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Benn, Gottfried.

Poeta e scrittore tedesco. Dopo aver studiato Teologia e Filosofia a Marburgo, si laureò in Medicina e in seguito si specializzò in malattie veneree e della pelle. Durante la prima guerra mondiale fu nominato ufficiale medico e durante il Nazifascismo, di cui inizialmente aveva sposato le tesi, fu al servizio della Wehrmacht per alcuni anni. Dopo aver rivisto le proprie posizioni nei confronti dell'ideologia nazista, nel 1938 fu espulso dalla Camera degli scrittori del Reich e gli venne proibito di pubblicare nuovi lavori. Dopo la fine della guerra gli fu ancora impedito di scrivere, questa volta da parte degli alleati che lo ritennero colpevole di eccessiva benevolenza nei confronti del Nazismo. Nel frattempo B. aprì uno studio medico a Berlino e iniziò a esercitare. Qualche anno più tardi gli fu concesso di pubblicare nuovamente le sue opere; nel 1952 vinse il prestigioso premio Büchner e gli venne assegnata la croce al merito della Repubblica Federale. B. esordì come poeta con una raccolta di liriche, Morgue (1912), rappresentazione dell'esistenza vista sotto l'aspetto della malattia e della morte e nella quale compaiono molti termini mediati dal linguaggio medico e scientifico che caratterizzarono la produzione di B. Con essa, e con le successive (Carne, 1917; Rottami, 1919; Figli, 1916; Macerie, 1924; Scissione, 1925; Onda ebbra, 1927; Poesie statiche, 1948; Distillazioni, 1953; Aprèslude, 1955; Giorni primari, 1981, postumo), aderì all'Espressionismo, esasperandone alcuni motivi fino a raggiungere un nichilismo estetico nel quale l'uomo è visto come un essere ormai corrotto, per cui il desiderio è solo ricerca del piacere fisico. L'uomo che emerge dalle liriche di B. è un essere malato, giunto all'estremo della razionalità e racchiuso in un mondo di artifici e di artefatti: da questo mondo freddo e senza sentimento l'uomo può uscire solo recuperando il contatto con la parte più profonda di se stesso, con l'inconscio generatore di sogni in cui ritrovare e rivivere il contatto con la natura e con i miti, dai quali è scaturita l'essenza stessa dell'uomo. Tutto questo B. non lo grida ma lo rivela con lucida determinazione e quasi con stoicismo attraverso un linguaggio preciso e ritmato che si avvicina alle forme espressive dei cubisti e di Picasso. Divenuto il leader e l'ispiratore della poesia tedesca, B. si cimentò in seguito anche nella prosa scrivendo novelle costruite attorno a un personaggio comune, il dottor Rönne, uomo apatico a causa della monotonia del suo lavoro fatto di gesti sempre uguali, che riesce a scuotere la propria vita solo attraverso l'uso di stupefacenti e che diventa il simbolo dell'essere umano imprigionato in una vita sclerotizzata e soffocante. La raccolta principale di queste novelle è Cervelli (1916). Tra le altre opere in prosa citiamo: L'osteria Wolf (1937), Romanzo del fenotipo (1944) e L'uomo tolemaico (1947). B. scrisse inoltre saggi critici nei quali approfondì le sue riflessioni sulle condizioni dell'uomo già espresse con le poesie e le novelle; tra gli altri ricordiamo: Somma delle prospettive (1930), Dopo il nichilismo (1932), Il nuovo Stato e gli intellettuali (1933), Arte e potere (1934), Il mondo dell'espressione (1949) e la raccolta Saggi (1951). Indicativa del suo pensiero e della sua riflessione è la sua autobiografia Doppelleben (Doppia vita) del 1950 (Mansfeld, Westpriegnitz 1886 - Berlino 1956).