Elemento chimico di numero atomico 5, peso atomico 10,811 e
simbolo
B. Nella tavola periodica degli elementi costituisce il primo
termine del III gruppo, sottogruppo A, avendo come omologhi superiori alluminio,
gallio, indio e tallio. Il
b. solido si presenta come una polvere nera,
cristallina o amorfa, del tutto priva di proprietà metalliche con una
struttura elettronica che presenta meno di 4 elettroni nello strato di valenza.
Fu preparato nel 1808 per due diverse vie; Sir H. Davy lo ottenne per
elettrolisi dell'acido borico mentre J.L. Gay Lussac e L.Y. Thènard lo
ottennero dall'anidride borica ridotta con potassio metallico. Oggi il
b.
allo stato libero viene impiegato soprattutto in metallurgia mentre alcuni suoi
sali trovano impiego diffuso in diversi campi. ║
Stato naturale: il
b. presenta due isotopi stabili: il
10B e l'
11B che
costituiscono la miscela naturale nella misura del 18,83 e dell'81,17%
rispettivamente. Essi si differenziano soprattutto per il comportamento dal
punto di vista nucleare: il
10B ha una sezione di cattura di neutroni
molto maggiore dell'altro. Il
b. è un elemento alquanto raro nella
crosta terrestre, della quale costituisce lo 0,0016% circa; anche nell'universo
è raro: si stima che ne esistano 24 atomi per ogni milione di atomi di
silicio. Nel corpo umano esiste solo in tracce e non ne è nota l'esatta
funzione; la sua presenza in piccole quantità appare invece importante
per la crescita delle piante. Nonostante la sua rarità, non è un
elemento poco comune: i suoi sali come il borace (tetraborato sodico idrato)
sono diffusi in diversi campi, inclusa la preparazione di comuni detersivi per
uso domestico. Questo fatto è dovuto a una relativa facilità di
estrazione, in quanto il
b. si trova concentrato in depositi di suoi
componenti depositatisi nel tempo per evaporazioni di soluzioni o reazioni
chimiche. Fra i suoi minerali è importantissimo la
kernite o
rasorite, un tetraborato sodico idrato di formula
Na
2B
4O
7 · 4H
2O che è
presente in giacimenti immensi nella California (che produce il 95% del
b. usato nel mondo); depositi minori si trovano in Argentina, in Bolivia,
in Cile e in Perù. Questo minerale è sempre mescolato ad altri
minerali simili, che sono sempre dei borati sodici ma si differenziano per
l'acqua di cristallizzazione. Ricordiamo fra questi i
principali:
Na
2B
4O
7
· 4H
2O
kernite o
rasorite
Na
2B
4O
7
·
5H
2O
colemanite
Na
2B
4O
7
·
7H
2O
pandermite
Na
2B
4O
7
· 10H
2O
borace o
tinkal
Quest'ultimo di solito è
presente in quantità prevalente. Accanto a questi composti se ne possono
trovare altri, ad esempio la
boronatrocalcite o
ulexite
NaCaB
5O
9 ·8H
2O; la
borocalcite
CaB
2O
4 · 4H
2O e la
boracite o
stassfurite Mg
7Cl
2B
16O
30;
quest'ultima prende nome da Stassfurt, in Germania, dove ne esistono importanti
giacimenti. In forma di acido borico, il
b. è presente nell'acqua
di mare e, in quantità di circa grammo per ogni kg di vapore, nelle
emanazioni vulcaniche quali i
soffioni boraciferi nella zona di
Larderello. Da questi viene estratto praticamente tutto il
b. usato
dall'industria nazionale e anche una certa aliquota per l'esportazione (in forma
di acido borico); viene invece importato in Italia quasi tutto il borace
utilizzato, che non è economico da produrre a partire da acido borico.
