto di Bisanzio, e fu proprio con Boris (852-889) e suo figlio Simeone (893-927) che il Regno dei Bulgari raggiunse la massima espansione territoriale. A Boris si deve anche la conversione al Cristianesimo del popolo bulgaro, mentre il secondo fu l'autore del raggiungimento della massima potenza bulgara, che in quegli anni si dilatò a livelli tali da costituire una minaccia per la stessa Costantinopoli. A tale espansionismo bulgaro si cercò di porre freno, da parte dei governanti bizantini, attraverso una coalizzazione della maggior parte dei vicini popoli slavi, tra cui soprattutto Russi, Serbi, Croati, Ungari, Peceneghi, i quali riuscirono a ridurre i Bulgari entro confini più ristretti, segnando così la fine della Grande B. Nel 1019 Basilio II assoggettò all'Impero bizantino il territorio bulgaro, che venne suddiviso in quattro temi o province. Il Paese cadde presto in uno stato di decadimento, cui contribuirono inoltre le invasioni di orde magiare, le sanguinose lotte interne e numerose insurrezioni, che non ebbero fine neppure dopo la ricostituzione del Regno di Bulgaria, avvenuta nel 1201 ad opera del re Kalojan. Alla situazione di disordine interno si aggiunsero poi le crescenti pressioni operate dai Turchi che, dopo varie invasioni, riuscirono ad assoggettare definitivamente il Paese nel 1393. La dominazione ottomana (1393-1878) divenne sinonimo di depressione economica e di brutale oppressione sociale per il popolo bulgaro, unicamente rappresentato nelle alte sfere dal clero ortodosso. Fino alla seconda metà del XIX sec. quindi la B. non ebbe praticamente più una propria storia, e ciò contribuì ad alimentare le forti spinte autonomistiche successive. Incoraggiata dalla Russia a operare in funzione antiturca, la rinascita nazionale bulgara avvenne inizialmente in modo sommesso, nel corso della prima metà dell'Ottocento, finché andò sviluppandosi in maniera sempre più vigorosa. Successivamente il Paese si mosse anche nell'ambito delle rivendicazioni religiose: nel 1870 venne riconosciuta l'autonomia religiosa, fatto che costituì un primo passo verso l'indipendenza, e fu anche insediato un esarca bulgaro. In tal modo la B., dopo secoli di dominio turco, ritornava sulla scena politica europea diventando uno dei focolai della "Questione d'Oriente". Nel 1878, alla fine della guerra russo-turca, la B. poté costituirsi in principato autonomo, nominalmente soggetto alla sovranità turca, anche se di fatto restava sotto il protettorato russo, affidato al principe tedesco Alessandro di Battenberg, nipote della zarina. Alessandro tentò presto di sottrarsi all'egemonia russa e inaugurò quindi una politica di espansionismo mirante a costituire una Grande B. e che sfociò, nel 1878, nell'annessione della Rumelia orientale, già provincia autonoma dell'Impero turco. Tale linea politica era stata a lungo incoraggiata dall'Inghilterra, che vedeva in una forte B. una barriera contro la Russia. Un'azione di questo tipo costituì un gesto di sfida nei confronti di Turchia e Russia, ma entrambe le potenze non ritennero opportuno intervenire militarmente contro la B., alla quale invece dichiarò guerra nel 1885 la Serbia, che era contraria al progresso bulgaro. I Serbi furono sbaragliati in breve tempo nonostante potessero contare sull'appoggio austriaco, e l'annessione della Rumelia orientale fu confermata dalla firma della pace. Alessandro fu però costretto ad abdicare, sostituito alcuni mesi dopo da un altro principe tedesco, Ferdinando di Sassonia-Coburgo, parente della regina Vittoria d'Inghilterra. Egli poté consolidare il proprio potere sul trono, nonostante fosse vistosa l'ostilità della Russia, anche tramite l'appoggio del primo ministro Stambulov, l'uomo più influente del Paese, il quale diede l'avvio a un