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Behaviorismo.

Psicol. - Corrente della psicologia che si propone di costruire una psicologia rigorosamente obiettiva, cioè basata sull'osservazione e lo studio del comportamento dell'individuo, anziché dei suoi processi psichici. Il fondatore di tale teoria viene considerato J.B. Watson, il quale, in un articolo apparso nel 1913, Psychology as a Behaviourist Views It (La psicologia esaminata da un behaviorista), ne fissò i punti essenziali. Innanzitutto scopo del B. è quello di fare della psicologia una scienza oggettiva, che si fondi solo su ciò che è direttamente tangibile e osservabile. Secondo Watson, infatti, gli eventi interni, cioè l'attività della mente e della coscienza umana, non essendo osservabili esternamente, non forniscono dati scientificamente attendibili; al contrario, il comportamento dell'uomo diventa l'oggetto ideale della psicologia in quanto ciò che l'uomo fa è visibile ed osservabile. Per comportamento Watson intendeva esattamente ogni risposta fisica o fisiologica (movimento muscolare, secrezione ghiandolare, attività del sistema nervoso) che costituisce la reazione di un organismo a uno stimolo. Altri autori proseguirono negli anni Venti e Trenta, sulla scia di Watson, gli studi sul B., offrendo nuovi spunti di ricerca. Tra questi si distinsero B.F. Skinner, C. Hull, K.W. Spence, E.C. Tolman, esponenti del cosiddetto neob. In particolare Skinner volle operare una distinzione tra comportamento rispondente, cioè indipendente dalla volontà, frutto di riflessi innati o condizionati, e comportamento operante, che costituisce una risposta spontanea dell'organismo ad un determinato stimolo. Hull, in collaborazione con Spence, si dedicò allo studio delle variabili intervenienti, cioè di tutto ciò che può frapporsi tra lo stimolo e la risposta, la cui esistenza è ipotizzabile osservando il comportamento che segue a determinati stimoli, e individuò tali variabili in elementi di ordine logico-formale. Tolman, invece, pose l'accento sull'intenzionalità del comportamento, in quanto l'organismo è in grado di apprendere il legame esistente tra segno e significato. Dopo la seconda guerra mondiale il B. subì una nuova evoluzione, grazie soprattutto alle scoperte compiute nel campo della neurofisiologia, all'influenza della cibernetica, della linguistica e delle teorie della Gestalt. Diversi autori, quindi, si dedicarono alla revisione del B. alla luce delle nuove scoperte: D.O. Hebb, che fu grandemente influenzato dalla neurofisiologia; G.A. Miller, studioso del linguaggio, che insieme allo psicologo matematico E. Galanter e allo psiconeurologo K.H. Pribram pubblicò Plans and the Structure of Behaviour (Metodi e struttura del comportamento), rivalutando i processi cognitivi; D.E. Broadbent, che studiando l'attenzione dimostrò i limiti dell'organismo umano di elaborazione degli stimoli esterni. Dopo gli anni Sessanta le teorie behavioriste hanno subito un certo declino poiché si è avuta una rivalutazione dell'importanza dei processi mentali sostenuta dalla corrente del Cognitivismo che si pose in polemica con il B. Tuttavia dal B. sono derivate diverse applicazioni quali, ad esempio, la cosiddetta terapia del comportamento, piuttosto diffusa anche in Italia negli anni Ottanta e Novanta, che dimostrano come le teorie comportamentiste siano comunque ancora in fase di studio e di sviluppo. • Filos. - La teoria del B. filosofico, espressa soprattutto da G. Ryle, nega la teoria cartesiana della separazione tra la sostanza corporea e quella spirituale. In particolare, secondo Ryle, l'attività spirituale sarebbe soltanto l'aspetto interiore degli eventi materiali. Si viene così a negare la possibilità di una metafisica che ammetta un'attività spirituale separata da quella materiale. • Sociol. - Il B. sociale si affermò tra la fine dell'Ottocento e il primo decennio del Novecento, in contrapposizione al Formalismo che concepiva la sociologia come studio a priori delle forme sociali. Il B., invece, definì come oggetto della sociologia il comportamento dell'individuo e formulò nuovi metodi di studio empirici. Nello studio del comportamento, secondo le teorie behavioriste, si devono costantemente tenere in considerazione i fattori dell'esperienza e ambientale; inoltre la finalità dello studio è di evidenziare la ricorsività di determinate reazioni al presentarsi di determinate circostanze. Lo sviluppo del B. si può dividere in due periodi: dapprima si affermò il comportamentismo pluralista, iniziato da G. Tarde, che ricercava le ripetizioni dei fenomeni e ne dava una spiegazione applicando un metodo storico e statistico; successivamente si ebbe lo sviluppo del cosiddetto interazionismo simbolico, rappresentato da Cooley, Znaniecki, G.H. Mead, che poneva l'accento sul rapporto tra personalità e struttura sociale.