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Botticelli, Sandro.

Pseudonimo di Alessandro Filipepi. Pittore italiano. Imparò il mestiere, secondo quanto racconta Vasari, nella bottega di fra Filippo Lippi; il che è confermato da tutta una serie di Madonne (da collocarsi intorno al 1465), che sono replica e variazione di opere del maestro. Lippi e B. hanno in comune il melodioso svolgimento delle linee; ma alla linea pesante del primo, rinforzata col pennello, fa riscontro quella sottilissima del secondo: B. infatti lascia in evidenza il segno eseguito a punta d'argento. Caratteristica questa che già si palesa evidente nella Madonna con San Giovannino (Parigi, Louvre) e nell'Adorazione dei Magi (Londra, National Gallery). La prima opera datata che si conosca di B. è la Fortezza (Firenze, Uffizi), dipinta nel 1470 per il tribunale di Mercanzia: testimonia un accostamento a Verrocchio, soprattutto perché la linea non è più statica ma suggerisce il moto. Può darsi addirittura che di questo maestro B. sia stato allievo, dopo che Lippi aveva lasciato Firenze per Spoleto; e la tradizione vuole che insieme a Leonardo da Vinci e ad altri pittori della scuola verrocchiesca avesse eseguito il Battesimo degli Uffizi, dipingendone il San Giovanni e un angelo. Negli stessi anni si faceva sentire anche l'influsso del Pollaiolo, dal quale la linea botticelliana prese una sottile, spirituale irrequietezza. Ricche di motivi pollaioleschi sono per esempio le due tavolette con Giuditta e Oloferne (Firenze, Uffizi), anche se la stesura è tipicamente botticelliana, perché le figure sono disposte tutte su di un piano, disancorate (al contrario di quanto accade nelle opere del Pollaiolo) dallo spazio fondo. Nel 1470, intanto, l'artista aveva aperto una bottega per suo conto; ne uscirono il San Sebastiano (a Monaco), la Madonna dell'Eucaristia (a Boston), la Madonna in gloria e la Madonna del roseto (entrambe agli Uffizi), il Ritratto di uomo con la medaglia (agli Uffizi); opere tutte che confermano l'eccezionale lirismo di B., dalla aristocratica ma malinconica sensibilità, espressa con l'affinamento sempre più morboso della linea, portata quasi a valori musicali. Prova suprema di questa tendenza è la celebre Allegoria della primavera (Firenze, Uffizi) eseguita verso il 1478 per Lorenzo de' Medici, che l'ebbe nella sua villa di Castello. Tutta la composizione si muove con un andamento melodico, in un concatenarsi continuo della linea che, lungi dall'essere puro arabesco, è l'elemento essenziale che risolve in movimento i volumi; le immagini vi appaiono sospese in un'aura magica, nostalgica e malinconica a un tempo, sorta di traduzione pittorica del mondo ideale vagheggiato dalla cultura neoplatonica allora imperante nel coltissimo ambiente mediceo. Primo affresco botticelliano conservatoci è il Sant'Agostino della chiesa fiorentina di Ognissanti; seguì, nel 1481, l'Annunciazione per un'altra chiesa (si trova oggi, distaccata, al Forte del Belvedere). Poi, per oltre un anno, il pittore operò a Roma, ove col Ghirlandaio, col Perugino e con altri ancora lavorò alle Storie del Vecchio e Nuovo Testamento nella Cappella Sistina. Tre i riquadri da lui dipinti, La punizione dei ribelli, Le prove di Mosè, Le prove di Cristo: vi si notano non pochi cedimenti formali, sia perché si avvalse di aiuti, sia perché la narrazione forzatamente naturalistica e la necessità di ambientare spazialmente gli schemi compositivi tarparono le ali alla sua fantasia. Migliori appaiono le opere eseguite dall'artista di ritorno a Firenze; gli affreschi alla villa Tornabuoni (ora al Louvre), in dimensioni ridotte, più confacenti alla sua naturale misura, sono espressione dalla melodia di sempre. Nel decennio 1482-92 B. dipinse un'intera serie di capolavori: dalla Madonna del Magnificat (Uffizi) alla Madonna del libro (Milano, Poldi Pezzoli); dalla Madonna della melagrana all'Incoronazione della Vergine (entrambi agli Uffizi); da Venere e Marte (Londra, National Gallery) alla celeberrima Nascita di Venere (Firenze, Uffizi), opera quest'ultima dal tema classico (si ispira ad alcuni versi di Poliziano), vivificato e spiritualizzato da un'ideale di armonia cosmica. Nel 1490 l'artista ricevette da Lorenzo de' Medici l'incarico di preparare i disegni per un'illustrazione della Divina Commedia: ne restano più di novanta, ripartiti tra la Biblioteca Vaticana e il Gabinetto delle Stampe di Berlino. La morte del Magnifico e la condanna al rogo del Savonarola turbarono profondamente lo spirito di B. Dalla crisi morale e religiosa l'artista uscì come rinnovato: la linea zigzaga nervosa fino all'isteria, il colore si fa ora cupo ora vibrante, e le figure diventano drammatiche (panneggi ribollenti, corpi tesi o inarcati a ponte). Sono altissimi esempi di questo tardo periodo le Pietà del Poldi Pezzoli di Milano e della Pinacoteca di Monaco, la Calunnia degli Uffizi, la Natività della National Gallery di Londra, la Crocifissione del Museo Fogg di Cambridge (Massachusetts, Stati Uniti), ove la Maddalena s'aggrappa forsennatamente alla croce che si staglia su un livido cielo. Per quanto concerne la fama del B. attraverso i tempi, essa fu pressoché nulla fino alla seconda metà del secolo scorso, quando il suo lirismo pittorico venne evidenziato dalla critica inglese, Ruskin e Pater in testa (Firenze 1445-1510).
Sandro Botticelli; "Nascita di Venere"