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Brousse, Paul.

Uomo politico francese. Laureato in Medicina, abbandonò la professione per dedicarsi interamente all'attività politica. Giovanissimo aderì al movimento socialista e nel 1871, a soli diciassette anni, ebbe una parte di un certo rilievo nella Comune parigina. Lasciata la Francia dopo il fallimento della Comune, soggiornò in Spagna e poi in Svizzera, dove si legò agli anarchici Bakunin e Kropotkin collaborando alla Federazione del Giura. Appena venne concessa l'amnistia politica rientrò in Francia e, in un primo tempo, fece causa comune con J. Guesde e R. Lafargue. Nel frattempo, aveva abbandonato il rivoluzionarismo giovanile ed era passato da una posizione quasi anarchica a un socialismo gradualista, che poneva soprattutto l'accento sul governo locale. Antimarxista, nel 1877 riunì a La Chaux-de-Fonds, in Svizzera, un piccolo congresso di "antiautoritari" francesi, ricostituendo la sezione francese dell'Associazione Internazionale dei lavoratori poi trasformata in Sezione dell'Internazionale antimarxista. Fondò in seguito il giornale "Le prolétariat", facendosi portavoce dell'autonomia sindacale e operando in modo da provocare una scissione in seno al sindacato. Nel 1880 i suoi seguaci diedero vita alla Fédération des Travailleurs Socialistes, rivale del Partito operaio guesdista. Nel 1881, si mise a capo degli oppositori di Guesde, presentandosi come sostenitore del possibilismo, fondò il giornale "L'Avant-garde" organo del movimento e l'anno seguente, al congresso socialista di St. Etienne, guidò la secessione che portò alla costituzione di due partiti socialisti rivali assumendo la leadership dello schieramento più forte, il partito socialista possibilista, denominato ufficialmente Parti Socialiste Revolutionnaire; il partito ebbe vita autonoma sino all'unificazione socialista del 1905. Coerentemente con il possibilismo, riteneva fondamentale ottenere riforme immediate nell'ambito del sistema capitalistico. In particolare, egli insisteva sulla necessità di una partecipazione attiva alla vita politica locale, al fine di conquistare il maggior numero di comuni nelle zone industriali e di garantirsi una rappresentanza socialista in tutti i consigli locali. Espose compiutamente la propria dottrina nel 1883 nel saggio La proprietà collettiva e i servizi, sostenendo che le industrie e i servizi, a mano a mano che passano sotto una gestione più vasta, diventano maturi per la socializzazione. Il primo passo da compiersi era pertanto il trasferimento dei servizi pubblici essenziali a organismi municipali, regionali o nazionali; era quindi su posizioni opposte rispetto al marxista Guesde, sia per l'importanza data all'iniziativa e all'autonomia locale (e in ciò era rimasto fedele alla dottrina anarchica professata in gioventù), sia perché considerava necessario che le industrie e i servizi, raggiunto un adeguato grado di sviluppo, passassero sotto controllo pubblico, senza aspettare l'avvento di un nuovo Stato operaio (1864-1912).