Stato (678 kmq; 508.037 ab.) dell'Asia, costituito da un arcipelago di 33 isole
situate nel Golfo Persico, fra la costa orientale della penisola arabica e la
penisola del Qatar. Capitale: Manama (151.500 ab.). Ordinamento: Monarchia
costituzionale. La nuova Costituzione del 2001 ha istituito un sistema bicamerale
costituito da un Consiglio consultativo di 40 membri nominati dal re e una Camera dei
deputati di 40 membri direttamente eletti per un mandato di 4 anni. Moneta:
dinar
di Bahrein. Lingua ufficiale: arabo; è diffuso l'inglese. Religione: musulmana;
esistono minoranze cristiane e di altre religioni.
GEOGRAFIA
Il territorio è formato da un'isola
maggiore,
B. (572 kmq), da cui l'arcipelago trae il nome, e 32 isole
minori, di cui le principali sono: Muharraq (17,4 kmq), Sitra (9,9 kmq), Umm
Nasan (19 kmq), Hawar (38 km). Le isole sono pianeggianti (la massima altezza
è di soli 135 m nell'isola di
B.) e caratterizzate da un clima
caldo con scarse precipitazioni.
Cartina del Bahrein
ECONOMIA
L'economia si basa interamente sull'estrazione del petrolio: il
giacimento più importante è quello di Jabal ad-Dukhan, collegato
tramite un oleodotto alla seconda maggiore raffineria esistente nel Medio
Oriente, situata nei pressi di Sitra. Moderne industrie sono sorte
parallelamente allo sviluppo di quella petrolifera: stabilimenti per la
produzione di alluminio, di cemento, industrie alimentari, cantieristiche,
chimiche.
STORIA
Sotto il controllo dei Portoghesi per quasi tutto il XVI sec., fu
occupato dai Persiani dal 1735 al 1784. Protettorato della corona britannica dal
1820, divenne indipendente il 14 agosto 1971. Il governo del Paese fu affidato a
Isa bin Sulman al-Khalifah, il quale assunse il titolo di emiro. La Costituzione
emanata nel 1973 affiancava alla famiglia regnante un'Assemblea legislativa
elettiva, che fu sciolta nel 1975 e mai più rinnovata. Nel 1981 il
B. entrò nel Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG),
un’organizzazione creata su consiglio degli Stati Uniti per il controllo
militare e politico della regione, per frenare l’influenza della
rivoluzione islamica dell’Iran e controllare i movimenti di opposizione
all’interno degli stati membri. Alla fine del 1986 il
B.
comprò dagli Stati Uniti missili terra-aria e aerei da guerra per
difendersi da un’eventuale aggressione iraniana. Consentì la
costruzione di un aeroporto militare nordamericano e autorizzò la flotta
di questo paese a usare le sue basi navali per il «pattugliamento" del
Golfo, cominciato da Washington negli ultimi mesi della guerra tra Iran e Iraq.
