(detto
Gracco). Rivoluzionario francese. Agrimensore a
Noyon e funzionario catastale a Roye, allo scoppio della rivoluzione si
dedicò alla politica. Già in precedenza, nel 1787, si era recato a
Parigi per sottoporre al governo un piano di riforma fiscale, esito di suoi
studi anche in materia catastale. Di questi suoi lavori resta testimonianza
nell'opuscolo
Le cadastre perpetuel, pubblicato nel 1789. Nei primi anni
della rivoluzione ricoprì piccoli incarichi sia a Parigi sia in
Piccardia, dove animava un giornale, il "Correspondant Picard". Egli riteneva la
costituzione del 1791 solo il primo passo per costruire un nuovo ordine sociale
basato sulla completa eguaglianza fra gli uomini. Nel 1792 fu eletto nel
Consiglio Generale della Somme e divenne anche amministratore del distretto di
Montdidier. Dopo il 9 Termidoro si trasferì nuovamente a Parigi dove
iniziò un'intensa attività pubblicistica sul giornale "Le tribune
du peuple", su cui si firmava con lo pseudonimo di
Gracco B. Inizialmente
vicino ai sanculotti, le sue teorie in sostanza erano di natura comunistica e
reclamavano la soppressione della proprietà privata, la
collettivizzazione delle terre, la piena applicazione della Dichiarazione dei
Diritti del 1793 per realizzare quella che lui chiamava la "Repubblica degli
Eguali". Influenzato in parte da Rousseau aveva infatti sviluppato l'idea che la
libertà politica è un rimedio artificiale se non c'è
l'uguaglianza economica, affermando per primo l'importanza fondamentale della
lotta di classe come momento decisivo per la realizzazione di una democrazia
illuminata. Poiché aveva criticato i nuovi privilegi che la politica del
Termidoro aveva creato, fu arrestato e in carcere conobbe Buonarroti e Germain.
Fu con questi ultimi che, insieme a Darthé e altri, una volta liberato,
fondò nel 1796 un'organizzazione segreta chiamata la
Società
degli Eguali. Suo scopo era quello di abbattere il Direttorio e instaurare
un nuovo regime repubblicano, basato sulla parità economico-sociale dei
suoi cittadini. Ci fu una vasta azione di propaganda, soprattutto fra i ceti
popolari e l'esercito, che culminò nell'organizzazione della cosiddetta
Congiura degli Eguali (Saint-Quentin 1760 - Vendôme 1797).
• St. -
Cospirazione di B. o
Congiura
degli Eguali: fu questo l'ultimo episodio, l'ultima battaglia in nome
dell'ideale rivoluzionario di uguaglianza, combattuto con l'intento di fondare
una nuova repubblica che realizzasse un'eguaglianza non più puramente
politica o giuridica, ma sociale. Nell'ottobre del 1795 si era costituito a
Parigi un circolo politico, la
Società del Panthéon, che
intendeva opporsi alla nuova costituzione varata dal Direttorio, che avrebbe
legittimato l'egemonia della borghesia dei nuovi ricchi. Il gruppo attrasse
molti ex giacobini, che condividevano le idee diffuse da "Le Tribun du peuple",
il giornale diretto da
B. Mentre i dirigenti del circolo erano ancora
incerti se limitarsi a svolgere un'attività di dibattito politico o
impegnarsi anche in un'attività cospirativa, il Direttorio, nel febbraio
1796, ordinò la chiusura della sede e lo scioglimento della
società. Capeggiati da
B. e da S. Maréchal, gli egualitari
reagirono alle misure repressive costituendo un comitato d'insurrezione,
composto da sei membri, per preparare una rivolta (
Direttorio
clandestino). Oltre a
B., comprendeva F. Buonarroti, S.
Maréchal, P.A. Antonelle, De Bon, A. Darthé, F. Lepelleitier. I
Babuvisti volevano abrogare la costituzione del 1795 per recuperare
quella giacobina del 1793, approvata ma mai attuata. Proponevano, inoltre, di
restituire al movimento rivoluzionario l'originaria purezza degli ideali e la
sincerità dei propositi, così da giungere alla proclamazione di
una
Repubblica degli Eguali in cui un'organizzazione sociale, di tipo
comunista, avrebbe colmato l'abisso che era venuto a crearsi tra le classi
più povere e quelle ricche. Il piano rivoluzionario, che prevedeva che un
certo numero di agitatori si infiltrassero nelle file della polizia,
dell'esercito, dell'amministrazione pubblica, fu preparato con notevole
precisione mentre venivano raccolte armi e munizioni. Si era stabilito che, a un
determinato segnale, in ogni quartiere della capitale gli insorti entrassero in
azione guidando la folla all'assalto degli edifici pubblici. Il Direttorio
clandestino avrebbe assunto il potere conservandolo sino a quando fosse stato
possibile indire elezioni democratiche per una nuova assemblea. Nel movimento si
erano però infiltrate spie della polizia e il 10 maggio 1796, vigilia
dell'insurrezione, tutti i capi furono tratti in arresto o costretti alla fuga.
Il processo contro i congiurati si svolse davanti a un tribunale speciale e si
protrasse per tre mesi, ma anziché sortire l'effetto di avvicinare la
massa degli incerti a schierarsi col Direttorio, fornì ai Babuvisti una
tribuna per proclamare i propri ideali. In particolare
B.
approfittò del processo per pronunciare un violento atto d'accusa contro
il regime e l'ordine sociale da esso sostenuto. L'avvenimento avrebbe poi
assunto il carattere di "mito" per i rivoluzionari del secolo successivo.
Infatti, soprattutto grazie al lavoro propagandistico di F. Buonarroti e alla
sua opera
Conspiration pour l'égalité dite de Babeuf
(1828), la cospirazione babuvista assunse per i rivoluzionari europei i contorni
di un'eroica leggenda repubblicana. Le tecniche insurrezionali e l'intera
struttura di quella cospirazione vennero analizzate in ogni loro componente,
perfezionate e imitate dalle società segrete dell'epoca della
restaurazione e dai rivoluzionari del 1830 e 1848.