Filosofo e psicologo tedesco. Ordinato sacerdote cattolico
nel 1864, fu professore di Filosofia a Würzburg e poi a Vienna e a Firenze,
stabilendosi infine, a partire dal 1914, a Zurigo. Coinvolto in una disputa
sull'infallibilità del papa, nel 1873 abbandonò la Chiesa. Le sue
opere principali sono:
Psicologia dal punto di vista empirico
(1874-1911),
Intorno all'origine della conoscenza morale (1889),
Le
quattro fasi della filosofia e il suo momento attuale (1895),
Aristotele
e la sua concezione del mondo (1911),
Della classificazione dei fenomeni
psichici (1911) e, opere postume,
Ricerche sulla natura della
conoscenza (1925) e
Verità ed evidenza (1930). Il pensiero
filosofico di
B. risente dell'influenza di elementi medievali e
moderno-cartesiani. I fenomeni mentali sono ben distinti da quelli fisici: essi
si riferiscono a un contenuto o tendono a un oggetto, sono cioè
intenzionali. Proprio i fenomeni psichici saranno il tema costante della sua
ricerca. La sua teoria dell'intenzionalità suddivide i fenomeni psichici
in tre classi: le rappresentazioni, laddove l'oggetto è meramente
presente a livello di coscienza; i giudizi, espressione di accettazione o
rifiuto dell'oggetto da parte del soggetto; i sentimenti, o moti emotivi, che
derivano dal giudizio dell'oggetto (amore, odio). Un ulteriore sviluppo di
questa teoria è il principio secondo cui tutto è accettazione o
rifiuto, sulla base del giudizio di ogni singolo individuo in merito a un
oggetto concreto. Vengono così eliminati i concetti astratti,
perché l'oggetto dell'intenzionalità è sempre reale e di
conseguenza la nozione di evidenza sostituisce quella di verità
(Marienberg, Renania 1838 - Zurigo 1917).