regime da vero e proprio dittatore, attuando tuttavia una politica di riforme e un vasto piano di opere pubbliche tendenti alla modernizzazione del Paese. Egli instaurò anche un efficiente piano amministrativo, impegnandosi per migliorare l'agricoltura e incoraggiare l'industria. Il suo autoritarismo e i metodi brutali adottati nei confronti degli oppositori gli procurarono numerosi nemici e nel 1884, un anno prima di venire assassinato, fu costretto a dimettersi da Ferdinando il quale, nel 1896, lo obbligò anche a firmare un trattato di collaborazione con la Russia. Nel 1908 Ferdinando proclamò la completa indipendenza dall'Impero turco, con una palese violazione del trattato di Berlino: nonostante questo fatto, la Turchia pretese solamente un risarcimento in denaro che venne versato dalla Russia a nome della B., con la quale aveva stipulato un trattato segreto. Dopo essersi schierata a fianco di altri Paesi balcanici contro la Turchia nella guerra del 1912-13, subì una delusione in seguito ai risultati raggiunti e nel giugno 1913 si rivolse contro gli ex alleati. Non solo il Paese non riuscì a raggiungere l'obiettivo della ricostituzione della Grande B., ma fu anzi costretto a cedere parti del proprio territorio tramite la Pace di Bucarest, firmata il 10 agosto 1913. Entrata in guerra nell'ottobre del 1915 a fianco di Austria e Germania, la B. dovette piegarsi a nuove cessioni territoriali, perdendo definitivamente uno sbocco sull'Egeo, perdendo la Tracia occidentale, che veniva annessa alla Grecia. Si assistette intanto alla nascita di un forte movimento di sinistra, che si era innestato su di una struttura sociale già largamente egualitaria, dal momento che la grande maggioranza della popolazione era dedita all'agricoltura e la terra apparteneva quasi interamente ai piccoli coltivatori. I contadini, anche se proprietari della terra, erano però molto poveri, in quanto i metodi di coltivazione erano estremamente arretrati, gli appezzamenti eccessivamente piccoli, troppo pesante il peso delle imposte che gravavano su di essi. Uscita territorialmente mutilata dalla prima guerra mondiale, negli anni seguenti la B. ebbe una vita politica molto agitata: nell'ottobre del 1919, mentre Ferdinando abdicava in favore del figlio Boris, assumevano il potere le sinistre, capeggiate da Stambolijski, leader del Partito dei contadini. Nel giugno del 1923 Stambolijski venne assassinato e questo avvenimento aprì un periodo di tumulti e una successione che fu caratterizzata da attentati, colpi di mano, agitazioni di carattere rivoluzionario, finché, nel 1934 il re Boris, appoggiato dall'esercito, attuò un colpo di Stato che portò all'istituzione di un regime semidittatoriale. Le forze contadine, che erano state organizzate da Stambolijski su base di massa, si erano già frantumate nel corso delle lotte del 1923 e non furono più in grado di organizzarsi su vasta scala, anche se ripresero una sorta di organizzazione come movimento clandestino; i partiti di centro, anch'essi messi al bando e ridotti alla clandestinità, persero il terreno che avevano guadagnato negli anni precedenti. I comunisti invece riuscirono a consolidare la propria organizzazione clandestina grazie a un lavoro capillare, svolto soprattutto nelle città. Così, mentre la socialdemocrazia bulgara, che era divisa in piccoli partiti in esilio, cessava praticamente di esistere, i comunisti si stavano preparando alla presa del potere. Dichiaratasi neutrale allo scoppio della seconda guerra mondiale, la B. andò sempre più orientandosi in modo evidente verso le potenze dell'Asse, adottando una linea politica che le consentì di attuare l'annessione della Dobrugia meridionale, nel settembre del 1940, e successivamente quella della Macedonia, della Tracia, della