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Berkeley, George.

Filosofo irlandese di origine inglese. Studiò al Trinity College di Dublino e in seguito entrò negli ordini e insegnò Greco, Ebraico e Teologia in quella stessa università. A Londra ebbe la protezione di Jonathan Swift (1713); quello stesso anno partì per l'Italia in qualità di segretario di Lord Peterborough, inviato come ambasciatore straordinario in Sicilia: una sua lettera contenente la descrizione dell'eruzione del Vesuvio fu pubblicata nelle "Philosophical Transactions" della Società Reale di Londra. Entrato nella carriera ecclesiastica della Chiesa Anglicana ottenne la nomina a Decano di Derry, in Irlanda (1721); una forte eredità fece concepire al suo spirito entusiastico il vasto programma di evangelizzazione delle colonie inglesi d'America. Volendo fondare un collegio nelle Bermude e non risultando sufficiente il patrimonio ereditato, chiese e ottenne un sussidio dal governo. Dopo essersi trasferito a Rhode Island nel 1729, nel 1732 dovette desistere dal suo progetto e rientrare in patria. Nel 1734 fu nominato vescovo di Cloyne, sempre in Irlanda. Partendo da Locke, B. ne subì profondamente l'influsso negli anni giovanili, come risulta evidente dal Commonplace Book (libro d'appunti), in cui però già manifesta i primi dissensi dalle concezioni del maestro. Quasi tutta l'opera di B. nasce come risposta critica alle principali teorie di Locke. B. confuta innanzitutto, dal punto di vista di un più rigoroso empirismo, il concetto di sostanza posto alla base delle idee astratte. Egli ritiene che eliminando ogni idea astratta resterebbe senz'altro eliminata l'idea di sostanza; l'estensione, la forma, la grandezza, come i colori, i suoni, gli odori costituiscono per B. qualità soggettive. Esse non riproducono l'oggetto in sé, cioè nelle sue qualità, poiché a loro volta risultano da combinazioni di elementi sensibili elementari. L'oggetto è dunque assunto da noi attraverso dati sensibili e rappresentativi, attraverso, cioè, le modificazioni del soggetto percepiente; l'ente che chiamiamo materia non esiste, mentre invece esistono soltanto i soggetti che si autopercepiscono mediante il senso interno. In tal modo B. elimina lo sdoppiamento portato dal dogmatismo metafisico che distingueva l'essere dall'essere percepito. Di qui l'identificazione della realtà che è veramente in se stessa (la sostanza) con lo spirito, e l'idea centrale della sua filosofia che risulta tutta intessuta di spiritualismo, di volontarismo, o più in genere, di attivismo, di finalismo, di teismo. Egli infatti, dopo aver negato la materia, cioè la sostanza corporea a sostegno della realtà oggettiva, si trova nel massimo imbarazzo dinnanzi al concetto di causa. La risposta è in Dio (interpretazione finalistica). Soltanto Dio, in qualità di spirito supremo, può comunicare con gli spiriti umani; la natura deriva dalla libera volontà di Dio Creatore, voluta da Lui per il bene di qualche spirito e più precisamente degli spiriti umani. Il bene e il male derivano dunque dalla concordanza o meno con la rappresentazione divina. Il pensiero di B. influenzerà l'empirismo e Hume in particolare. Tra le sue opere principali figurano: Trattato sui principi della conoscenza umana (1710); Dialoghi fra Hylas e Philonous (1713); Alcifronte o il Piccolo Filosofo (1732); _Siris, che nella prima edizione del 1744 aveva per titolo: Riflessioni e ricerche filosofiche intorno alle virtù dell'acqua di catrame (Dysert 1684 - Oxford 1753).