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Breton, André.

Scrittore e critico francese. Insieme a Louis Aragon è considerato il fondatore e il maggiore teorico del Surrealismo. Iniziati gli studi di Medicina a Parigi, durante la prima guerra mondiale lavorò presso alcuni ospedali psichiatrici e continuò anche in seguito a dedicarsi allo studio di esperienze di dissociazione psichica. Successivamente, la lettura di Freud e i suoi rapporti con J. Vaché incanalarono definitivamente la sua ispirazione letteraria. Nel 1924 pubblicò il Manifesto del surrealismo, seguito, nel 1929, dal Secondo manifesto. Sono gli anni delle sue intense polemiche politiche; nel 1926 aderì al Partito comunista francese da cui si staccò nel 1935, per avvicinarsi a Trotzkij, in nome di una rivendicata autonomia del poeta dal controllo del partito. Ne è testimonianza l'esaltazione del potere assoluto dell'ispirazione, enunciata nel Secondo Manifesto. Nel 1938 organizzò la prima importante mostra sul Surrealismo, tenutasi a Parigi e nel 1941 il governo di Vichy lo costrinse a fuggire negli Stati Uniti. Tornato in Francia nel 1946, nonostante il suo voluto isolamento, riprese il ruolo di "sacerdote" del Surrealismo che, nonostante le opposizioni di Aragon, mantenne fino alla morte. Tra le altre sue opere: I passi perduti (1924); I vasi comunicanti (1932); L'amore folle (1937); Antologia dell'humor nero (1940); Arcano 17 (1944); Poesie (1948); Entretiens (1952); L'arte magica (1957) (Tinchebray, Orne 1896 - Parigi 1966).