Serbia, senza impegnarsi direttamente nella guerra. L'improvvisa morte di re Boris (cui successe il figlio Simeone II, allora solo seienne) e la rapida occupazione sovietica, avvenuta nel settembre del 1944, ebbero come risultato la costituzione di un Governo formato dal Fronte patriottico, composto da comunisti, socialisti, radicali, agrari indipendenti, comportando altresì un rovesciamento delle alleanze, con l'entrata in guerra a fianco degli Alleati. L'uscita dal Fronte patriottico da parte dei socialdemocratici e degli agrari, che si presentarono insieme alle elezioni del 18 novembre 1945, ottenendo un terzo dei voti, lasciò via libera ai comunisti i quali, in seguito all'affermazione elettorale del Fronte e al referendum istituzionale dell'8 settembre 1946, si prepararono a trasformare la Monarchia di B. in una Repubblica popolare. Simeone II fu costretto all'esilio. Il fatto che si tentasse di fare insorgere tendenze nazionaliste all'interno del Partito comunista suscitò immediate reazioni e venne prontamente bloccato, mentre il successivo irrigidimento staliniano portò alle dimissioni di Georg Dimitrov, nell'aprile del 1949. Dopo un breve interregno, la leadership del comunismo bulgaro fu assunta da V. Cervenkov (1950-56), che si dimostrò un fedele esecutore degli ordini staliniani. Egli riuscì a resistere alle prime scosse del processo di destalinizzazione, ma dovette prima cedere la segreteria del partito a Todor Zivkov (o Givkov) e, in seguito, la carica di primo ministro a Jugov finché, nel 1961, fu costretto a lasciare ogni responsabilità politica. Le redini del potere vennero definitivamente assunte da Zivkov, che continuò a perseguire una linea politica strettamente collegata alle posizioni sovietiche, fatto che tuttavia non impedì che si costituisse un processo evolutivo interno, culminato nel IX Congresso del Partito (che si tenne nel novembre del 1966), sulla base del quale vennero introdotte modifiche costituzionali che prevedevano una maggiore partecipazione decisionale dei sindacati e delle associazioni dei lavoratori. In ambito internazionale, non venne definito il contrasto con la Jugoslavia, che continuò a trascinarsi esacerbato dalla secolare pendenza macedone. La nuova Costituzione, che andò a sostituire la precedente, in vigore dal 1947, veniva pubblicata nel marzo del 1971 per essere dibattuta in assemblee popolari e poi sottoposta a referendum. Alcune tra le più importanti innovazioni proposte riguardarono l'ampliamento delle garanzie concrete per la salvaguardia delle libertà fondamentali e il riconoscimento di diritti, quali la proprietà, purché non utilizzata a danno della comunità; veniva ammesso anche il diritto alla successione. Inoltre si proponeva di potenziare le funzioni del Parlamento e di votare la partecipazione diretta dei collettivi di lavoro alla direzione delle attività economiche. Nonostante il Paese si distaccasse dal modello costituzionale sovietico, la B. rimaneva comunque fermamente allineata con l'URSS, ponendosi, all'interno dei Paesi dell'Est europeo, agli antipodi rispetto alla Romania. Il X Congresso del Partito, che venne convocato a Sofia nell'aprile 1971, confermava gli undici precedenti membri del Politburo, alla cui guida era posto Zivkov. Nel luglio del 1974 furono allontanate da tutte le cariche che ricoprivano tre personalità di rilievo dell'ufficio politico, in concomitanza col diffondersi di voci secondo cui la B. progettava di chiedere l'ammissione nell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche: questa richiesta significava quindi essere completamente assorbita dall'URSS e scomparire come Stato indipendente. Nel 1982 i servizi segreti bulgari furono accusati di aver preso parte l'anno prima a un complotto per attentare