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Balena.

(dal latino ballaena: balena). Nome comune col quale si designano numerose specie di Cetacei appartenenti al sottordine dei misticeti, famiglia dei Balenidi. Spesso si designano così impropriamente anche quei mammiferi appartenenti al sottordine degli odontoceti (o denticeti). L'origine delle b. si può far risalire all'Eocene medio quando il Protocerus atavus, loro progenitore, viveva in Egitto da dove iniziò la diffusione della specie. Si distinguono tra i balenidi i generi Eubalaena, Balaena, Caperea o Neo balaena. Ogni genere ha solo una specie e talvolta delle sottospecie. Questi animali, che in certe specie raggiungono anche i 24 m di lunghezza e le 100 t, sono caratterizzati da una testa molto voluminosa, dall'assenza della pinna dorsale (salvo che nel genere Neobalaena), dall'assenza di solchi golari, tipici delle balenottere (V. BALENÒTTERA), dalle mascelle superiori largamente arcuate, da uno sfiatatoio a duplice uscita, da un cranio simmetrico, dalle branchie della mandibola unite da un legamento fibroso, da una coppia di costole saldata allo sterno, e da lunghi fanoni alquanto stretti. I misticeti non possiedono infatti denti se non nella fase embrionale, mentre in seguito sono dotati di file di lamine cornee pendenti dalla mascella (i sopra menzionati fanoni): essi hanno uno spessore notevole e una lunghezza che può superare i 4 m; molto ravvicinati essi sono dotati di sfilacciature terminali e del margine posteriore con le quali raggiungono il pavimento boccale. La specie più grossa è indubbiamente la Balaena mysticetus (detta b. della Groenlandia o b. boreale) oggi divenuta molto rara - si trova solo nel Mare Artico Canadese occidentale e nel Mare di Bering. Essa può raggiungere in media i 21 m di lunghezza (ma può toccare anche i 24 m) - la sola testa rappresenta da 1/3 a 2/5 della lunghezza totale - e ha il profilo superiore molto convesso. Molto grandi e larghe sono le pinne pettorali; larghissima quella caudale. La bocca, enorme, è provvista di oltre 300 fanoni per ciascun lato: ogni fanone misura anche 3,50 m di lunghezza. Il corpo è di color nerastro con ampie macchie biancastre sul mento e su parte della mandibola. Vive solitaria - ma un tempo si trovava in branchi formati anche da 50 individui - o a coppie sempre in prossimità dei ghiacci galleggianti. Nuotando, non supera la velocità di 7 km/h ma può immergersi a notevoli profondità (fino a 1.000 e forse 1.500 m) e può rimanere sott'acqua anche un'ora. Nei mari del Sud (presso l'Australia, la Nuova Zelanda, l'Africa del Sud e l'America meridionale) vive la Neobalaena marginata (o Caperea marginata). È lunga appena 6 m ed è perciò il più piccolo dei misticeti. È anche l'unica vera b. che sia provvista di pinna dorsale (alta 25 cm), caratteristica propria dei Balenotteridi. Il colore della pelle è avorio; molto visibili sono le costole allargate che ricordano le doghe di una botte. Negli stessi mari dove vive questa piccola b. si trova anche la Eubalaena glacialis, o b. dei Baschi o b. franca. Lunga 18 m, pesante fino a 50 t, presenta colore scuro con alcune macchie chiare. Caratteristica è l'escrescenza cornea che appare sul suo capo, lungo circa 1/4 del corpo. I fanoni, lunghi 2,50 m circa, sono completamente neri. Ne possiede da 220 a 260 su ciascun lato della bocca. È una specie quasi del tutto scomparsa a causa della caccia. Si divide in due sottospecie: l'Eubalaena glacialis australis e l'Eubalaena glacialis glacialis. Lunga 15 m, è oggi quasi del tutto scomparsa. La b. respira per mezzo di polmoni e non di trachee; deve quindi aspirare l'aria dall'atmosfera. Perciò di tanto in tanto è costretta a portarsi in superficie per assumere aria, non attraverso la bocca ma per mezzo delle narici, collegate a una cavità respiratoria - caratteristica che impedisce alle b. di affogare anche se hanno la bocca piena d'acqua perché questa non può penetrare nella trachea. Attraverso gli sfiatatoi la b. emette due getti che, erroneamente, si ritiene siano getti d'acqua mentre invece si tratta di vapor acqueo che diventa visibile data la fredda temperatura esterna. Il nutrimento della b. è costituito dal plancton, che penetra nell'immensa bocca assieme all'acqua. I fanoni fungono da filtro: espellono l'acqua e trattengono crostacei, piccoli gasteropodi, ecc.; questi sono poi spinti in gola dai movimenti contro il palato dell'enorme lingua. A metà primavera le b. effettuano migrazioni di tipo pendolare verso i mari tropicali ed equatoriali dove avviene l'accoppiamento. Tra il mese di luglio e di settembre le coppie (nelle b. esiste una monogamia annua), fanno ritorno nelle regioni fredde dove trovano cibo in abbondanza. La gestazione dura circa 10-12 mesi. Prime del termine le b. femmine tornano nei mari caldi dove vien dato alla luce generalmente soltanto un piccolo che viene svezzato solo dopo un anno di allattamento. La vita media delle b. è di 30-50 anni. Oltre a quelle sopra descritte, vengono chiamate b. molte altre specie di cetacei. Citeremo quelle più comuni. Fra gli escrictidi, famiglia intermedia