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Borromini, Francesco.

Pseudonimo di Francesco Castelli. Architetto italiano. Fu con Bernini l'architetto più originale del Seicento barocco. Figlio di un modesto architetto lombardo, apprese a Milano, lavorando presso il padre, le prime nozioni di costruzione. Nel 1614 giunse a Roma; ma fra gli artisti settentrionali colà riuniti, fu sempre il più restio a rinunciare agli stilemi prettamente lombardi. A Roma, lavorò presso uno zio, alle sculture del portico di San Pietro, appena costruito dal Maderno. Poi alle dipendenze dello stesso Maderno, altro suo lontano parente, eseguì alcuni capitelli per il lanternino di Sant'Andrea della Valle. Infine lavorò a Palazzo Barberini, alle dipendenze del Bernini, fino al 1633. La prima opera interamente sua è la Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane con l'annesso chiostro, costruita fra il 1638 e il 1641: è un'opera di minuscole proporzioni, che però permette di focalizzare l'originalità di certe soluzioni, e la sicura evoluzione della concezione costruttiva di B. Nella pianta della piccola chiesa, le cappelle laterali si fondono con la navata, assimilate dallo spazio centrale, secondo un'unica linea sinuosa. Tra il corpo della costruzione e il chioschetto, si pone la cupoletta del 1640, la cui volta, costituita da innumerevoli piccole cellule, crea per illusione prospettica un'impressione di altezza e di ampiezza molto maggiori delle reali dimensioni. La chiesa, terminata nel 1641, venne consacrata cinque anni dopo, ma solo nel 1655 ebbe inizio la facciata, terminata nel 1667, con la collaborazione del nipote Bernardo Borromini. Nel 1632, B. pose termine alla Chiesa di Sant'Ivo della Sapienza aggiungendovi una cupola, con una originalissima schiera di pilastri corinzi. Del 1640 è la prospettiva architettonica realizzata per Palazzo Spada. Già durante i lavori per la Chiesa di San Carlo comunque, accettò per incarico dei Filippini di costruire un Oratorio, una biblioteca, la torre dell'Orologio, diverse scale e chiostri, che menzionò poi nel suo Opus Architectonicum. Tutte queste costruzioni sorsero a fianco della Chiesa Nuova (Santa Maria in Valicella). Tra il 1653 e il 1661, costruì la Chiesa di Sant'Agnese in Agone in Piazza Navona, affrontando gli stessi problemi di esiguità di spazio che aveva incontrato per il San Carlino, ma risolvendoli con maggiore larghezza di mezzi. Eletto pontefice Innocenzo X, i Doria-Pamphilj, come i Farnese e i Barberini che li avevano preceduti, vollero una loro piazza in Roma: Piazza Navona. Bernini, rivale di B., benché caduto in disgrazia presso la corte papale, riuscì egualmente tramite i suoi allievi a vincere il concorso della Fontana dei Fiumi, dominata dalla chiesa e dal Palazzo patrizio. Ma nel 1653 B. prese la direzione dei lavori, creando la sua opera più riuscita per solennità volumetrica e per originalità compositiva. Si dedicò quindi alla trasformazione della Basilica di San Giovanni in Laterano in cui sono espressi e sintetizzati tutti i motivi tipici della sua concezione architettonica: autonomia massima degli schemi del Rinascimento, sapiente gioco di luci e di ombre, con notevoli effetti plastici, cura per i particolari decorativi, tendenza alla verticalità. Altre opere di B. sono: il Collegio di Propaganda Fide, realizzato su una preesistente facciata del Bernini; il Palazzo Carpegna, e la stupenda Villa Falconieri di Frascati del 1641 (Bissone, Canton Ticino 1599 - Roma 1667).