Regione (9.992 kmq; 606.379 ab.) dell'Italia meridionale. Confina a Nord e ad
Est con la Puglia, a Sud con la Calabria, a Ovest con la Campania; a Est
è bagnata dal Mar Ionio, e a Sud-Ovest dal Mar Tirreno. Capoluogo:
Potenza. Amministrativamente è divisa in due province: Potenza e Matera.
Città principali: Melfi, Venosa, Lagonegro, Metaponto, Maratea. •
Geogr. - Il territorio, prevalentemente montuoso, è costituito da alte
terre digradanti verso il mare, solcate dall'Appennino lucano. Quest'ultimo
inizia dalla valle di Conza e discende sino al passo dello Scalone e comprende i
monti della Maddalena, tra i quali si trovano la vetta più alta, il
Pollino (2.271 m), il monte Papa (2.007 m) e la catena del Cilento verso il
Tirreno, mentre a Nord si erge il Vulture, antico vulcano spento. I fiumi sono
brevi e poveri di acque, con piene improvvise e violente. I principali sono il
Sinni e il Basento, che nascono entrambi dai monti della Maddalena, l'Agri, il
Bradano e il Cavone. Tutti sfociano nel golfo di Taranto, con un corso
generalmente orientato in direzione Nord-Ovest/Sud-Est. L'Ofanto, che per un
tratto scorre lungo il confine settentrionale della regione, si getta invece
nell'Adriatico. Il Tirreno accoglie infine le acque del Platano e del Noce. Lo
sviluppo costiero è scarsissimo: il litorale tirrenico, affacciato sul
golfo di Policastro, è estremamente breve e quello ionico, sul golfo di
Taranto, è per la maggior parte paludoso e sabbioso. Il clima,
continentale all'interno e sui rilievi, presenta notevoli sbalzi di temperatura;
sulle coste è prevalentemente di tipo mediterraneo. • Econ. - La
regione è abbastanza povera. Nelle zone interne anche il clima
contribuisce a tale povertà, insieme a un terreno brullo e arido,
prevalentemente montuoso e accidentato, che non permette colture e non offre
pascoli al bestiame. L'agricoltura, sebbene praticata, non è quindi molto
redditizia. Nelle vallate si coltivano in prevalenza frumento e agrumi; sulle
colline gli ulivi. Discreto è il raccolto del lino e del tabacco. In
aumento è la produzione di pomodori. L'allevamento è formato per
lo più da ovini e caprini, specialmente sulle propaggini dei monti, e da
asini che servono ancora oggi per la campagna e per il trasporto di persone e di
merci nei villaggi isolati e privi di ogni altro mezzo di comunicazione. La
pesca è quasi del tutto assente. Le industrie sono di scarsa importanza.
Negli ultimi anni, accanto ad attività tradizionali quali la conceria,
alcuni opifici tessili e un modesto artigianato di terrecotte e stuoie, sono
sorte nuove industrie, in particolare chimiche e meccaniche. La regione, che
è una delle più povere di tutta la penisola, possiede inoltre
insufficienti vie di comunicazione. L'unico valico importante dell'Appennino
lucano è rappresentato dal passo di S. Loira, attraversato dalla linea
ferroviaria che unisce il litorale ionico a quello tirrenico, la
Napoli-Potenza-Metaponto. Una drammatica conseguenza dell'isolamento dovuto a
questa scarsità di strade e di interventi è ancora oggi
l'analfabetismo, che raggiunge le più alte percentuali d'Italia, oltre
alla continua diminuzione della popolazione. Questa ultima tendenza deriva dal
fatto che l'emigrazione è in costante aumento. • St. - La
B., il cui nome attuale sembra derivi da
Basilikós (il
funzionario bizantino) fu abitata inizialmente dagli Enotri. Colonizzata dai
Greci nei secc. VIII-VI a.C., nel V sec. passò sotto il dominio dei
Lucani. Nell'epoca romana venne incorporata alla terza grande regione augustea,
che occupava un vastissimo territorio esteso dal Tirreno allo Ionio. Tuttavia la
regione non raggiunse mai una significativa importanza culturale ed economica,
dal momento che le continue lotte locali finirono per impedire uno sviluppo
della zona. Nel Medioevo fu invasa da Visigoti e Ostrogoti, quindi fu per lungo
tempo contesa da Bizantini e Longobardi. Nell'XI sec. la
B. venne
sottoposta alla dominazione normanna; cacciati i Normanni, la regione fu poi
aggregata alla Monarchia sveva. Ai primi del Cinquecento passò alla
corona spagnola; seguì un lungo periodo di pace, nel quale si ebbe un
certo progresso economico, finché, nel 1799, avvennero i primi moti
popolari che reclamavano minori imposte e parte delle terre della
nobiltà. Fino alla spedizione garibaldina del 1860, continui dissidi
interni travagliarono la regione. In seguito all'unità d'Italia, la
B. sentì più di altre regioni il contraccolpo economico e
sociale causato dalla concorrenza del Settentrione. La regione si mantenne
sempre ai margini dello sviluppo industriale del Paese e fu solamente sfiorata
dalle trasformazioni sociali e urbanistiche che hanno interessato la maggior
parte delle altre regioni italiane. La sua già precaria situazione
economica venne notevolmente peggiorata in seguito al terremoto del 23 novembre
1980, che colpì gravemente più di 30 comuni, provocando oltre 200
morti e 500 feriti.
Cartina della Basilicata
Basilicata: il massiccio del monte Sirino con il lago Laudemio