║
Preparazione: la preparazione del
b. non avviene per unica
via; ricordiamo quindi le principali. A)
Riduzione dell'anidride borica
B
2O
3. Si prepara prima questa (ad esempio per
decomposizione termica del'acido borico o per trattamenti di borati); per
riduzione con magnesio metallico secondo la reazione:
4B
2O
3 + 3Mg
→ 3Mg (BO
2)
2 +
2B
si ottiene
b. in polvere amorfa,
cioè non cristallina. È il metodo più importante
industrialmente. La stessa operazione può essere condotta anche
utilizzando al posto del magnesio dell'alluminio, il quale però resta in
lega col
b. a formare un composto di formula AlB
12 detto anche
b. cristallino o
quadratico. B)
Decomposizione di
alogenuri. Per riscaldamento a 1.100 ÷ 1.200 °C, una miscela di
cloruro di
b. e idrogeno si decompone secondo la
reazione:
2BCl
3 + 3H
2
→ 6HCl + 2B
Se invece del cloruro si impiega lo ioduro di
BI
3 la decomposizione avviene sotto i 1.000 °C e il
b. si
presenta in forma romboedrica detta
b. rosso. C)
Elettrolisi.
Analogamente a molti metalli il
b. può essere prodotto per
elettrolisi di suoi sali allo stato fuso: si opera in questo caso con una
miscela di fluoborato di potassio KBF
3 e cloruro potassico KCl fusi,
ottenendo cloruro e fluoruro di potassio oltre al
b. elementare. D)
Altri. Oltre ai processi precedenti, utilizzati industrialmente, ne
esistono anche altri quali la decomposizione termica dei boroidruri, la
riduzione degli alogenuri di
b. con metalli alcalini o la riduzione
diretta dei borati con carbone. ║
Proprietà fisiche: si
è già detto che il
b. si presenta come una polvere grigia o
nera; allo stato cristallino (cristallizza in un sistema tetraedrico complesso,
secondo alcuni in un sistema esagonale) ha peso specifico 2,54 mentre allo stato
amorfo ha peso specifico 2,45. Il punto di fusione è 2.040 °C, con
un'incertezza di circa 35 °C in più o in meno; ancor più
incerto è il punto di ebollizione che secondo i diversi studiosi viene
posto a temperature comprese fra i 2.550 e i 3.925 °C. Questa incertezza
affligge anche le altre caratteristiche fisiche. Il calore specifico si aggira
sulle 0,3 cal/(cm sec °C); il calore di fusione è 5,3 Kcal/g atomo.
La conducibilità elettrica a temperatura ambiente si aggira sui
10
-12 microohm
-1 ma aumenta fortemente all'aumentare della
temperatura, secondo il comportamento tipico dei semiconduttori. Il raggio
covalente è 0,82 Å (1 Å = 10
-10 m), il raggio
atomico è 0,98 Å mentre quello ionico (valenza +3) è 0,20
Å. Quest'ultimo in particolare è molto basso, cosa che spiega in
parte la facilità con cui il
b. entra in molte leghe, ad esempio
quelle di ferro, ponendosi nel reticolo cristallino in posizione interstiziale.
Dal punto di vista nucleare è da notare la caratteristica del
b.
di assorbire facilmente neutroni senza dare reazione di emissione di raggi gamma
(assai pericolosi) ad alta energia; per questo motivo può venir
vantaggiosamente impiegato per fabbricare sbarre moderatrici di neutroni per
reattori nucleari. ║
Proprietà chimiche: il comportamento
del
b. dipende in larga misura dallo stato in cui si trova
(cristallizzato o amorfo) come pure dalla presenza di eventuali impurezze.
All'ossidazione atmosferica è molto stabile; nella forma amorfa inizia a
ossidarsi sugli 800 °C e a temperature poco superiori si incendia; nella
forma cristallina gli stessi fenomeni avvengono a temperature maggiori. A
temperatura ambiente l'ossidazione è molto lenta. In presenza di aria o
azoto o ammoniaca ad alta temperatura si ha anche formazione di un
azoturo BN che ha punto di fusione superiore a 3.400 °C (maggiore di
quello del tungsteno, che è l'elemento più altofondente
esistente). Il BN si forma in una forma esagonale ma per riscaldamento sotto
forti pressioni si trasforma in una forma cubica di durezza elevatissima,
superiore forse a quella del diamante (e meno sensibile di questo alla
temperatura). D'altra parte lo stesso
b. cristallino ha durezza poco
inferiore in quanto sottrae ossigeno a molti solidi; all'acqua è stabile
ma la decompone se scaldato al calor rosso. La forma amorfa è attaccata
abbastanza rapidamente da certi agenti ossidanti, quali acido nitrico a caldo,
acido cromico, acqua ossigenata concentrata, persolfato di ammonio; gli stessi
reagenti agiscono anche sulla forma cristallina ma molto più lentamente.
