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Browne, Robert.

Teologo e riformatore inglese. Calvinista, fu un teorico della dottrina della predestinazione e si mise alla guida della minoranza puritana, che riconosceva allo Stato unicamente il potere temporale e rifuggiva quindi dall'accettare ogni forma di culto imposta dall'alto. I fautori di questa teoria presero il nome di separatisti o indipendentisti e furono i puritani che maggiormente influirono sulla scena politica. B. fu il primo teorico sistematico di tale corrente di pensiero e nel suo Trattato sulla Riforma (1582) accusò lo Stato di essere totalmente indifferente di fronte ai contenuti religiosi e pronto invece a interferire, attentando all'autonomia della Chiesa. Secondo B., in quanto seguace della dottrina della predestinazione, la fede rappresentava un vincolo tra Dio e l'anima del singolo, e divideva gli eletti dai peccatori, attribuendo alla Chiesa il ruolo di associazione volontaria di eletti. La vera Chiesa doveva essere, per B., una congregazione costituita da un corpo di cristiani, in grado di ordinare il suo clero e di adottare un culto riformato, senza il necessario intervento dei magistrati civili o dei poteri ecclesiastici. La Chiesa quindi, alla luce di questo principio, rappresentava un'associazione volontaria di credenti, autosufficiente e in grado di rinunciare all'appoggio delle autorità civili. Chiesa e Stato erano così due società distinte, separate e assolutamente indipendenti l'una dall'altra. In base al principio di tolleranza propugnato da B., nessun uomo può essere costretto o punito per questioni religiose, perché ogni individuo deve essere libero di associarsi e decidere le forme della propria associazione, di credere o di non credere: "Costringere a una religione, costituire con la forza le Chiese, forzare alla sottomissione al governo ecclesiastico con leggi e penalità non compete ai magistrati e neppure alla Chiesa". Nacque così, ad opera di B., la dottrina della "Chiesa congregata", che portò a un'intensa attività di proselitismo a Norwich, sotto la protezione del duca di Norfolk, riuscendo ad attrarre un certo numero di seguaci, detti Brownisti. Questi gruppi di proseliti, conformemente ai principi esposti da B., cominciarono a unirsi costituendo piccole comunità religiose autonome. B., intanto, si mise ad accusare apertamente la Chiesa anglicana di occuparsi troppo di politica, puntando il dito contro i vescovi, attaccandoli per la loro mancanza di spiritualità. Nonostante il fatto di poter contare sull'appoggio di ambienti altolocati, B. subì comunque delle persecuzioni e fu anche arrestato a causa della sua attività e fu costretto a fuggire in Olanda. Tornato in patria nel 1585, fece atto di sottomissione formale alla Chiesa ufficiale e alcuni anni dopo gli fu perfino conferita la dignità episcopale; B. trascorse il resto della sua vita nel Northamptonshire. Nonostante la sua defezione, la riforma da lui avviata continuò a essere perseguita da coloro che erano rimasti fedeli alla sua dottrina e la leadership del movimento browniano o separatista fu assunta da Francis Johnson, pastore della Congregazione di Londra, condannato all'esilio con una cinquantina di seguaci. Da ricordare, tra le sue opere: Il libro che illustra la vita e la condotta di tutti i veri cristiani; Breve e vera dichiarazione (Tolethorpe, Stanfort 1550 circa - Northampton 1633).