alla vita di papa Giovanni Paolo II; questo episodio portò a un tale raffreddamento dei rapporti tra Italia e B. che i due governi ritirarono i rispettivi ambasciatori. Gli attriti diplomatici continuarono anche in seguito all'arresto di due turisti italiani in B., accusati di spionaggio e quindi condannati a pesanti pene dal tribunale di Sofia. Nel dicembre del 1983 la situazione migliorò e i due Paesi designarono nuovamente i rispettivi ambasciatori. L'anno successivo, in occasione del quarantesimo anniversario del regime socialista, i due Italiani furono liberati, anche nel tentativo di migliorare un'immagine internazionale piuttosto compromessa dalle accuse che ritenevano i servizi segreti bulgari coinvolti nell'attentato al papa. Nel 1986, il XIII congresso del Partito comunista bulgaro designò nuovi incarichi a nuovi personaggi politici, fra i quali Atanasov e Aleksandrov, quest'ultimo ormai certo successore dell'anziano leader del partito, Todor Zhivkov. Nel novembre del 1989 il terremoto politico che sconvolse l'Est europeo raggiunse anche la Bulgaria: si verificarono disordini interni e manifestazioni di dissenso nati sulla scia degli avvenimenti che avevano luogo nelle altre Repubbliche socialiste e tutti questi fatti costrinsero Zhivkov a dimettersi da segretario generale del PCB e da capo dello Stato, cariche che gli appartenevano da ben trentacinque anni. A lui successe come capo del partito il ministro degli Esteri Petar Mladenov. Il 17 novembre il Parlamento nominò come capo dello Stato lo stesso Mladenov e con questa azione vennero nuovamente riuniti nella stessa persona i due incarichi principali del Paese. Nel giugno del 1990 si tennero le prime elezioni libere in B. e raccolse una vittoria a sorpresa l'ex Partito comunista, a spese dell'UDF (l'Unione delle forze democratiche), ostile al vecchio regime, che ottenne comunque una rappresentanza in Parlamento: ne risultò un Governo di coalizione presieduto dall'indipendente Popov. Le elezioni tenutesi nell'ottobre 1991 (dopo l'emanazione di una Costituzione garantista, fondata sulla divisione dei poteri) decretarono la vittoria dell'UDF che, sotto la guida di Dimitrov, formò il primo Governo senza comunisti dopo mezzo secolo, grazie all'appoggio determinante dei musulmani. Il processo intentato contro l'ex presidente Zhivkov si concluse nel 1992 con la sua condanna. Dopo la netta affermazione del PSB alle elezioni del 1994, il leader socialista Zhan Videnov costituì un Governo di coalizione tra PSB e due forze minori. Nel 1995 si moltiplicarono i motivi di disaccordo tra il presidente della Repubblica Zhelju Zhelev e il nuovo Governo, così che nel novembre 1996 Petar Stoyanov, dell'Unione delle forze democratiche, vinse le elezioni presidenziali. Le elezioni dell'aprile 1997 confermarono la vittoria dell'Unione delle forze democratiche al Parlamento che, nel 2000, approvò una legge in cui il Partito comunista e l'operato del suo Governo vennero dichiarati illegali. Nel giugno 2001 le elezioni parlamentari videro la vittoria del Movimento nazionale Simeone II, guidato dall'ex re Simeone che, in luglio, venne nominato primo ministro. Dopo 100 giorni dal suo mandato, però, migliaia di manifestanti si recarono a Sofia per protestare contro il non mantenimento delle promesse pre-elettorali fatte da Simeone a proposito del miglioramento delle generali condizioni di vita. Nonostante la bassa affluenza alle urne, nello stesso mese venne eletto presidente Georgi Parvanov, leader del Partito socialista. Tra i suoi impegni, il miglioramento delle condizioni di vita dei Bulgari e l'accelerazione del processo di ammissione del Paese nell'Ue e nella NATO: a questo proposito, nel mese di dicembre, venne approvata dal Parlamento la proposta governativa