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Bodin, Jean.

Magistrato, teorico politico ed economista francese. Dopo aver insegnato Diritto romano all'università di Tolosa si trasferì a Parigi dove divenne procuratore generale del re e consigliere del duca Francesco d'Alençon. Nella capitale entrò a far parte di quel gruppetto di pensatori moderati, noti come "i politici", che vedevano nel potere regio il baluardo della pace e dell'ordine e furono perciò grandi sostenitori del re in quanto considerato centro dell'unità nazionale, al di sopra di tutte le sette religiose e dei partiti politici. Caduto in disgrazia presso il re Enrico III, fu escluso dalla vita politica e costretto a lasciare Parigi per assumere l'incarico di procuratore a Laon, dove rimase fino alla morte. B. fu indubbiamente uno dei maggiori scrittori politici del XVI sec., essendo stato, fra l'altro, autore dei Six livres de la république (1556), opera che occupa un posto considerevole nella storia del pensiero politico poiché pone le basi teoriche del moderno "Stato di diritto". Scritta nel periodo delle guerre civili con lo scopo dichiarato di sostenere il re, l'opera rivela un notevole distacco dalla faziosa religiosità del tempo. L'autore sosteneva un sistema filosofico-politico che differenziava nettamente il suo lavoro dalla letteratura politica di quegli anni. Il piano generale del tipo di repubblica al quale egli avrebbe voluto dar vita è stato desunto da Aristotele; fra l'altro, B. poneva il problema dello Stato unitamente a quello della famiglia, di cui esaminava i vari aspetti: matrimonio, rapporto padre-figli, proprietà privata, schiavitù, ecc. La dottrina della famiglia ha infatti una parte di primo piano nella sua opera poiché viene considerata una comunità nazionale da cui derivano tutte le altre società. Rifacendosi poi alla concezione romana, B. proponeva di rinnovare i poteri del pater familias affidandogli un controllo assoluto sulle persone, sugli averi e anche sulla stessa vita dei figli. Egli definisce lo Stato "un governo di numerose famiglie e dei loro beni comuni, con potere sovrano". Al fondo della sua concezione appare il desiderio di costruire una sorta di barricata atta a proteggere la proprietà privata; poiché la famiglia è la "sfera" del privato e lo Stato è la "sfera" del pubblico, egli mirava a una radicale separazione, dimostrando che la sovranità è di genere nettamente diverso dalla proprietà. La proprietà appartiene alla famiglia; la sovranità al principe e ai suoi magistrati e il diritto di proprietà pone un limite definito anche al potere sovrano. La dottrina politica di B. ha soprattutto importanza in quanto dal suo insieme sono emersi due problemi che occuparono largamente l'attenzione della filosofia politica del secolo successivo: la teoria della sovranità, in termini di potere, che fu svolta sistematicamente da Hobbes, e la secolarizzazione dell'antica dottrina della legge naturale, operata soprattutto da Locke. Anche la moderna scienza economica affonda in buona parte le proprie radici nell'opera di B. e i suoi "principi sui tributi" costituiscono il nucleo basilare della teoria quantitativa della moneta. Tra le altre sue opere filosofico-politiche citiamo Methodus ad facilem historiarum cognitionem (1566); Réponse aux paradoxes de Mr. de Malestroict (1568); Heptaplomeres (1593). Ma B. fu anche uno dei maggiori esperti in demonologia del XVI sec. e, come tale, nel periodo parigino almeno, si affiancò al re Enrico III nella lotta contro la stregoneria. In questo campo si distinse per un accanimento che contrastava con la politica di tolleranza religiosa che egli aveva sempre seguito e che lo aveva reso inviso ai cattolici intransigenti. Importantissima la sua opera intitolata De la démonomanie des sorciers nella quale dichiarava che "per punire certi disumani delitti è necessario colpire la stregoneria e coloro che la praticano nel più severo dei modi". Anch'egli, come gli inquisitori dell'epoca, riteneva che tutte le streghe, prima di essere condannate a morte, dovessero confessare le loro infamie. Egli stesso suggeriva di torturare i rei di magia perché soltanto sotto la tortura la loro dichiarazione di colpevolezza sarebbe venuta direttamente dal cuore. B. fu grande amico di Johan Weuer e del matematico inglese John Dee, ambedue celebri demonologi, con i quali ebbe lunghissime discussioni sulla stregoneria. Il Dee, in seguito, forse suggestionato dalla stessa materia che egli cercava di approfondire assieme al B., divenne un accanito praticante della necromanzia e fu l'inventore della sfera di cristallo usata ancora oggi dai veggenti (Angers 1530 - Laon 1596).