Letterato italiano. Membro della Compagnia di Gesù,
insegnò a Brescia, Bologna e Parma. Si spostò in Germania, quindi
in Francia, dove conobbe Voltaire e dove acquisì un certo spirito critico
e polemico. Esempio di questa sua attitudine è dato nelle
Lettere
virgiliane (che dedicò a Voltaire), nelle quali stroncò tutti
i maggiori poeti italiani. Secondo
B., infatti, di Dante dovevano essere
lasciati "alla poesia cinque canti circa di brani insieme raccolti"; Tasso non
doveva essere più ristampato; Ariosto doveva spurgarsi di tutte le parti
relative ai miracoli, ai palazzi incantati, ai maghi e ad altre fantasie.
Petrarca poteva restare, ma depurato di un terzo delle sue rime. Come
contropartita positiva alla sua critica distruttiva, pubblicò una
raccolta di
Versi sciolti di tre eccellenti autori, e cioè
Frugoni, Algarotti e
B. stesso. Temuto ai suoi tempi come terribile
critico e stroncatore, egli non fu che un imitatore del grande spirito
volteriano; Vincenzo Monti lo definì "borioso, bilioso, stupido".
Però il suo stile ha vivacità e scioltezza e talune sue
osservazioni possono essere condivise. In seguito
B. si pentì
delle sue critiche alla
Divina Commedia e scrisse un sonetto patriottico
Pel restaurato sepolcro, dedicato alla tomba di Dante (Mantova
1718-1808).