Non viene invece aggredito da acido solforico, cloridrico e fluoridrico anche in
soluzione concentrata e calda. Con gli alogeni reagisce vivacemente, formando i
rispettivi alogenuri: con il fluoro la reazione avviene già a temperatura
ambiente mentre con gli altri solo a temperature elevate; in quest'ultima
condizione reagisce anche con zolfo, formando una miscela di solfuri, e con il
fosforo formando un
fosfuro di formula BP. Per forte riscaldamento
reagisce anche con la maggior parte dei metalli formando dei boruri di aspetto
metallico. Con gli alcali forti in soluzione, come il silicio, formando dei
sali, detti
perborati, secondo una reazione del
tipo:
2NaOH + 2B + 2H
2O
→ 2NaBO
2 +
3H
2
che avviene con svolgimento di idrogeno. Nei suoi
composti il
b. esplica prevalentemente numero di ossidazione + 3; la sua
elettronegatività secondo Pauling è 2,0; prossima a quella di
altri elementi quali fosforo, arsenico, tellurio, bismuto e silicio. Il suo
comportamento chimico si avvicina in molti versi a quello del silicio; come
questo ad esempio dà delle serie di idruri analoghi agli idrocarburi.
║
Principali composti: il
b. è un elemento assai
reattivo, che forma una vasta gamma dei composti sia organici che inorganici. Ci
limiteremo quindi a citare i principali, dividendoli in 4 grandi famiglie:
alogenuri, idruri, composti ossigenati inorganici e composti organici. A)
Alogenuri. Il
b. reagisce direttamente con fluoro, cloro e bromo a
dare i corrispondenti alogenuri; lo ioduro si ottiene invece per spostamento di
un altro alogeno mediante acido iodidrico. Il
fluoruro BF
3
è un gas incolore che condensa a -101 °C e solidifica a +127
°C; è dotato di un odore soffocante. È ben solubile in acqua,
ma viene decomposto in ambiente alcalino. Si può preparare anche per
azione di acido fluoridrico su acido borico, secondo la
reazione:
H
3BO
3 + 3HF
→ BF
3 +
3H
2O
Per reazione tra trifluoro di
b. e acido
fluoridrico si forma un complesso, non isolabile, al quale si può dare
formula HBF
4, che viene detto
acido fluoborico. Sono invece
stabili i suoi sali, detti
fluoborati, aventi formula del tipo
NaBF
4. Essi però in soluzione basica si decompongono in
fluoruri e borati, secondo una reazione del tipo:
NaBF
4 + 4NaOH
→ NaBO
2 + 4NaF +
2H
2O
Alcuni fluoborati, soprattutto di metalli pesanti
(piombo, stagno, ecc.) sono impiegati in galvanica in quanto sono ben solubili.
Col termine
fluoborati, o
fluoroborati si intendono anche per
estensione altri sali, derivati dal
b. nei quali si hanno degli atomi di
ossigeno sostituiti da atomi di fluoro (in numero doppio). Il floruro di
b. BF
4 forma
diborano B
2H
6 per
azione del litioboroidruro, secondo lo schema:
BF
3 + 3LiBH
4
→ 3LiF +
2B
2H
6
È questo il metodo più semplice per
la preparazione del diborano. Il fluoruro di
b. è anche impiegato
nell'industria chimica come catalizzatore per reazioni di alchilazione; allo
scopo viene commerciato in bombole o sotto forma di complessi organici. Il
fluoruro di
b. infatti, mancando di due elettroni nello strato più
esterno del
b. può funzionare facilmente da acido Lewis, e quindi
fare dei composti di addizione stabili. Il
cloruro di
b.
