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Baldini, Nullo.

Uomo politico e cooperativista italiano. Iscrittosi nel 1878 alla sezione di Ravenna della Prima Internazionale Socialista, fece parte del Partito Repubblicano Collettivista e, nel 1882, entrò nel Partito Socialista Rivoluzionario di Romagna. Dal 1883, quando creò l'Associazione generale degli operai braccianti del comune di Ravenna, fino al Fascismo fu tra i principali promotori e organizzatori del movimento cooperativo, che si sviluppò ai margini del Partito Socialista. Egli organizzò i cosiddetti "scariolanti", braccianti agricoli del Ravennate, che egli diceva "al sabato, tre cose portano con sé all'osteria: un lungo, affilato coltello, la corona del rosario, un mazzo di carte". Dopo aver ottenuto in subappalto i lavori di bonifica degli stagni di Ostia, Maccarese, Campo Salino e Isola Sacra, B. vi inviò i contadini romagnoli: essi crearono "colonie" romagnole, tuttora esistenti, nell'agro romano e molti persero la vita per la malaria. Nel 1901 diede vita alla Federazione delle Cooperative di Artigiani e di Braccianti, per l'esecuzione di bonifiche e per l'assunzione diretta della proprietà fondiaria. Essa si trasformò presto in un'organizzazione dei lavoratori forte e capillare, che non aveva più bisogno di andare a cercare lontane terre acquitrinose da prosciugare, ma capace di tener testa alle imprese private del Ravennate. All'interno della Federazione, B. si impegnò a combattere gli egoismi di categoria e il crumiraggio intercomunale, sostituendo inoltre parte del salario con dei "buoni", incrementando i fondi di previdenza, socializzando il macchinario (che diventava proprietà della federazione e non delle singole cooperative) e cercando di elevare il senso di responsabilità degli associati. In tal modo, egli riuscì a trasformare la campagna ravennate in una delle zone più ricche e tecnicamente più avanzate dell'Italia. Più volte assessore al comune di Ravenna e consigliere provinciale fu deputato socialista dal 1919 al 1924. Quando la sua lunga opera fu messa in pericolo dallo squadrismo fascista, fu tra i primi a denunciare, anche dai banchi del Parlamento (dicembre 1921), le scorrerie fasciste a Ravenna e la connivenza delle autorità statali: "...a Ravenna non c'è più né autorità prefettizia, né autorità giudiziaria...". In seguito alle persecuzioni del movimento cooperativo nel 1924 si rifugiò in Francia, dove organizzò una cooperativa di lavori ferroviari, nell'intento di sostenere i nuovi arrivati dall'Italia e di mantenere viva la propaganda socialista. Rientrato a Ravenna nel 1941 sotto l'occupazione nazista ricostruì la federazione socialista ravennate (Ravenna 1862-1945).