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Bacon, Francis.

Filosofo e statista inglese. Figlio di Nicola Bacone, ministro guardasigilli di Elisabetta I, e di Anna Cooke, gentildonna letterata, fece i suoi studi a Cambridge e a Gray's Inn, soggiornando poi tre anni a Parigi al seguito dell'ambasciatore inglese. Di ingegno precocissimo, divenne il favorito della regina oltre che per le sue doti intrinseche anche per la naturale inclinazione alla cortigianeria, qualità molto apprezzata in quei tempi. Nel 1580 gli morì il padre, sicché B. per ragioni economiche e approfittando delle buone grazie della regina, riuscì a farsi nominare avvocato straordinario di Corte. Ottenne anche, grazie ai favori di Robin Devereux, conte di Essex, una casa e un possedimento di cospicuo reddito. La sua fama di filosofo e di magistrato venne però oscurata dal suo atteggiamento nei confronti del benefattore. Quando questi fu sottoposto a processo per aver offeso la regina e tentato di sollevare il popolo, B. infierì contro di lui contribuendo alla sua condanna a morte. Dopo la morte della regina, B. ottenne dal suo successore, Giacomo I, la carica di procuratore generale (1617) e poi di cancelliere (1618). Nel 1617 fu creato barone di Verulamio e visconte di Sant'Albano. Le sue posizioni a sostegno di una monarchia forte contro il Parlamento, gli attirarono molti nemici. Così nel 1621, accusato di corruzione, fu giudicato dalla Camera dei Lord e condannato a un'ammenda di quarantamila sterline, alla privazione del sigillo, delle cariche e a rimanere chiuso nella Torre di Londra ad arbitrio del Re. La condanna di B. era essenzialmente politica e costituiva un momento di quel conflitto tra la Corona e il Parlamento che doveva avere il suo sbocco nella rivoluzione. Ciò spiega perché due giorni dopo la condanna Giacomo I lo liberò condonandogli l'ammenda e le altre pene. Ma B., disgustato dalla vita pubblica, si ritirò dedicandosi agli studi preferiti. Le sue opere filosofiche più importanti furono scritte in latino. L'Instauratio magna, che avrebbe dovuto esporre il suo grandioso progetto di riforma di tutte le scienze in un'opera monumentale in sei sezioni, è costituita in realtà solo da una prefazione generale, un piano dell'opera così come avrebbe dovuto essere, e il secondo libro, l'unico completo, Novum organum (1620). Questo libro è contrapposto all'Organum aristotelico per segnalare la sua novità e originalità, e la volontà di sostituire una nuova logica alla logica di Aristotele e affermare il nuovo strumento dell'induzione contro l'uso del sillogismo, che da premesse generali deduceva i casi particolari. La prima parte dell'Instauratio ebbe però una stesura, più breve rispetto al progetto latino, in inglese The advancement of learning (Il progresso del sapere, 1605). Insieme alla Storia del regno di Enrico VIII (1622), agli Essayes (saggi, 1625 ultima edizione) e al postumo The New Atlantis (1627), si tratta delle prime opere dell'inglese moderno, scritte in uno stile conciso ma non arido, con un periodare ampio ed elegante. In particolare quelli di B. sono i primi esempi di saggi moderni, trattando argomenti non solo moraleggianti ma anche politici. Come filosofo cercò di sostituire al metodo scolastico un nuovo sistema di conoscenza basato sull'induzione e sulla sperimentazione e assegnò alla filosofia il compito di trovare applicazione pratica alle conoscenze conquistate. La tecnica, infatti, è per B. la possibilità di dominio dell'uomo sulla natura, lo strumento con cui assoggettare il mondo fenomenico al volere dell'uomo. Il Novum Organum descrive appunto il nuovo metodo sperimentale elaborato da B. Esso consta di due momenti distinti: prima la pars destruens, che deve liberare la mente dalle principali fonti di errore. Il filosofo individua quattro tipi di idola ingannatori: gli idola tribus, errori comuni a tutti gli uomini, dovuti alle disposizioni naturali dello spirito umano; gli idola specus, errori dovuti all'indole singola di ogni essere umano, connaturati alla sua propria "caverna" interiore; gli idola fori, errori dovuti al linguaggio e, in ultimo, gli idola theatri, errori che derivano dalla acquiescenza con cui vengono accolte per buone teorie speculative elaborate in precedenza. Solo dopo aver eliminato dalla mente queste fallaci impostazioni, si può passare al secondo momento, la pars costruens. Dapprima, secondo B., bisogna compilare le tabulae presentiae, in cui si raccolgono i casi nei quali si riscontra la presenza del fenomeno indagato (ad esempio la luce o il calore). Poi vanno compilate le tabulae absentiae, in cui si registra l'assenza di quello stesso fenomeno in condizioni simili. In terzo luogo si devono ricavare delle tavole di comparazione che mostrino l'aumento di intensità del fenomeno o paragonino tra loro i diversi fenomeni. Solo dopo questo procedimento è possibile formulare una prima ipotesi, provvisoria, che deve essere verificata con nuovi esperimenti e quindi riformulata sulla base dei risultati degli esperimenti stessi. Esito della ricerca è la definizione della forma o causa del fenomeno in esame. La sua concezione della verifica sperimentale pone B. alle radice del moderno pensiero scientifico (Londra 1561-1626).