(dal nome della protagonista del romanzo di Flaubert
Madame Bovary). Stato di quotidiana insoddisfazione; tendenza a darsi una
personalità fittizia, ostinandosi a sostenere un ruolo non corrispondente
alla propria natura. Il termine, dapprima usato unicamente per designare la
situazione spirituale di Madame Bovary, la protagonista dell'omonimo romanzo di
Flaubert, fu introdotto col significato attuale dallo studioso francese Jules de
Gaultier (
Le bovarisme, 1902) che, prendendo spunto dal personaggio
flaubertiano, lo usò per indicare la tendenza a vivere in dimensioni
immaginarie idealizzando arbitrariamente la propria
personalità.