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Boutroux, Etienne-Emile-Marie.

Filosofo francese. Allievo di Lachelier alla Normale superiore di Parigi, perfezionò i propri studi in Germania alla scuola di Zeller e si laureò nel 1874 con una tesi sulla Contingenza delle leggi della natura ed ebbe poi incarichi nelle università di Montpellier e Nancy. Passò quindi nel 1878 alla Normale superiore e nel 1912 alla Sorbona, dove insegnò Storia della filosofia moderna. Presidente dell'Accademia di Scienze morali e politiche, nel 1914 fu nominato accademico di Francia. B. rappresenta uno dei maggiori esponenti dello spiritualismo e antipositivismo francese di fine Ottocento, corrente filosofica che era in contrasto con ogni visione meccanicistica della realtà. Secondo B., infatti, la libertà interviene anche all'interno dei fenomeni naturali e i nessi causali sono solo apparentemente necessari: infatti se i rapporti di causa-effetto fossero strettamente legati e necessari, allora l'effetto sarebbe sempre già compreso e implicito nella causa stessa, cosa che invece non è vera. L'effetto è quindi qualcosa di nuovo derivato da un atto di per sé libero, e quindi non necessario, della realtà. Secondo le teorie del Positivismo meccanicistico, tutti i fenomeni naturali, dalla più semplice realtà inorganica e meccanica ai più complessi aspetti fisico-chimici e psichici, derivano da una realtà inorganica. Ma, ribatte B., se questo fosse vero, significherebbe che tutti gli aspetti superiori della realtà sono già compresi in quelli inferiori, cosa che presupporrebbe una derivazione del mondo superiore da quello inferiore. Compito della scienza è, per B., adattare tutto alla nostra intelligenza. B. segue un indirizzo filosofico contingentista e, fondandosi sulla classificazione delle scienze stabilita da Comte, sostiene l'irriducibilità delle leggi di natura al principio puramente formale d'identità. B., infatti, sostiene che, via via che si passa dalla logica formale alla logica applicata, alla matematica, alla meccanica, alla fisica, alla chimica, alla biologia, alla psicologia e alle scienze sociali, il principio aristotelico di identità A = A che, secondo B., sarebbe alla base della concezione positivistica delle leggi di natura, ha un'applicazione sempre meno rigorosa, e nei vuoti così formati si rivela maggiormente la fondamentale contingenza dei fenomeni. Le leggi ammettono pertanto dei margini di variazione che possono arrivare sino al grado di eccezione alla legge stessa. Anzi, in origine, la natura era del tutto contingente e solo per una serie di abitudini essa ha cominciato a ripetere i suoi fenomeni in modo identico, facendo seguire quindi alle stesse cause gli stessi effetti. Nei fenomeni più antichi, come quelli meccanici, l'abitudine è notevolmente più collaudata che nei fenomeni più recenti, come quelli sociali, così che anche le leggi sono maggiormente rigide. Pertanto, più si astrae dai particolari e più le leggi risultano precise; mentre, se si osservano i fenomeni in concreto, appare maggiore lo scarto tra causa ed effetto, il salto tra antecedenti e conseguenti. Alla contingenza dei fenomeni esteriori corrisponde in noi la presenza intima della libertà. B. ha sempre confuso la contingenza delle leggi con il fatto che esse siano soltanto approssimative, nonché la causalità con la semplice regolarità con cui si manifestano i fenomeni. Egli accetta il determinismo causale e concepisce la probabilità solo come soggettiva, ritenendo che il calcolo delle probabilità sia applicabile unicamente a quei problemi i cui dati sono incompleti. Tutto si limita, quindi, per B, a negare l'identico in natura e a fondare su tale negazione il contrasto tra necessario e contingente. B. ha lasciato opere fondamentali, tra le quali si possono ricordare: De la contingence des lois de la nature (tesi di dottorato, 1874; trad. it. Della contingenza delle leggi della natura, 1949); De l'idée de loi naturelle dans le science et dans la philosophie contemporaines (1895; trad. it. Dell'idea di legge naturale nella scienza e nella filosofia contemporanee, 1925 e 1956). Tra i suoi scritti principali ricordiamo inoltre: De veritatibus aeternis apud Cartesium (1874); Questions de morale e d'éducation (1895; trad. it. Problemi di morale e di educazione (1921); Jacob Bohème (1888); Kant (1895); Pascal (1900); Science et religion dans la philosophie contemporaine (1908; trad. it. Scienza e religione nella filosofia contemporanea, 1933) (Montrouge 1845 - Parigi 1921).