Scrittore e critico francese. Insieme a Louis Aragon
è considerato il fondatore e il maggiore teorico del Surrealismo.
Iniziati gli studi di Medicina a Parigi, durante la prima guerra mondiale
lavorò presso alcuni ospedali psichiatrici e continuò anche in
seguito a dedicarsi allo studio di esperienze di dissociazione psichica.
Successivamente, la lettura di Freud e i suoi rapporti con J. Vaché
incanalarono definitivamente la sua ispirazione letteraria. Nel 1924
pubblicò il
Manifesto del surrealismo, seguito, nel 1929, dal
Secondo manifesto. Sono gli anni delle sue intense polemiche politiche;
nel 1926 aderì al Partito comunista francese da cui si staccò nel
1935, per avvicinarsi a Trotzkij, in nome di una rivendicata autonomia del poeta
dal controllo del partito. Ne è testimonianza l'esaltazione del potere
assoluto dell'ispirazione, enunciata nel
Secondo Manifesto. Nel 1938
organizzò la prima importante mostra sul Surrealismo, tenutasi a Parigi e
nel 1941 il governo di Vichy lo costrinse a fuggire negli Stati Uniti. Tornato
in Francia nel 1946, nonostante il suo voluto isolamento, riprese il ruolo di
"sacerdote" del Surrealismo che, nonostante le opposizioni di Aragon, mantenne
fino alla morte. Tra le altre sue opere:
I passi perduti (1924);
I
vasi comunicanti (1932);
L'amore folle (1937);
Antologia
dell'humor nero (1940);
Arcano 17 (1944);
Poesie (1948);
Entretiens (1952);
L'arte magica (1957) (Tinchebray, Orne 1896 -
Parigi 1966).