BCl
3 è un liquido mobile, incolore, avente peso specifico
1,43. Bolle a 18 °C e solidifica a +107 °C. Si ottiene per sintesi
diretta; a contatto con acqua si decompone generando acido borico secondo la
reazione:
BCl
3 + 3H
2O
→ H
3BO
3 +
3HCl
Viene utilizzato soprattutto come catalizzatore
nell'industria chimica e come disossidante in metallurgia; inoltre serve come
intermedio per la preparazione di altri composti del
b. Il
bromuro
BBr
3 è un liquido incolore di peso specifico 2.64 che bolle a
90,6 °C e solidifica a -45 °C. Per esso vale quanto già detto
per il cloruro. Lo
ioduro BI
3 si forma per trattamento del
cloruro con iodio; si presenta in lamelle incolori. Ha peso specifico 3,5; fonde
a 43 °C e bolle a 210 °C. È meno stabile dei precedenti. B)
Idruri di b. o
borani. Si chiamano così i composti binari
b.-idrogeno; essi costituiscono una serie simile, anche se molto meno
numerosa e importante, a quella dei composti carbonio-idrogeno, cioè
idrocarburi. A differenza di questi però i borani non sono riconducibili
facilmente a una sola formula generale, per cui nel loro nome viene indicato tra
parentesi il numero di atomi di idrogeno presenti nella molecola. I primi e i
più importanti termini della serie sono indicati nella seguente tabella,
insieme con i loro punti di fusione (p. f., in °C) e di ebollizione (p. e.,
in °C).
Formula
|
Nome
|
p.f.
|
p.e
|
B2H6
|
diborano-(6)
|
-169
|
-87,5
|
B4H10
|
tetraborano-(10)
|
-120
|
+18
|
B5H9
|
pentaborano-(9)
|
-47
|
58
|
B5H11
|
pentaborano-(11)
|
-123
|
63
|
B6H10
|
esaborano-(10)
|
-63
|
82
|
B9H15
|
ennaborano-(15)
|
-20
|
--
|
B10H14
|
decaborano-(14)
|
+99,7
|
213
|
Vi sono poi altri termini, come il borano
BH
3 e il triborano-(7) B
3H
7 che non sono noti
liberi ma solo in combinazione con altri composti donatori di elettroni
(ricordiamo che l'atomo di
b. è sempre elettrofilo). Il primo
termine stabile, il diborano-6, si prepara facilmente dal floruro di
b.
come detto sopra; sono note anche altre sintesi, meno convenienti. I termini
successivi al diborano si preparano convenientemente per pirolisi del diborano
stesso secondo un metodo diffusissimo per la preparazione di idrocarburi. Si
è anche preparato un solido avente formula (BH)
n, ove
n
è un intero alquanto grande, che ha una struttura polimerica. I borami
furono scoperti da A. Stock nel 1912 ma solo nel 1931 si trovò il metodo
per prepararli in quantità. Sono composti molto interessanti dal punto di
vista teorico in quanto, comunque si cerchi di disporre gli atomi nello spazio,
non riescono a realizzare tutti i legami covalenti necessari per portare a 8 gli
elettroni che il
b. ha nello stato di valenza, secondo le regole
canoniche della teoria dei legami chimici. Per il diborano gli studi teorici,
basati sulla quantomeccanica applicata e sperimentale hanno portato alla
conclusione che la formula di struttura dovrebbe scriversi nel modo
seguente:

con i due idrogeni centrali
legati ai due atomi di
b. con due legami parziali ognuno, cioè con
legami costituiti formalmente da un solo elettrone invece che da una coppia,
indicati nello schema con due punti. Tutti i borani presentano questa
condizione, dato che il
b. a differenza del carbonio, ha solo 3 elettroni
nello strato di valenza invece di 4. Per questo motivo gli omologhi superiori
del borano hanno una struttura a poliedro, con gli atomi di
b. posti ai
vertici di figure geometriche solide. Ad esempio il pentaborano-9 ha forma di