tra quella delle b. e quella delle balenottere, ricordiamo: la b. grigia della California (Eschrichtius gibbosus o Rachianectes glaucus) diffusa nell'Artico e nel Pacifico; di grandi dimensioni, fino a 15 m, presenta un capo molto sviluppato ma inferiore a quello delle b. e delle balenottere: i fanoni, di colore giallastro, sono lunghi solo 50 cm circa e la struttura delle ossa del cranio è alquanto diversa da quella degli altri misticeti. Si caratterizza per un gibbosità sulla porzione caudale del dorso, per la mancanza della natatoia dorsale e per la pinna caudale mozzata. La b. grigia vive nelle acque fredde ma si sposta sovente nelle acque della California, dove i fondali sono bassi. Tra gli odontoceti citiamo la b. a becco comune (Hyperodon ampullatus), i cui maschi raggiungono i 9 m di lunghezza al massimo; la b. bianca (Delphinapterus leucus) lunga fino a 6 m che, come gli altri delfinatteri, è provvista di denti; la b. dal becco d'oca (Ziphius cavirostris) tipica per il muso allungato a foggia di un becco d'oca; la b. di Sowerby (Mesophodon bidens) che vive anche nel Mediterraneo occidentale; ha due unici denti nella mascella inferiore ma solo nell'età adulta. La maggior parte di questi cetacei sono in via di estinzione a causa della caccia spietata e irrazionale di cui sono stati oggetto da parte dell'uomo. ║ Caccia alla b.: per quanto sia una definizione impropria, perché oltre che le b. sono cacciate anche altre specie di mammiferi marini, il suo uso è giustificato per la tradizione dei cacciatori delle b. artiche. Fin dall'antichità le popolazioni delle coste del Pacifico cacciavano mammiferi marini, dai quali traevano il nutrimento e altre materie prime, quali l'olio, il grasso, ecc.; è probabile inoltre che popolazioni delle zone atlantiche e del Giappone sfruttassero in un primo momento quegli esemplari arenatisi sulle coste e che in seguito si fossero spinti verso il mare. La prima industria basata sui prodotti della caccia alle b. risale al XII sec. e fu creata dai pescatori baschi e francesi del golfo di Biscaglia che, servendosi di barche non pontate, si avvicinavano al cetaceo, avvistato da uomini di guardia posti sulle alture del territorio, e lo colpivano con rozzi arpioni legati a una fune. Oggetto di caccia era soprattutto la Eubalena glacialis che, una volta morta, rimane a galla. Dopo quasi due secoli, quasi estinta la b. franca, i Baschi si accinsero alla caccia pelagica e, con navi a vela munite di lance baleniere, si spinsero verso l'Artico. Dopo la scoperta dell'America, Francesi, Inglesi, Spagnoli, Portoghesi cacciarono i cetacei nei pressi di Terranova dove, allora, quegli animali erano numerosissimi. Quando si iniziarono le ricerche dei Passaggi a Nord-Ovest e a Nord-Est (fine del Cinquecento e Seicento) i cacciatori si spinsero fino alla Groenlandia, allo Spitsbergen e all'Isola degli Orsi e in quei mari trovarono la Balaena Mysticetus. Nel 1622 allo Spitsbergen venne costruita dagli Olandesi la "Città del grasso di b.", che divenne il quartier generale dei balenieri. Sorsero molte compagnie, che disponevano ciascuna di una piccola flotta; per la cattura degli animali si usava la vecchia tecnica dell'arpione lanciato a mano: le prede venivano trainate a terra, e qui squartate per ricavarne grasso, carne, olio, ecc. La caccia spietata ridusse grandemente il numero delle b., e verso la fine del XVIII sec. le baleniere europee dovettero spostarsi verso Ovest, dove vivevano ancora molti esemplari di cetacei. Nel frattempo gli Americani avevano costituito una potente flotta di baleniere allestite soprattutto per la caccia al capodoglio (il primo di questi venne catturato nel 1712). Quando la caccia spietata ridusse notevolmente il numero delle b., i cacciatori iniziarono a cacciare anche le balenottere, precedentemente ignorate in quanto troppo veloci e pericolose per i mezzi di attacco. Durante tutto il XIX sec. i cetacei non venivano più rimorchiati a terra ma venivano demoliti in acqua, dopo averli legati al fianco della nave. Le campagne di caccia si ripetevano tutti gli anni sicché, essendo grandemente diminuito il numero degli animali, i balenieri - prima abituati a seguire itinerari costieri - dovettero affrontare l'alto mare. Le antiche navi a vela vennero sostituite da quelle a vapore e poi dalle motonavi. A partire dagli anni Cinquanta ogni flotta di baleniere si organizzò per poter macellare le prede anche al largo e si ricorse così alle "navi-fattoria" attrezzate in modo da consentire il totale sfruttamento degli animali catturati. Le baleniere si armarono di un cannoncino in grado di lanciare un arpione fissato a una lunga e forte sagola. In tal modo non occorreva più avvicinarsi molto ai giganti del mare. E la strage aumentò di intensità col risultato che alcune specie si avvicinarono all'estinzione. Le varie Nazioni sono state costrette a prendere severe misure a protezione dei cetacei; fortunatamente anche la domanda di prodotti è diminuita a causa dei surrogati chimici (per colori, cosmetici, mangimi, farmaci, ecc.).
Il salto di una balena

"Cacciatori di balene" di Luciano Forcellini