Uomo politico italiano. Fu il fondatore del PCI. Già
militante della federazione giovanile socialista, entrò nella vita attiva
del partito nel 1912, capeggiandovi l'ala sinistra e dando vita alla fazione
astensionistica di cui fu portavoce il settimanale "Il Soviet". Sciolta la
propria fazione nel luglio 1920 per dar vita al Fronte unico comunista, insieme
con la sinistra massimalista e il gruppo gramsciano dell'"Ordine Nuovo", nel
gennaio 1921, al XVII congresso del PSI, guidò la scissione comunista e
sino al 1924 fu il leader incontrastato del nuovo partito. L'astrattezza,
l'intransigenza, il procedere matematico, derivatogli in parte dalla sua
professione di ingegnere, il rifiuto della storia e la tendenza a concepire la
politica come una rigida applicazione di principi ideologici e il partito come
un'organismo rivoluzionario, contrapposto alla stessa classe operaia, lo misero
prima in urto con l'Internazionale comunista, poi con la stessa segreteria del
partito che, nel 1930, ne decretò l'espulsione. Rientrato dal confino di
polizia e ritiratosi a vita privata durante il restante periodo fascista, dopo
la Liberazione, nonostante le sollecitazioni, si rifiutò di condurre una
lotta politica aperta contro il PCI e continuò a operare nell'isolamento,
circondato da un gruppo di fedelissimi e mantenendo i contatti con le varie
sezioni europee del Partito comunista internazionalista, che continuò a
riconoscerlo come capo. Numerosi i suoi scritti, anonimi, pubblicati sul
"Prometeo", in cui ritornava per lo più sulle vecchie questioni del
comunismo italiano e internazionale. Da ricordare la
Storia della Sinistra
comunista (non firmata), pubblicata nel 1967 (Resina 1889 - Napoli
1970).