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Bugìa.

(dal provenzale bauziìa: inganno). Asserzione intenzionalmente contraria alla verità. La b. è vicina alla menzogna anche se meno grave; può essere di varia natura: infatti può avere intenti scherzosi, o essere indotta dalla necessità di nascondere una propria colpa, o una verità spiacevole ad altri, o volta a mettere se stessi in una luce più favorevole. Dal punto di vista etico-sociale, la b. si afferma spesso come un'esigenza richiesta dallo stesso vivere civile che impone, quale regola di "buona educazione", in modo da non offendere o mortificare il prossimo con atteggiamenti troppo impulsivi e quindi veritieri. Pertanto, vi è tutta una serie di b., o non-verità, che rientrano tra le norme della "buona educazione" e della morale corrente. A questo aspetto positivo, se ne contrappone uno negativo: esso si ha quando la b. sconfina nella menzogna e sottintende quindi un imbroglio per ricavarne vantaggi personali illeciti. La b. sistematica non è come la b. occasionale: è una volontà di imbrogliare e ingannare e va considerata un vizio del temperamento e, in molti casi, una vera e propria malattia psichica. • Psicol. - La b. rappresenta un fenomeno fisiologico caratteristico dell'infanzia; però, dal momento che anche il fatto di mentire esige una certa capacità di osservazione e un certo intuito, difficilmente si può parlare di b. prima dei tre-quattro anni di età. Numerosi psicologi affermano anzi che prima dei cinque-sei anni, o anche più tardi secondo altri studiosi, i distacchi dalla verità non vanno considerati vere e proprie b. ma soltanto come evasioni, fantasie, sogni a occhi aperti. In ogni caso, anche se il bambino non è pienamente cosciente delle proprie b., esse hanno un preciso significato psicologico: i bambini sono indotti a mentire in genere quando sussiste il desiderio di ottenere lodi e affetto, quando c'è la necessità di nascondere le proprie colpe reali o immaginarie, quando è forte la volontà di sfuggire a un castigo. Le b. inoltre esprimono spesso una generica ostilità: per esempio, quando il bambino sostiene di essere caduto a causa di una spinta ricevuta dal fratello, mentre in realtà la spinta non c'è stata o è stata involontaria. Questo comportamento denota un'evidente ostilità, indotta da gelosia, nei confronti del fratello. Secondo Freud, i bambini raccontano b. perché, così facendo, imitano le b. degli adulti; oltre a ciò, però, le b. dei bambini hanno spesso un significato particolare che dovrebbe indurre genitori ed educatori alla riflessione piuttosto che all'ira: tali menzogne infatti, nella grande maggioranza dei casi, sono il risultato di un eccessivo e inappagato bisogno d'amore. Se i bambini si sentono sicuri dell'affetto che li circonda e della comprensione dei genitori, hanno minore bisogno di mentire. Nella maggior parte dei casi, ossia quando non si tratta di soggetti indotti a mentire in quanto vittime di forti condizionamenti psichici, il bambino è pienamente cosciente delle proprie b., anche se non gli sono chiari i motivi per cui è indotto a mentire.