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Babuvismo.

(dal francese babouvisme). Dottrina rivoluzionaria risalente a F.N. Babeuf, basata sul principio dell'eguaglianza come esito di una equità economica raggiunta mediante la soppressione della proprietà privata, la distribuzione dei prodotti fra le classi produttrici e la comunione dei beni. L'altro presupposto irrinunciabile stabiliva l'obbligatorietà del lavoro stesso. In nome di tale dottrina, Babeuf organizzò nel 1796 la Cospirazione degli Eguali (V. BABEUF, FRANÇOIS-NOEL), con l'intento di fondare una nuova Repubblica che realizzasse questa eguaglianza non meramente giuridico-politica ma sociale. L'obiettivo doveva essere raggiunto attraverso un'azione rivoluzionaria da parte di una minoranza "illuminata" che trascinasse il popolo lavoratore. Una "rivoluzione sociale" che, distruggendo la società borghese, la sostituisse con una società comunista sotto la guida iniziale di un governo dittatoriale. Babeuf si proponeva di difendere gli specifici interessi di classe del proletariato e proponeva la lotta di classe e l'azione rivoluzionaria come mezzi per trasformare la società. Secondo la concezione babuvista, la proprietà dei beni è unica e spetta al popolo: ogni individuo appartenente alla comunità ha diritto a un'esistenza felice e alla soddisfazione delle sue necessità. Questa concezione comunista, per la prima volta concepita come programma politico e non solo come utopia, ebbe i suoi presupposti nella lezione di Rousseau. Il b. risorse e si sviluppò in Francia soprattutto negli anni fra la rivoluzione del 1830 e quella del 1848, diffondendosi attraverso il libro di F. Buonarroti Storia della Congiura degli eguali, detta di Babeuf (1828).