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Bimetallismo.

Regime monetario che prevede la coesistenza di monete metalliche in oro e in argento. Rientra nel sistema della moneta-merce, in quanto il bene prescelto per fungere da moneta è costituito dai due metalli preziosi. Il sistema bimetallico ha conosciuto la più ampia diffusione nel corso della storia, a cominciare dal Medioevo. Il suo funzionamento implica la soluzione del problema della contemporanea circolazione dei due tipi di moneta, senza che l'uno abbia a prevalere sull'altro. L'equivalenza monetaria tra i due metalli viene affermata sotto il duplice aspetto della "parità commerciale" e della "parità legale", la prima determinata dal rapporto tra i prezzi dei due metalli sui rispettivi mercati; la seconda, fissata d'autorità, stabilisce il rapporto di scambio tra le due monete base. Poiché il valore nominale delle due monete corrisponde al valore intrinseco del metallo in esse contenuto, salvo una lieve differenza per la spesa di coniazione, il b. può funzionare solo se la parità legale è in grado di prevalere su quella commerciale, ovvero se i prezzi dei due metalli sul mercato libero non subiscono gravi oscillazioni. Sul piano teorico, si occuparono del problema del b. soprattutto gli studiosi dei secc. XVII-XVIII, e in particolare quelli italiani, a cominciare da Gaspare Scaruffi e dall'abate Galiani. Verso la metà del XIX sec. il sistema bimetallico cominciò a evidenziare i primi problemi: la scoperta di miniere aurifere in California e in Australia ebbe l'effetto di inondare il mercato europeo di oro, determinando per reazione la squilibrio del rapporto monetario a favore dell'argento e la rapida scomparsa di quest'ultimo (divenuto "moneta buona"). È quel fenomeno noto come legge di Gresham, secondo il quale la moneta cattiva "scaccia" quella buona, poiché si determina l'accrescimento del valore di mercato del metallo più richiesto con il conseguente effetto di deprezzare il valore di mercato dell'altro. Con la scomparsa di uno dei due tipi di moneta, si perviene a un sistema in cui circola una sola moneta-tipo, integrata da una moneta sussidiaria di altro metallo. Quando il rapporto metallico è di sussidiarietà, il sistema monetario diviene monometallico, ovvero basato su un solo metallo (oro o argento), che costituisce la base del sistema in cui si esprime l'unità monetaria. In questo regime solo il metallo in cui viene fissato lo standard monetario ha potere liberatorio illimitato, mentre i pezzi monetati costituiti da altri metalli (sussidiari) hanno, rispetto all'unità monetaria, un valore stabilito per legge (V. anche MONETA e MONOMETALLISMO).