(o
bicamerismo). Sistema parlamentare che si fonda
sull'esistenza contemporanea di due camere legislative, distinte normalmente in
alta e
bassa e poste in posizione di assoluta parità,
cosicché pur costituendo soggettivamente organi distinti e autonomi, esse
possono dar luogo a manifestazioni di volontà imputabili allo Stato
soltanto qualora concordino entrambe sullo stesso testo di deliberazione. Il
sistema ha avuto l'espressione più tipica nel Parlamento inglese,
costituito da una Camera Alta, dei Lord, e da una Camera Bassa, dei Comuni. Ai
Comuni, dov'erano, fin dal tardo Medioevo, rappresentati i borghi locali, si
accede per elezione; la Camera Alta è formata dai pari del regno, e si
connette alle assemblee della grande nobiltà feudale. Nel mondo europeo,
soprattutto con il logorarsi dell'antica nobiltà, il processo costante di
democratizzazione della vita politica ha corroso sempre più i privilegi
dei membri della Camera Alta, facendo anche del Senato una camera elettiva,
salvo a differenziarla dalla Camera Bassa, per una diversa durata della
legislatura, per un diverso sistema elettorale e per la maggiore età dei
suoi membri. Nello stato di tipo federale, il
b. trova la sua
giustificazione nel fatto che una delle camere rappresenta politicamente i
cittadini considerati individualmente, mentre l'altra ospita i membri dei
singoli stati della confederazione, che vengono in tal modo rappresentati presso
il governo centrale. Tra le non poche alternative al
b. in sede teorica e
politica, la più importante è costituita
dall'
unicameralismo, tesi sostenuta soprattutto dalle democrazie
radicali, che pretendono una espressione più rapida e immediata della
volontà popolare, e contrastata invece da quelle tendenze più
moderate che vedono nella Camera Alta un freno alle pretese della Camera
Bassa.