Attore teatrale e cinematografico statunitense. Figlio di un fabbricante di
prodotti chimici di origine francese (il cognome del padre era Brandeau) e di
un'attrice teatrale, trascorse una gioventù turbolenta, caratterizzata dalle
numerose espulsione da varie scuole, non da ultima dall'Accademia militare del
Minnesota. Trasferitosi a New York, decise di dedicarsi allo spettacolo,
frequentando dapprima i corsi di danza di Katherine Dunham, passando quindi
all'Actor's Studio di Lee Strasberg e Stella Adler. Lì, nel 1947, partecipò
alla messa in scena di
Un tram che si chiama desiderio, di Tennessee
Williams, per la regia di Elia Kazan. Esordì sul grande schermo nel 1950 in
Uomini - Il mio corpo t'appartiene di Fred Zinnemann, cui seguì
la versione cinematografica di
Un tram che si chiama desiderio (1951),
sempre con la regia di Kazan, con il quale girò anche
Viva Zapata! (1952).
Seguirono
Giulio Cesare (1953), di Joseph L. Mankiewicz e, nel 1954,
Il selvaggio di Lazlo Benedek e
Fronte del porto di Kazan, in
entrambi dei quali
B. offrì una recitazione forgiata sul più duro realismo
(per il secondo ricevette anche l'Oscar quale migliore attore protagonista).
Anticonformista di talento, passionale e spregiudicato sul set come nella vita
privata, incarnò un mito per il pubblico giovanile, che non tardò a imitarlo
perfino nella foggia del vestire. Dopo una serie di apparizioni discontinue nel
cinema (tra cui
Bulli e pupe, 1955, di Mankiewicz, e
I giovani
leoni, 1958, di Edward Dmytryk),
B. si cimentò nella regia con
I due volti della vendetta (1960), in cui tentò con una certa intelligenza
di rinnovare il filone del film western. Partecipò in seguito ad altri film di varia
intensità (
Gli ammutinati del Bounty, 1962, di Aaron Rosenberg;
La contessa
di Hong Kong, 1966, di Charles Chaplin;
La caccia, 1966, di Arthur Penn;
Riflessi in un occhio d'oro, 1967, di John Huston;
Queimada, 1969, di
Gillo Pontecorvo), fino alle convincenti interpretazioni de
Il Padrino (1972),
di Francis Ford Coppola, che gli valse un secondo Oscar (ritirato al suo posto da
una giovane Apache in segno di protesta per le discriminazioni effettutate dal mondo
di Hollywood nei confronti dei Nativi americani), e di
Ultimo tango a Parigi
(1972), di Bernardo Bertolucci, che suscitò non poco scalpore per le sue vicende
giudiziarie e di censura connesse ad alcune sequenze ritenute troppo spinte. Da allora
diradò notevolmente le sue apparizioni cinematografiche, interpretando
Superman
(1978), di Richard Donner,
Apocalypse Now (1980), ancora di Coppola, e, dopo
circa dieci anni di assenza,
Un'arida stagione bianca (1989), un film denuncia
diretto da Euzhan Palcy sull'apartheid sudafricano. Negli anni Novanta il suo nome
venne coinvolto nelle vicende giudiziarie che ebbero per protagonisti i figli Cheyenne
e Christian (nel 1990 il secondo uccise il compagno della sorella, la quale, nel 1995,
si tolse la vita). Nello stesso periodo, dal punto di vista cinematografico, si dedicò
a pellicole di varia levatura:
Il boss e la matricola (1990), di Andrew Bergman;
Don Juan De Marco (1995), di Jeremy Leven;
L'isola perduta (1997), di John
Frankenheimer;
Il coraggioso (1997), di Johnny Depp;
In fuga col malloppo
(1998), di Yves Simoneau;
The score (2001), di Frank Oz (Omaha, Nebraska 1924 -
Los Angeles, California 2004).