una piramide a base quadrata, con un atomo di
b. a ognuno dei vertici. I
borani sono composti molto reattivi, instabili anche al solo contatto con l'aria
(i termini inferiori reagiscono addirittura con un'esplosione), dotati di odore
disgustoso e assai tossici. Per questi motivi trovano impiego solo come
propellenti per razzi. Il borano BH
3, come si è detto, non
esiste libero ma si può ottenere in forma di composti di addizione. Fra
questi è molto interessante quello con ammoniaca, avente formula BH3
· NH3 il quale, per riscaldamento sopra i 200 °C, forma idrogeno e un
liquido di formula bruta B
3N
3H
6, detto
borazolo o
borazina, che viene talvolta usato come solvente. Si
tratta di un liquido con punto di fusione -58 °C e punto di ebollizione +53
°C al quale si attribuisce una struttura ciclica che ricorda quella del
benzolo e si può
scrivere:

In esso il legame
b.-azoto è da intendere come dativo, cioè equivalente a un
doppio legame al quale il
b. partecipa con un elettrone e l'azoto con
tre. L'anello del borazolo è caratterizzato da elevata stabilità
come quella del benzene; ha un notevole interesse teorico ma è anche
oggetto di studi in vista di una sua possibile applicazione nella chimica dei
polimeri. Gli idrogeni legati al
b. sono infatti facilmente sostituibili
con altri gruppi funzionali senza distruggere l'anello. Per riscaldamento ad
alta temperatura si trasforma in nitruro di
b. BN. C)
Composti
ossigenati inorganici. L'ossido di
b. o
anidride borica
B
2O
3 è un vetro incolore, igroscopico, che si
ottiene per riscaldamento dell'acido borico sopra i 185 °C. Ha peso
specifico 1,85; fonde a 577 °C e bolle sopra i 1.500 °C. In natura
esiste la forma idrata con 3 molecole d'acqua, detta
sassolite. Si
scioglie bene in acqua, con forte sviluppo di calore, che può bastare a
portare la soluzione all'ebollizione, per effetto della reazione di formazione
di acido borico:
B
2O
3 +
3H
2O →
2H
3BO
3
È solubile anche in alcool etilico e in
glicole etilenico. Trova impiego nella preparazione di vetri di qualità e
come assorbitore di neutroni termici (cioè lenti) nei reattori nucleari.
L'
acido borico H
3BO
3 si prepara dall'anidride ma
solo in laboratorio; industrialmente viene recuperato (almeno in Italia) dai
soffioni boraciferi di diverse località della Toscana, soprattutto in
provincia di Pisa, Siena e Grosseto. Da questi soffioni si ricavano anche grandi
quantità di energia elettrica attraverso impianti di utilizzazione dei
vapori emessi. Per la purificazione viene trasformato in borace che
successivamente si decompone in ambiente acido; l'acido borico è infatti
assai debole per cui viene facilmente spostato. Cristallizza in lamelle bianche
di peso specifico 1,435; è ben solubile in acqua calda, meno nella
fredda. Per riscaldamento a 100 °C perde una molecola d'acqua e si
trasforma in
acido metaborico o
perborico HBO
2; a 140
°C forma
acido tetraborico H
2B
4O
7 e
finalmente sopra i 185 °C dà anidride borica. L'acido borico esplica
un'azione antisettica e battericida, per cui viene talvolta impiegato in
medicina o come additivo per prodotti vari: in soluzione acquosa diluita viene
detto
acqua borica, emulsionato con vasellina prende nome di
vaselina
borica, mentre mescolato con talco finemente polverizzato prende nome di
talco borato o
borotalco. Le quantità di acido borico
utilizzato in queste miscele sono sempre ridotte in quanto esso ha un'azione
