Uomo politico uruguayano. Appartenente a una grande famiglia
di proprietari terrieri, seguì studi giuridici e sociali, ma
abbandonò presto l'avvocatura per dedicarsi ai problemi agrari.
Consigliere della società rurale dell'Uruguay, nel 1959 divenne
presidente della Giunta nazionale della carne, aderendo poi alla Lega federale
di azione rurale. Appartenente all'ala moderata del Partido Colorado
(radical-democratico), nell'ottobre del 1969 fu nominato ministro
dell'Agricoltura nel governo Pacheco Areco che lo prescelse come proprio
candidato alla successione, in vista delle elezioni del novembre 1972. Assunta
la carica presidenziale il 1° marzo 1972, dopo l'affermazione elettorale di
stretta misura del Partido Colorado (41 seggi) su quello Blanco (40 seggi) e sul
Fronte delle sinistre, cercò di avviare una politica di risanamento
economico. Nel maggio successivo stipulò un accordo coi Blancos, in nome
di un'intesa nazionale capace di fronteggiare la drammatica situazione interna,
creatasi con l'intensificazione delle azioni di guerriglia urbana da parte dei
Tupamaros. Dopo il suo insediamento, il crescente peso dei militari
cominciò a farsi sentire anche nel governo e, dopo un lungo braccio di
ferro e un inascoltato appello al popolo "per difendere le istituzioni", nel
febbraio del 1973 fu costretto a cedere alle richieste dei militari e, pur
rimanendo in carica, vide ridursi notevolmente i propri margini di manovra a
favore del nuovo Consiglio per la sicurezza e lo sviluppo, costituito dai
comandanti in capo delle tre armi. In accordo con questi, nel giugno del 1973
operò un vero e proprio colpo di Stato. In seguito al tentativo di
accentrare il potere nelle sue mani, provocò una violenta opposizione tra
le alte sfere militari che, nel giugno del 1976, lo destituirono con un golpe
incruento (n. Montevideo 1928).