Architetto, scultore e orafo italiano. Tra le maggiori e
più complete personalità artistiche del Quattrocento,
B.
ebbe una grandissima influenza sullo sviluppo dell'architettura rinascimentale
italiana non tanto perché dotato di originali e personalissime
qualità stilistiche, ma soprattutto per il fatto che le sue opere
rispecchiavano un linguaggio e una articolazione strutturale perfettamente
aderente alle istanze culturali del secolo e, inoltre, per il fatto che la sua
tecnica edilizia raggiunse altissimi livelli. Proveniente, come la maggior parte
degli artisti suoi contemporanei, da una formazione artigiana, sentì
urgente, fin dall'inizio, l'esigenza di approfondire lo studio del mondo
classico sia sul piano della ricerca estetica che di quella tecnica, dal momento
che la classicità era considerata dagli artisti del Rinascimento un punto
di riferimento primario da cui partire per rifondarne il carattere
intuitivamente razionale sopra una logica "scientificamente" razionale. Per gli
artisti del Quattrocento, infatti, il riferimento all'"arte classica" non
significava, come già in parte nel Cinquecento e, più tardi, col
neoclassicismo, la ripresa di un mito e di un modello, anche sociale: ora invece
il ritorno al classico stava a indicare una riconquista di
un'universalità che non era più concepita misticamente, come
avveniva nei secoli precedenti, o trascendeva in maniera assoluta l'uomo, ma da
questi era affermata in quanto mezzo per la conoscenza, alla luce della promessa
di potere che la scienza assicurava all'uomo nei confronti della natura.
B., coerentemente con queste premesse, nonostante operasse su commissione
affrontò per primo il problema del riconoscimento della
professionalità dell'artista, che fino al XIV sec. era considerato un
semplice mestierante al servizio delle corti. Tale questione, anche se adesso
appare anacronistica, allora poteva avere un certo peso sia per la conquista
dell'indipendenza dell'espressione artistica sia, più in generale, per il
progresso culturale. Come scrisse infatti Argan, "
B. è il primo ad
affermare il carattere intellettuale del lavoro costruttivo, a pretendere per
l'architetto un rango a sé, nettamente distinto da quello dei capimastri,
a porre l'architettura come ars liberalis".
B. iniziò a lavorare
dapprima come apprendista in un laboratorio d'orafo e restano testimonianze di
questo periodo in alcune figure di Profeti nell'altare argenteo di S. Jacopo a
Pistoia, risalente al 1400 circa. Partecipò quindi, nel 1401-1402, al
concorso per le porte del Battistero di Firenze, in cui venne giudicato
vincitore
ex aequo con Ghiberti, col quale, tuttavia, non volle
collaborare.
B. presentò infatti al concorso una formella,
raffigurante il
Sacrificio di Isacco, il cui rilievo era rappresentato
con una concezione stilistica incisiva e drammatica nonostante la
semplicità della composizione e questo stile si allontanava completamente
dall'inflessione naturalistica e dal ritmo più lento e decorativo propri
di Ghiberti. In contemporanea con il mestiere di orafo (nel 1404 divenne maestro
della corporazione),
B. effettuò anche i primi interventi,
prevalentemente di carattere tecnico, nelle "fabbriche" fiorentine e
compì i primi viaggi di studio a Roma, occupandosi in simultanea di
ricerche nel campo della matematica, della geometria e dell'ottica, durante le
quali poté contare sull'appoggio del matematico Paolo dal Pozzo
Toscanelli, grazie all'amicizia che li legava. Con Toscanelli
B.
elaborò le regole geometriche sulla prospettiva architettonica, che
veniva considerata, contrariamente alle teorie legate all'empirismo medioevale e
alla concezione puramente basata sul mestiere, una vera indagine scientifica
delle leggi della visione e rappresentazione obiettiva del reale. Risale al 1421
il progetto definitivo della cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze, la prima
opera interamente condotta da
B. Questa impresa poneva un serio problema
tecnico: infatti la costruzione era rimasta interrotta nel 1360, dopo
l'impostazione del tamburo ottagonale della cupola da parte di Talenti. Il fatto
che il diametro della base presentasse una notevole ampiezza e che le centine di
sostegno dovessero essere poste a una considerevole altezza, rendevano
impossibile l'uso delle tecniche costruttive fino ad allora adottate.