tossica sull'organismo umano se ingerito; un'intossicazione grave in un adulto
si manifesta anche con soli 5g di acido borico ingerito. È un buon
conservatore di alimenti ma proprio per la sua tossicità ne è
vietato l'impiego in quasi tutti i Paesi. I suoi sali, detti
borati,
trovano varie applicazioni fra le quali la maggiore è la fabbricazione di
vetri speciali, particolarmente adatti per far tenuta sui metalli. Fra gli acidi
citati è particolarmente importante il
tetraborico
H
2B
4O
7 soprattutto per il suo sale sodico
decaidrato, il
tetraborato sodico o
borace o
tinkal
Na
2B
4O
7·10H
2O. Questo si trova
come minerale in diversi luoghi ed è noto fin dall'antichità; nel
medioevo la fonte principale era il Tibet. Si presenta come una polvere bianca
di peso specifico 1,73 che fonde a 75 °C e per riscaldamento perde l'acqua
di cristallizzazione a circa 200 °C. È poco solubile in acqua
fredda, ben solubile in quella calda (203 grammi per litro di acqua a 60
°C). Allo stato fuso scioglie facilmente gli ossidi metallici, con la
formazione di borati doppi variamente colorati per cui può essere
utilizzato in chimica analitica. La cosiddetta
perla al borace, usata
come metodo di analisi a secco consiste nel far aderire una certa
quantità di borace a un filo di platino e nel portarla a fusione su un
becco Bunsen; indi si porta la perla fusa a contatto con la sostanza da
analizzare e si riscalda di nuovo. Dal colore che essa assume a caldo e a freddo
si possono riconoscere diversi elementi (ferro, manganese, nichel, cobalto,
cromo, rame, ecc.). Il borace viene anche utilizzato fin da epoche remote come
flussante per la saldatura di metalli. In tale operazione è importante la
rimozione dello strato di ossido che ricopre i metalli da unire e la loro
protezione durante il riscaldamento affinché tali strati non abbiano a
riformarsi. Il borace, fondendo genera del metaborato NaBO
2 e
dell'anidride borica B
2O
3; il primo componente ha la
funzione di formare uno strato che impedisce la formazione di nuovi ossidi
mentre il secondo si combina con gli ossidi esistenti scorificandoli. Il borace
viene anche impiegato come additivo per detersivi, nella tintura dei vestiti e
nella preparazione di smalti di qualità per porcellane. Un composto di
una certa importanza è anche il cosiddetto
perborato o
metaperborato sodico NaBO
2·H
2O·
3H
2O che, contenendo una molecola di acqua ossigenata, sarebbe da
chiamarsi
metaperborato perossidrato. Si prepara per azione di acqua
ossigenata sul metaborato oppure per via elettrolitica, partendo da perossido di
sodio o acido borico. È un ossidante alquanto energetico, utilizzato come
sbiancante per tessuti, come componente di saponi, paste dentifricie e
così via. D)
Composti organici. Il
b. è un elemento
molto reattivo e dà con facilità composti organici. Gli
alchili
di b. sono composti di formula
generale:

ove R―, R'―, e R"― sono
radicali alchilici fra loro uguali o diversi. Si possono preparare facilmente
dai corrispondenti reattivi di Grignard con trifluoro di
b.
BF
3; eccetto il trimetilene, che è gassoso, sono dei liquidi
dotati di un caratteristico odore di cipolla. Stabili all'acqua, nella quale
sono poco solubili, ma instabili all'aria a contatto della quale si incendiano e
bruciano con una caratteristica fiamma verde, a meno che siano opportunamente
complessati con prodotti di addizione (ammoniaca, amine, ecc.) che li rendono
stabili all'ossigeno. Il termine più semplice è il
b.
