Stats Tweet

Bosch, Hieronymus.

Pseudonimo di Hieronymus van Aeken. Pittore fiammingo. Lo pseudonimo deriva dalla cittadina fiamminga natale dell'artista: 's-Hertogenbosch, ossia Bois-le-Duc (Bosco Ducale), ancor oggi abbreviata in Den Bosch. Della famiglia del pittore si sa che il nonno era artista (Jan van Aeken) e che realizzò alcune opere per la città, che molti critici attribuirono alla mano di Hieronymus. Comunque egli venne avviato all'arte sicuramente in famiglia, poiché anche il padre Anthonis e almeno due degli zii erano pittori in 's-Hertogenbosch. Della vita dell'artista si sa poco e le sole fonti disponibili per ricostruirne qualche frammento sono i documenti relativi alla confraternita religiosa cui apparteneva, quella di Nostra Signora 's-Hertogenbosch, in cui entrò nel 1486-87. I biografi attribuirono considerevole importanza a tale adesione, soprattutto perché contribuì a dargli un particolare linguaggio espressivo, mettendolo al corrente di determinate dottrine esoteriche adottate da altre sette religiose in contatto con quella di Nostra Signora, ma più orientate in senso ereticale. Nel 1487-88 circa B. ricevette la qualifica di libero maestro, benché alcuni storiografi sostengano una datazione precedente. Comunque è dal 1488 in poi che vengono eseguite le opere di una certa importanza: le ante dell'ancona sull'altare maggiore della confraternita di Nostra Signora, un disegno per la vetrata del duomo locale. Nel 1504 circa gli venne commissionato da Filippo il Bello un grande pannello con la raffigurazione del Giudizio Universale, ma non è sicuro se si tratti del Giudizio conservato a Vienna o di quello frammentario di Monaco. Delle altre opere si conoscono solo notizie circa i possessori, ma nulla si sa di eventuali commissioni, o di motivi occasionali cui riferire la scelta del soggetto. È certo comunque che la pittura di B. dovette incontrare l'immediato entusiasmo dei contemporanei, se già nel 1516, anno della morte, risulta che le famose Tentazioni di Sant'Antonio fossero in possesso di Margherita d'Austria, sorella di Filippo il Bello. Tuttavia la maggior parte delle opere di B. confluirono nella collezione dei Guevara, legati alle case di Austria e di Spagna, i quali poi, trasferendosi a Madrid, vi trasportarono l'intera collezione (Trittico del fieno, Tre ciechi, Danza fiamminga, Cura della follia), venduta intorno al 1570 a Filippo II di Spagna. Questi la fece trasferire insieme ad altri dipinti di B. (I sette peccati capitali, La salita al calvario, La cattura di Cristo, La discesa al Limbo, Il trittico delle tentazioni di Sant'Antonio) all'Escorial di Madrid, mentre altre opere sarebbero andate perdute durante un incendio a Palazzo Reale. Il mondo allucinato di B., popolato da esseri mostruosi, da figure strane e bizzarre, denso di significati simbolici e allegorici, di richiami all'alchimia, all'occultismo, all'astrologia, e nell'ambito delle dottrine eretiche, esoteriche, antropofiche (come parecchi studiosi hanno cercato di mettere in luce), continua a interessare gli esperti di arte medioevale e fiamminga in particolare, anche perché, come si è detto, la mancanza quasi assoluta di informazioni biografiche rende difficile individuare le relazioni tra B. e tutta la tradizione pittorica fiamminga, di cui molto è andato perduto (basti pensare alle sue 70 opere circa andate distrutte nel corso dei secoli, di cui si ha notizia dalle cronache dell'epoca). Si può dire, comunque, che l'interesse che in epoche moderne ha circondato l'opera di B. non sia per nulla simile a quello tributatogli dai contemporanei, per i quali le visioni infernali dei suoi quadri non erano più astruse o sensuali di altre pubblicamente esposte in palazzi o chiese. Per cui B. non fu più allucinato di tanti altri miniaturisti, silografi, poeti e narratori del proprio tempo o dei due o tre secoli precedenti, anche se più di ogni altro lasciò tangibili tracce nella pittura posteriore, o, in epoca moderna, nella letteratura e nel cinema (Bosco Ducale 1450 circa - 1516).