di distruzione dei missili di fabbricazione sovietica ancora in possesso della B. entro ottobre 2002. Il 21 novembre 2002, durante il vertice di Praga, la B. venne ufficialmente invitata a entrare nella NATO insieme ad altri sei Stati legati all'ex Unione Sovietica. Nel mese di dicembre, nella centrale nucleare di Kozloduy, iniziarono le operazioni di smantellamento degli impianti nucleari un tempo utilizzati dalle forze sovietiche. Nel 2003 il Paese si schierò apertamente con gli Stati Uniti a favore dell'intervento armato in Iraq, inviando anche propri soldati in territorio iracheno. Il 29 marzo 2004 il Paese entrò ufficialmente nella NATO. Nel giugno 2005 le elezioni parlamentari registrarono la vittoria del Partito socialista che, non avendo raggiunto la maggioranza necessaria, si coalizzò con il Movimento nazionale Simeone II (NDSV) di centro-destra e il Movimento per diritti e libertà (DPS), della minoranza turca, al fine di formare un nuovo Esecutivo al capo del quale fu designato il socialista Sergei Stanishev. Le consultazioni presidenziali dell'ottobre 2006 si conclusero con la riconferma del socialista Georgi Parvanov, che al ballottaggio si impose con largo margine (75%) sul nazionalista Volen Siderov. Guadagnare navigando! Acquisti prodotti e servizi. Guadagnare acquistando online. LETTERATURA Il primo fiorire della letteratura bulgara risale all'epoca dello zar Simeone (m. 927). Lo Stato bulgaro stringeva allora rapporti di estremo interesse con la civiltà di Bisanzio. Alla scuola di Preslav sono legati i nomi dei più insigni rappresentanti delle lettere del Primo Impero: Clemente, Costantino Vescovo, lo zar Simeone, Giovanni Esarca, il monaco Hrabar. Questa cultura, che trovava riscontro e ispirazione nella corte e nei patriarchi, si vide affiancare da una fioritura letteraria, diretta alle grandi masse popolari, di testi apocrifi, romanzi, racconti, che sopravvisse fino alla fine dell'Impero, continuando così la tradizione bulgara nel periodo compreso tra i secc. XI e XII, momento che vide il sopravvento politico e culturale di Bisanzio. Nel 1393, con la caduta di Tirnovo, iniziò la dominazione turca, che durò per cinque secoli. Uniche opere di un certo rilievo all'interno di un panorama piuttosto piatto, sono le agiografie di due rappresentanti della cosiddetta "scuola sofiota": il pope Pejo e Matej Gramatik. Nei secc. XVIII e XIX, anni durante i quali si ebbe una fase di ripresa bulgara, si assistette a un nuovo e concreto inserimento della Nazione all'interno del più vasto ambito della storia d'Europa: infatti si presentò la necessità di fondare i presupposti più elementari di una lingua nazionale, piuttosto che di una letteratura. Vennero quindi chiamati risvegliatori della storiografia bulgara questi apostoli della cultura nazionale; il primo fu il monaco Paisij di Hilendar (la cui storia slavo-bulgara rappresenta un momento di basilare importanza per la nascita della nuova letteratura), cui seguirono Sofronj di Vrazza e Spiridon. I risvegliatori che operarono per il sorgere di una nuova scuola di lingua bulgara furono invece Petar Beron, Neofit Bozveli, Vasil Aprilof, Neofit Rilski. Risale a questo periodo anche la valorizzazione del patrimonio popolare (canti lirici, epos, narrativa), messa in atto ad opera dei fratelli Miladinof. L'avvio di questo momento fu caratterizzato da una fase di preparazione, all'interno della quale si vide la nascita della poesia rivoluzionaria di Dobri Ciutrilo; successivamente fece la sua comparsa un'opera più cosciente e matura dal punto di vista artistico, costituita da La fonte di Biancopiede, di Petko Racev Slavejkov (1827-1895), che fu tradotta anche in italiano; Ljuben Karavelov (1834-1879), autore di Bulgari del tempo antico, riassume invece