Nel novembre 1986 venne inaugurata un’autostrada tra l’Arabia
Saudita e il Bahrein, che smise così di essere un’isola. Nonostante
queste grandi opere, la caduta del prezzo del petrolio causò una seria
crisi economica e nel 1989 il
B. sollecitò crediti per
riequilibrare il bilancio. Kuwait e Arabia Saudita contribuirono con 100 milioni
di dollari all’anno alla stabilità del Governo di Manama. Nel marzo
1991, dopo la sconfitta dell’Iraq nella guerra del Golfo, i primi ministri
di Egitto e Siria e i sei stati arabi membri del Consiglio di Cooperazione
firmarono a Riyadh, in Arabia Saudita, un accordo con gli Stati Uniti per
«mantenere la sicurezza nella regione". In luglio, il Governo del
B. concesse alle compagnie petrolifere straniere l’autorizzazione
di controllare totalmente le imprese locali che acquistavano. Fino a quel
momento, le imprese dell’isola dovevano avere il 61% del capitale
nazionale. Il cambiamento di politica era motivato dalla necessità di
aumentare gli investimenti stranieri per compensare le perdite procurate dalla
guerra del Golfo. Dopo il Kuwait, il
B. fu l’emirato più
colpito dal conflitto. Dal punto di vista economico, gli effetti
dell’invasione del Kuwait e della guerra contro l’Iraq si fecero
sentire. I depositi delle banche, ad esempio, si ridussero del 30-40% e le
banche straniere, che erano 75 nel 1981, passarono a 51 alla fine del 1991. A partire dal 1992 i capitali stranieri cominciarono lentamente a
ritornare. Quello stesso anno il Paese partecipò attivamente alla
conferenza di pace per il Medio Oriente realizzata a Mosca, e alla quale
concorsero dieci paesi arabi più Israele. Nell’ottobre 1994 ci fu
la visita a Manama di Yossi Sarid, ministro israeliano per l’Ambiente. Era
il primo incontro pubblico ad alto livelli tra Israele e uno stato del Golfo e
fu anche una chiara dimostrazione della politica di liberalizzazione economica
del regime. Nel dicembre 1994 un leader sciita, Ali Salaman, venne arrestato
dopo la firma di una petizione che chiedeva il ripristino della Costituzione e
del Parlamento sciolto nel 1975. Nell’aprile 1995, l’emiro Isa
Ibn-Sulman Al-Khalifa incontrò venti capi dell’opposizione per
cercare una via di uscita dalla violenza. Nell’agosto di quell’anno
entrambe le parti arrivarono ad un accordo per la liberazione di 250 prigionieri
politici. A giugno, Al-Jamri e altri sei capi dell’opposizione
denunciarono il mancato rispetto da parte del Governo dell’accordo firmato
e iniziarono uno sciopero della fame che terminò il 1° novembre. Una
grande manifestazione dell’opposizione ebbe come risposta la chiusura
delle moschee, misura che contribuì ad aumentare il clima di tensione.
Nel 1996 le manifestazioni si ripeterono in tutto il Paese e ci furono scontri
con la polizia. Il Governo decise di ricorrere alla pena di morte, misura che
venne avallata dalla Corte di Cassazione. Il Gruppo di Lavoro sulle Detenzioni
Arbitrarie delle Nazioni Unite intervenne tre volte in settembre, sulla
situazione dei prigionieri. Davanti al conflitto sociale, alcune imprese
finanziarie decisero di abbandonare il Paese e stabilirsi nel Dubai. Nel marzo
1998, il
B. e gli altri cinque paesi del Consiglio di Cooperazione del
Golfo (Arabia Saudita, Oman, Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti) studiarono la
possibilità di svincolare le loro monete dal dollaro per proteggersi
dalle fluttuazioni e prevenire maggiori perdite negli introiti petroliferi.
Nel marzo 1999, dopo la morte del padre, salì al potere lo sceicco
Hamad bin Isa al-Khalifa bin Sulman al-Khalifa, che promise una serie di
riforme politiche accolte con favore dalla popolazione. Dopo aver nominato
per la prima volta al Consiglio consultivo un rappresentante non musulmano
e quattro donne, nel febbraio 2001 lo sceicco confermò la liberazione
di 900 prigionieri politici, il ritorno degli esiliati e l'abolizione della
legge d'emergenza con cui erano stati sospesi alcuni articoli della Costituzione.
Nel maggio 2002, per la prima volta dopo 30 anni, si tennero le elezioni locali,
alle quali poterono partecipare, sia come votanti, sia come candidate, le donne,
fino a quel momento escluse dalla vita politica del Paese. Nell'ottobre dello stesso
anno le elezioni parlamentari, anch'esse indette per la prima volta dopo un trentennio,
sancirono la vittoria dei partiti islamici sunniti e sciiti (19 seggi su 40), seguiti
dai partiti indipendenti e liberali (18 seggi). Nessuna tra le donne candidate riuscì
a confermarsi al secondo turno.