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Bitār, Salāh al-.

Uomo politico siriano. Partecipò giovanissimo al movimento nazionalista e nel 1940, in seguito alla mancata ratifica del trattato che prevedeva la cessione del mandato francese, fondò a Damasco, insieme con Michel Aflak, il partito della rinascita araba, che nel 1952 si sarebbe fuso con il Partito socialista siriano, dando vita al Baath. Nel dopoguerra prese parte all'insurrezione contro i Francesi che portò alla proclamazione dell'indipendenza nel 1946. Negli anni seguenti partecipò alle lotte interne che determinarono una caotica successione di crisi di governo e di colpi di Stato, provocati da gruppi militari e politici rivali. Dopo il colpo di Stato promosso da Shīshaklī nel 1951, si rifugiò nel Libano e successivamente in Italia (1952-54). Rafforzatasi la corrente panaraba in seguito al trionfo della Rivoluzione egiziana, nel febbraio del 1954 Shīshaklī venne rovesciato ed egli poté ritornare in patria. Eletto deputato, nel 1956 divenne ministro degli Esteri, mentre il Paese, sotto la presidenza del vecchio e prestigioso Sukrī al Quwwetli, stava avviandosi all'unione con l'Egitto. Proclamata la Repubblica Araba Unita (RAU) nel febbraio 1958, divenne ministro della Cultura e dell'Ordinamento costituzionale. Venne a trovarsi presto in disaccordo con la linea politica perseguita dal presidente Nasser e nel 1959 si dimise passando all'opposizione. Dopo il colpo di Stato militare che nel settembre 1961 portò alla secessione della Siria dalla RAU, partecipò alle lotte interne tra le varie correnti del Baath e nel 1963 assunse la direzione del governo siriano, dirigendo anche la politica estera e riservandosi inoltre la vicepresidenza del consiglio della rivoluzione. Rovesciato nel febbraio 1966 da un colpo di Stato promosso dall'ala sinistra del Baath, capeggiata dal generale Salah Jedīd, si rifugiò nel Libano. Durante un viaggio a Parigi fu assassinato probabilmente da un gruppo estremista islamico (Damasco 1912 - Parigi 1980).