trimetile B(CH
3)
3, un gas incolore che bolle a -20
°C e solidifica a -160 °C, ben solubile in alcool ed etere che bolle a
95 °C e solidifica a 93 °C. I
boroarili sono del tutto simili
ai boroalchili, se non che i radicali R- della formula generale sono arilici
anziché alchilici. Il
b. trifenile
B(C
6H
5)
3 è un solido che fonde a 142
°C; come tutti i composti di questa classe è instabile all'aria e
dà dei composti intensamente colorati per l'addizione di atomi di metalli
alcalini. Per idrolisi di tali composti si possono ottenere degli
acidi
alchil-borici e
aril-borici, aventi formula
generale:

che sono acidi deboli, come
già il borico. Essi comunque sono in grado di dare origine a degli esteri
che si preparano però più facilmente per altre vie, come ad
esempio dagli alcooli e anidride borica o alogenuri di
b. Tali esteri
hanno formula generale del
tipo:

ove R, R', R" hanno il solito
significato. Sono composti che trovano qualche impiego come solventi per il
frazionamento di miscele di alcooli superiori di origine naturale oppure come
intermedi per sintesi. Particolarmente usati sono l'estere metilico e l'estere
etilico:
estere b. -metilico,
estere
b. -etilico che sono anche stati proposti per l'impiego come
antidetonanti per benzine a elevato numero di ottano. D)
Altri composti.
Fra gli altri composti di
b. industrialmente interessanti, citiamo il
carburo, il nitruro e i boruri. Il
carburo B
4C si ottiene per
riduzione dell'anidride borica B
2O
3 con carbone al forno
elettrico a circa 2.500 °C; si presenta come un solido nero lucente, con
peso specifico 2.54, che fonde a 2.450 °C e bolle sopra i 3.500 °C. A
differenza di molti altri carburi metallici non reagisce con acqua. È
dotato di elevata durezza, prossima a quella del diamante; trova impiego nella
fabbricazione di abrasivi e come materiale per reattori nucleari per
assorbimento di neutroni lenti o anche per parti strutturali destinate a
lavorare a temperature molto elevate. Si è già citato il
nitruro di b. BN, che si può preparare in vari modi, per azione di
un composto di
b. e uno contenente azoto. Si ottiene in forma di una
polvere bianca, untuosa, che può essere compattata per compressione a
darle una certa consistenza. Ai raggi X mostra una struttura molto simile a
quella della grafite. Viene impiegato in questo modo come isolante termico ed
elettrico per alte temperature; per compressione ad altissime pressioni sotto
riscaldamento si trasforma nella forma a elevata durezza già citata, in
commercio col nome
borazone. I
boruri di diversi metalli quali
nichel (NiB
2 e Ni
2B), rame (Cu
3B
2),
calcio (CaB
6), ecc. sono composti cristallini, dotati di elevata
durezza e di un alto punto di fusione, simili ai metalli. Vengono impiegati come
refrattari per tecnologie avanzate oppure come componenti di impasti per alte
temperature. ║
Usi: si è già detto a proposito dei
singoli composti del
b. quali siano i loro usi principali. Per il
b. metallico invece il principale impiego resta nel campo nucleare, per
le caratteristiche prima dette. Fra gli altri usi sono molto interessanti quelli
che sfruttano la sua marcata variazione di conducibilità termica con la
temperatura (relais termici, coppie termoelettriche, ecc.) che per ora sono allo
stato di sviluppo. Recentemente è stato introdotto l'uso del
b.
nella metallurgia dei metalli non ferrosi per diversi motivi. Addizionato agli
acciai a basso tenore di carbonio e ben disossidati, esso esplica una marcata
influenza sulla durezza dopo tempra. Questa caratteristica viene però
sfruttata se l'acciaio viene mantenuto per un certo tempo a temperatura troppo
elevata oppure se contiene azoto o troppo disossidante. I tenori usati sono
dell'ordine dello 0,001%. Per lo stesso motivo viene impiegato anche per ghisa
in getti, in tenori dello 0,05% o meno; oltre a indurire il getto ne migliora le
caratteristiche perché limita la formazione della struttura colonnare.
Nelle ghise martensitiche l'addizione di
b. in ragione dello
0,7÷1,1% può sostituire l'1,4÷2,2% di cromo abitualmente usato.
Infine negli acciai a elevate caratteristiche meccaniche, l'addizione dello
0,01÷0,06% di
b. può migliorare la resistenza ad alta
temperatura. Nelle leghe ferrose il
b., viste le sue piccole dimensioni,
si colloca in posizione interstiziale fra gli atomi di ferro, come succede per
carbonio, azoto e idrogeno.