nella sua opera i nuovi ideali dell'epoca risorgimentale. Ma il più alto vertice artistico viene raggiunto dalla letteratura bulgara con la poesia di Christo Botev (1848-1876), che incarna il ruolo di poeta soldato. La letteratura bulgara immediatamente successiva alla liberazione è dominata dalla figura di Ivan Vazov (1850-1921), che viene considerato il più grande scrittore bulgaro moderno; egli scrisse poesie, opere teatrali, racconti e romanzi. Sorsero quindi nuovi generi letterari, quali una letteratura di tipo memorialistico (un cui rappresentante fu ad esempio Zahai Stojanov), una letteratura ispirata al populismo russo (che vide come autori Todor Vlaikov, Mihalaki Georgief), una letteratura di tipo satirico (genere in cui si espressero Stijan Mihajlovki, Aleko Kostantinov). Verso la fine del secolo, in seguito a diretti contatti con le nuovi correnti poetiche europee, la coscienza letteraria bulgara maturò più scaltrite esigenze estetiche: risale ad allora la critica di Krasto Krastev e la poesia di Penco Slavejkov (1866-1912), autore, tra l'altro, di Canto insanguinato, il quale vede in Nietzsche il diretto ispiratore per la visione del proprio mondo epico. Nel corso del XX sec. si affermarono posizioni di avanguardia, che avevano trovato terreno fertile per la loro ispirazione da analoghe posizioni europee; fece la sua comparsa infine Peju Javorov (1877-1914), autore de Gli Armeni, uno scrittore nella cui opera tutta la tradizione trovò il suo compendio. Nel periodo compreso tra le due guerre, si ebbe un prevalere della poesia sulla prosa, con un accostamento sempre più consapevole alle correnti europee di maggior rilievo, tra i cui rappresentanti si possono ricordare Teodor Traianov e Emanuil Pop Dimitrov. Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, si assistette a un conformarsi della letteratura ai moduli del realismo socialista, con autori quali Dimitar Polianov, Geo Milev, Christo Smirnenski, Nikola Jonkov-Vajcarov. Da ricordare anche gli autori più giovani, tra cui Ljudmil Stojanov, Angel Karalijcev, Dimitor Pantalev, Blaga Dimitrova. ARTE L'antica arte bulgara ha subito notevoli influenze da parte delle tradizioni artistiche orientali e sassanidi. L'arte religiosa denota invece chiaramente l'influenza bizantina, gradatamente più sensibile. Le grandi costruzioni basilicali di Preslav, Aboba, Ocrida risalenti ai secc. IX e X testimoniano infatti questo primo processo di rinnovamento, all'interno del quale sono ancora visibili reminiscenze orientali: le decorazioni interne di queste basiliche a piastrelle di terracotta invetriata, i loro motivi geometrici e vegetali rimandano a tecniche di ascendenza islamica. Con la conquista della B. da parte di Bisanzio e poi durante il secondo impero bulgaro (1186-1393) il Paese diventa un attivo centro d'arte bizantina: le chiese si fanno più piccole, presentano una pianta cruciforme e sono a cupola, secondo i dettami classici di Bisanzio. Anche la pittura conosce un periodo di intenso splendore, come testimoniano gli affreschi della chiesa di Bojana. Più libero dalle influenze artistiche si dimostra il campo della miniatura dove, accanto a una tendenza ufficiale, fedele ai modelli bizantini, si trova anche una viva vena popolare, ingenuamente realista. L'arte bulgara subì un rallentamento in seguito alle restrizioni e ai divieti imposti durante la dominazione turca e soltanto nell'Ottocento si assistette a una rinascita artistica della Nazione, con la pittura moderna bulgara che trovò il suo fondatore nell'iconografo Zachari Zograf (1810-1853) e con scuole locali specializzate nella lavorazione di filigrane, tappeti, ricami, ecc. Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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