Letterato, critico, giornalista italiano. La sua formazione di scrittore si
compì nei centri culturali più importanti d'Italia: a Venezia
frequentò casa Gozzi e l'Accademia dei Granelleschi; a Milano fu
introdotto nell'Accademia dei Trasformati, dove entrò in contatto con
diversi letterati tra cui Tanzi, Imbonati, Balestrieri, Passeroni. Queste
esperienze fecero maturare in lui l'esigenza di creare una letteratura di
orientamento illuministico e utile sotto il profilo sociale. La sua prima
produzione comprende le
Lettere (1747), scritte contro il petrarchista
Biagio Schiavo e il
Primo cicalamento (1750), opera rivolta contro
l'erudito Giuseppe Bartoli. Trasferitosi a Londra nel 1751, impartì
lezioni di lingua italiana e compilò un vocabolario inglese-italiano. In
Inghilterra divenne amico di alcuni celebri scrittori e letterati inglesi, tra i
quali ricordiamo H. Fielding e S. Johnson. In quel periodo scrisse il saggio
Dissertazione sulla poesia italiana con alcune osservazioni sul saggio di
Voltaire sui poeti epici (1753). Dopo una permanenza di quasi dieci anni a
Londra, tornò in Italia e scrisse una brillante relazione di un viaggio
compiuto in Portogallo, Spagna e Francia, pubblicata nelle
Lettere familiari
ai suoi tre fratelli (1762-63). A Venezia, nel 1763, fondò il
periodico quindicinale "La Frusta letteraria", sotto lo pseudonimo di Aristarco
Scannabue, ipotetico vecchio soldato a riposo. Aristarco è il personaggio
che incarna il letterato "nuovo", il quale fugge dal mondo della cultura
ufficiale per rileggere e giudicare in solitudine i testi più importanti
della letteratura. Nel suo giornale
B. sferzò i parolai,
l'Arcadia, la Crusca e tutto il toscanesimo deteriore; ma colpì pure i
rinnovatori ed i riformatori, quali ad esempio Beccaria e Verri. Fu spesso
paradossale nei suoi giudizi: è questo il caso in cui definisce la
Divina Commedia "opera oscura e noiosa, rispetto alle opere del
Metastasio". Ebbe però il merito di dare rilievo a Cellini scrittore e di
difendere efficacemente l'arte di Shakespeare, contro le critiche di Voltaire.
Costretto ad interrompere la pubblicazione della rivista nel 1765 per
l'ostilità incontrata,
B. tornò in Inghilterra, dove
scrisse ancora molte opere, tra cui citiamo
Gli Italiani, ossia relazione
degli usi e costumi d'Italia (1768), la
Prefazione a tutte le opere di N.
Machiavelli (1772) e il
Discorso su Shakespeare e su Voltaire (1772)
(Torino 1719 - Londra 1789).