Opera filosofica di Vincenzo Gioberti, pubblicata nel 1841. L'autore analizza in
quest'opera il "concetto del bello" in rapporto all'utile e al piacevole, ai
sensi, all'esperienza e, infine, in rapporto alla fantasia. Per Gioberti, la
fantasia è l'elemento essenziale per il raggiungimento del bello:
soltanto con la fantasia, egli afferma, si può realizzare la creazione di
un bello artificiale, superiore al bello naturale. L'attuale corruzione della
Natura, in conseguenza del peccato originale, può essere corretta e
superata dall'intima unione del Vero con il Bello, che solo l'intervento della
fantasia rende possibile. La creazione artistica, pertanto, deve essere liberata
da tutte le costrizioni di regole e di modelli che conducono inevitabilmente a
costruzioni di maniera.