(dal greco
botáne: erba). Ramo della biologia
che studia gli organismi vegetali da tutti i punti di vista. Un tempo le piante
venivano studiate in rapporto all'uso che ne veniva fatto, solo in seguito
vennero classificate in base a caratteristiche naturali con sistemi scientifici.
Da ricerche in tal senso indirizzate, è sorta la
b. speciale_ che
si distingue dalla
b. generale in quanto mentre quest'ultima si occupa
delle caratteristiche generali delle piante (morfologia, fisiologia, ecologia,
patologia), la
b. speciale o
sistematica studia i singoli vegetali
analiticamente e li ordina in sistemi di classificazione. Nel XIX sec. si
è avuto un grande sviluppo nel campo delle ricerche morfologiche dei
vegetali, raggiungendo risultati importanti. Per mezzo di questi studi si
è ottenuta una profonda conoscenza dei problemi basilari della biologia
vegetale, ai quali si è potuto dare un'impostazione organica; si è
inoltre pervenuti a distinguere e ad approfondire alcuni indirizzi di questa
scienza, quali l'istologia, l'anatomia e la citologia (studio rispettivamente
dei tessuti, delle strutture e delle cellule). Dallo studio della cellula si
è passati all'embriologia, donde nuovamente si è tornati alla
citologia, intesa come fisiologia cellulare. Gli studi e i risultati ottenuti
nel XIX sec. hanno aperto la strada ad analisi condotte con nuovi criteri sia
metodologici che concettuali e hanno portato la
b. ad approfondire nuovi
aspetti che tradizionalmente apparterrebbero più che altro alla
fisiologia vegetale. Ciò non toglie che il campo di applicazione della
fisiologia non possa prescindere dallo studio delle strutture in cui le funzioni
si determinano. Ogni separazione tra organo e funzione è quindi da
respingere in quanto dovuta solamente al modo in cui noi abbiamo cognizioni dei
fenomeni. Le conoscenze che caratterizzano la
b. sono quindi di natura
complessa, rinviando spesso ad altre discipline, specie di recente alla
tassonomia. I più recenti interessi della
b. configurano comunque
questa disciplina come un tutto organico e riguardano il processo fotosintetico,
i meccanismi chemiosintetici di fissazione dell'energia, la respirazione come
processo di utilizzazione dell'energia accumulata, la regolazione ormonale delle
funzioni, i meccanismi di morfogenesi che determinano lo sviluppo, il
determinismo ontogenetico, il foto e termo periodismo, il collegamento della
biochimica e dell'indagine ultrastrutturale con la
b. L'esigenza unitaria
di tale scienza, che ha tratto nuova linfa dal collegamento con discipline
scientifiche analoghe, trova fondamento nella necessità di conoscere gli
organismi vegetali nel loro insieme, le loro caratterizzazioni morfologiche,
ecologiche, le loro esigenze e le loro affinità filogenetiche e
fisioecologiche, in modo tale da esprimere la dinamica complessiva di una pianta
e delle associazioni di piante proprie di ogni flora e paesaggio vegetale. La
b., pur essendo quindi nelle concezioni moderne sicuramente una branca
della biologia, svolge una funzione autonoma che risponde all'esigenza prima di
conoscere il materiale (in questo caso le piante).
• St. - Già presso i Greci e i Romani la
b. ebbe una grandissima importanza: a Teofrasto di Efeso (IV-III sec.
a.C.) viene fatto risalire il primo trattato scientifico di
b., mentre
tra i Romani se ne occuparono tra gli altri M. Terenzio Varrone, Columella e
Plinio il Vecchio. Successivamente, fino al XV-XVI sec. si ebbe un lungo periodo
di ristagno negli studi biologici, limitati alla produzione di
erbari,
cioè opere raffiguranti soprattutto piante officinali. Con A. Cesalpino
(1519-1603) ebbe inizio un filone di studi volto particolarmente alla
classificazione delle piante. Egli infatti per primo propose un metodo di
classificazione artificiale basato sui caratteri dei semi, dei fiori e dei
frutti. Dopo di lui, C. Bauhin (1560-1624) descrisse 6.000 tipi di piante
secondo la distinzione di genere e specie e J.P. Tournefort (1656-1707)
approfondì la definizione di
genere e classificò i fiori in
base alla diversità della corolla. Nel XVIII sec. gli studi di Linneo
(1707-1778) gettarono le basi di un sistema di classificazione che
risultò fondamentale agli studiosi successivi, in quanto poneva l'accento
sul valore sistematico dell'apparato riproduttivo delle piante, adottando una
nomenclatura binomia. Il passo successivo fu di tentare una classificazione
basata su affinità e caratteri comuni tra le specie (anatomia comparata o
morfologia) e tra i principali rappresentanti di questo genere di studi vi
furono A.L. de Jussieu (1748-1836) e A.P de Candolle (1778-1841). Nel XIX sec.,
potendosi avvalere del microscopio quale mezzo di studio sempre più
perfezionato, accanto alle ricerche sulla fisiologia vegetale, gli scienziati
approfondirono soprattutto le indagini morfologiche nel campo dell'anatomia e
delle strutture cellulari delle piante, ponendo già le basi delle
ricerche di genetica e di
b. molecolare che si sarebbero sviluppate nel
XX sec.