B.
risolse il problema adottando un procedimento chiamato a "spina di pesce",
costituito da cordonature di mattoni che, intersecandosi l'una con l'altra,
creavano delle spinte che consentivano di reggersi senza il sostegno necessario
di particolari armature. La cupola a doppia calotta a sesto acuto rispondeva
inoltre sia a una esigenza di alleggerimento e di distribuzione del peso delle
masse murarie, sia a una necessità di carattere stilistico: infatti
mentre la calotta interna non presentava alcun elemento per sottolineare la
congiunzione degli spicchi che corrispondevano ai lati dell'ottagono del
tamburo, in modo da ottenere l'effetto di una proiezione dello spazio interno
verso l'alto, all'esterno otto poderosi costoloni bianchi premevano gli spigoli
delle vele rosse, convergendo verso la lanterna conclusiva, ponendola come
fulcro ideale, oltre che come compimento spaziale, del complesso svolgersi delle
superfici murarie della fabbrica sottostante. Nel 1436 terminarono i lavori
della cupola e due anni dopo, nel 1438, vennero erette, sempre su progetto del
B., le quattro piccole tribune tra le cappelle maggiori del corpo
absidale, elementi che, aumentando la complessità dell'articolazione
delle pareti, creavano un gioco plastico capace di preludere coerentemente allo
slancio della cupola.
B., nonostante fosse già molto maturo dal
punto di vista artistico, in quest'opera fu estremamente limitato
dall'impostazione trecentesca della fabbrica, che lo costringeva ad attenersi a
una concezione sostanzialmente gotica. Più compiutamente rinascimentale
B. si dimostrò invece nelle due opere successive: l'Ospedale degli
Innocenti e la chiesa di San Lorenzo, con la relativa sagrestia. L'Ospedale
degli Innocenti venne eseguito da
B. tra il 1421 e il 1424 e portata
successivamente a termine da altri. Di notevole interesse appare soprattutto la
loggia antistante l'edificio, elemento non nuovo ma che venne qui risolta con
una inconsueta leggerezza di membrature tale da farla apparire come mediazione
spaziale tra il vuoto della piazza e il lineare e pieno sviluppo della
superficie retrostante. Perfettamente equilibrato e armonioso risulta il gioco
delle proporzioni, dagli elementi atti a sottolineare lo sviluppo orizzontale
della costruzione (i nove gradini del basamento, il cornicione sovrastante, gli
archi, i timpani delle finestre, lo sporgere del tetto), all'impostazione delle
campate, la cui altezza delle colonne, uguale alla lunghezza della corda
dell'arco, fa sì che alla mezza sfera di ciascuna volta risulti
sottostante un cubo ideale. Anche il rifacimento della basilica di San Lorenzo,
cui
B. sovraintese nel terzo decennio del secolo, venne portato a
compimento da altri dopo la morte dell'architetto. La basilica di san Lorenzo
rappresenta l'opera che forse esprime maggiormente la sensibilità
spaziale di
B. e la sua concezione di un equilibrio geometrico formale
che stabilisce un ordine prospetticamente lineare e idealmente immutabile, tanto
nell'articolarsi delle luci (via via sempre più forti dalle cappelle
laterali alla navata centrale e da questa verso la parte dell'altare), quanto
nel ritmo lento e simmetrico dei singoli elementi. L'uso della pietra serena,
particolarmente interessante nell'applicazione alla annessa sagrestia vecchia,
costituisce un altro elemento di novità e fu ripreso quasi sempre da
B. nelle sue opere successive. Più complesso spazialmente e
più vigoroso sul piano della forma appare lo stile di
B. nella
cappella Pazzi (1430) e nella chiesa di Santo Spirito (iniziata nel 1436 ma
portata a termine molti anni dopo la morte dell'artista), in cui emerge una
nuova tendenza, costituita dall'accentrare gli elementi architettonici nel punto
in cui si imposta la cupola. Da molti particolari (quali ad esempio l'uso del
pulvino al termine dei capitelli e la sottile balaustra che percorre la navata
centrale), appare chiaro il riferimento alla precedente chiesa di San Lorenzo.
La parte centrale di palazzo Pitti (iniziato nel 1418 e ampliato nel
Cinquecento) viene ora concordemente attribuita a
B. Si tratta di un
esempio tipico dell'architettura civile fiorentina del Quattrocento, con un
senso molto limpido nelle proporzioni dei pieni e dei vuoti, delle orizzontali e
delle verticali, e introduce un motivo di modulazione chiaroscurale, coerente
con la concezione prospettica, che alleggerisce il rilievo della parete verso
l'alto: infatti il bugnato si appiattisce progressivamente, passando dall'ordine
inferiore a quello superiore. Nel campo dell'architettura civile,
B.
intervenne nella soluzione della facciata del palazzo di Parte Guelfa; notevole
fu anche il suo contributo nell'ambito dell'architettura militare della
Repubblica Fiorentina: a lui infatti risale la concezione urbanistica della
fortificazione, cui si fece riferimento per tutto il periodo rinascimentale
(Firenze 1377-1446).