(dal germanico
baro: uomo libero). Titolo nobiliare che nella gerarchia
araldica segue quello del visconte. • St. - Nell'ordinamento feudale, in
epoca medievale, quello di
b. era il massimo titolo nobiliare. In
origine, il termine indicava l'uomo libero, l'arimanno. Nell'ordinamento
feudale, il termine venne applicato ai signori indipendenti da qualsiasi
autorità, salvo quella regia. Inoltre, fino all'XI sec., probabilmente
comprendeva in sé anche tutti gli altri titoli. In tal modo, lo stesso re
era il primo
b. del suo regno, e a lui, in qualità di primo
b., facevano seguito tutti gli altri personaggi, sia laici che
ecclesiastici, i cui feudi dipendevano direttamente dalla corona. Con l'andar
del tempo, il titolo andò svalutandosi, tanto è vero che finirono
per esser indicati come
b. anche coloro che dalla corona dipendevano
soltanto in modo indiretto, avendo ricevuto la loro investitura da altri
feudatari intermedi. Questi grandi feudatari dispensatori di feudi abbandonarono
gradualmente il titolo di
b., lasciato alla bassa feudalità, per
assumerne altri ritenuti più elevati, in particolare, quelli di conte e
di marchese. Va comunque osservato che la storia di questo termine è
diversa a seconda dei Paesi in cui venne introdotto. Per quanto concerne la
storia del nostro Paese, va innanzitutto rilevata la differenza esistente tra
l'Italia settentrionale e centrale, da un parte, e quella meridionale e
insulare, dall'altra: nel Nord, infatti, i
b. erano pressoché
inesistenti, mentre nell'Italia meridionale si può dire che l'intero
assetto feudale poggiasse proprio sulla figura del
b. L'istituto
introdotto dai Normanni fu mantenuto fino al 1860, anno in cui crollò il
Regno borbonico.