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Le polemiche sulla sostanziale incapacità della missione dei caschi blu dell'Onu (Monusco) di mantenere l'ordine nelle province orientali della Rep. Democratica del Congo [aggiornato 28 Marzo 2022] del Nord e Sud Kivu, dove da anni sono attive bande di guerriglieri a base etnica, più o meno organizzati a seconda dei finanziamenti ricevuti da parte delle aziende minerarie multinazionali e dai governi dei paesi limitrofi ad esse legate, si sono incentrate nel corso del 2010 sulle ripetute denunce sin dalla fine di aprile della pratica sistematica di stupri e violenze ai danni di giovani donne. Esse sono state effettuate dall'inviata speciale nominata a febbraio dal segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon, la diplomatica svedese Margot Wallström. A giustificazione dell'operato dei caschi blu Atul Khare, sottosegretario Onu per le missioni di pace, ha dichiarato in settembre che le denunce delle violenze sistematiche verificatesi ai primi di agosto in 13 villaggi da parte dei guerriglieri mai-mai erano giunte tardivamente, e le sue truppe sono giunte a Walikale quando i ribelli "erano già spariti nelle foreste". Tuttavia in seguito le polemiche hanno coinvolto anche l'esercito regolare, che avrebbe, in alcuni casi, profittato delle vittime dei primi stupri di massa. Nel medesimo periodo nelle province limitrofe di Katanga, Mongbwalu e Kasai l'Ong Save The Children ha riscontrato i primi successi del progetto Reete (riduzione dello sfruttamento dei lavoratori bambini grazie all'istruzione), che ha consentito di limitare in parte la piaga dello sfruttamento del lavoro minorile nelle miniere, in condizioni di promiscuità e con scarsità d'igiene, cibo e prospettive future. Il 17 ottobre a Bukavu, capoluogo del Sud Kivu, Olive Lembe Kabila, moglie del presidente Laurent Kabila, ha guidato la prima importante manifestazione di protesta delle donne congolesi contro gli stupri di massa. Luca Attanasio, chi era l'ambasciatore italiano ucciso in Congo Repubblica Democratica del Congo Le ultime di oggi da Al Jazeera Congo: il fattore ucraino Strategy Page Dodici uccisi in un attacco del gruppo ribelle CODECO nella Repubblica Democratica del Congo Infobae Congo, Democratic Republic of the Il Libro dei Fatti Congo, arrestati i presunti assassini di Attanasio Nel corso dell'anno si sono registrati episodi di violenza lungo la frontiera non ufficiale che separa di fatto il sud del paese dalle province settentrionali, secessioniste, divenute di fatto autonome ma pure dipendenti economicamente dall'accesso alla costa ed al porto principale, la capitale Abidjan. A fine novembre, dopo anni di successivi rinvii dovuti alle perplessità dell'una o dell'altra parte sulla possibilità dei contingenti internazionali di garantire la sicurezza dei votanti e la trasparenza degli scrutini, sono state indette le elezioni presidenziali. Al primo turno, pur senza speranze, ha deciso di presentarsi anche l'ex presidente Henri Konan Bedie, che s'è sorprendentemente aggiudicato il 25%. La sua decisione d'appoggiare al secondo turno il rappresentante dell'opposizione Alassane Outtara, che nonostante il sostegno internazionale s'era fermato al 32%, ha fatto andare su tutte le furie il presidente in carica Laurent Gbabo, che grazie al sostegno di gran parte dell'esercito è stato in grado di presentarsi ancora una volta come "uomo forte", ed ha ottenuto al primo turno il 38%. Il secondo turno elettorale s'è svolto il 28 novembre in un clima di paura, determinato da violenti scontri armati verificatisi ad Abidjan e in altre città. All'indomani del voto, Outtara, sostenuto dalle Forces nouvelles (Fn), i gruppi paramilitari del Nord, ha dichiarato d'avere vinto, ma Gbabo ha contestato il risultato, ottenendo un verdetto favorevole da parte del Consiglio Costituzionale (da lui controllato). Le Forces de défence et de sécurité (Fds) rimaste fedeli a Gbabo hanno mantenuto il controllo della capitale e dell'emittente televisiva statale Rti, presidiata dai carri armati. Il 16 dicembre le Fn, assicuratesi la "benevola neutralità" di quel che restava delle forze armate nazionali (in gran parte ancora legate all'ex potenza coloniale, la Francia), hanno tentato una prova di forza contro la sede di Rti e mobilitato migliaia di persone; dietro di loro i miliziani Fn con armi leggere e lanciarazzi mortai. Prima che potessero intervenire, elementi delle Fds e della polizia hanno occupato la zona attorno all'hotel "Du Golf ", il quartier generale di Outtara, che però era sotto la protezione del contingente della missione Onu (Unoci), forte sulla carta di circa 800 caschi blu. Alcuni di costoro anziché limitarsi ad assistere, come sperava la Fds, hanno sparato contro gli assalitori del Du Golf, e vi sono stati diversi morti. La reattività dell'Unoci ha convinto i due contendenti a desistere dalle azioni violente; Outtara nei giorni seguenti ha ottenuto un sostegno sempre più evidente da parte degli Usa e dall'UE, le cui azioni per indurre Gbabo ad accettare di uscire di scena sono state tuttavia limitate dalle perplessità espresse in sede Onu dalla Russia, che teme una sanguinosa guerra civile. Il 23 dicembre la Banca centrale degli Stati africani dell'Ovest ha deciso di negare l'accesso ai fondi a Laurent Gbagbo, legittimando ad accedere ai conti solo il "governo legittimo", cioè quello di Outtara. Scontri sul voto in Costa d'Avorio mentre gli stati vicini sollecitano colloqui Notizie Al Jazeera Costa d'Avorio, si candida l'ex presidente Konan Bédié Rivista Africa africarivista.it Dopo le presidenziali la Costa d'avorio ripiomba nell'incubo della guerra civile Famiglia Cristiana Costa d'Avorio Scheda Paese Lookout News babilonmagazine.it Costa D'Avorio: donne osservate dai progetti anti-tratta italiani amicidilazzaro.it Gbagbo è all'Aja perché non ha fatto gli interessi della Francia Limes limesonline.com Costa d'Avorio: la storia scritta dai vincitori termometropolitico.it Costa d'Avorio: rientra dopo 10 anni l'ex presidente Gbagbo Ultima Ora ANSA Costa d'Avorio, pace armata Lettera43 A causa dei frequenti contrasti tra le due tifoserie, la semifinale della Coppa d'Africa di calcio tra Egitto ed Algeria è stata disputata il 28 gennaio in Angola; l'Egitto, trascinato da Ahmed Hassan, ha poi battuto anche il Ghana in finale, aggiudicandosi per la terza edizione consecutiva il torneo. Nel corso dell'anno si sono verificati diversi attentati di matrice islamica contro la minoranza copta cristiana nell'Alto Egitto, che in alcuni casi, come in gennaio a Nagaa Ham adi, hanno portato a piccole manifestazioni di protesta contro l'inerzia delle autorità locali e centrali nelle indagini a carico dei responsabili. Sollecitazioni al governo sono giunte anche da presidente del Consiglio nazionale per i diritti umani, Boutros Ghali, ex segretario generale dell'Onu. Un altro tema ricorrente è stata la protesta del governo sciita al potere a Gaza per il rigido blocco d'ogni genere di merce e degli aiuti internazionali attuato dall'Egitto al confine; esso è stato ulteriormente rafforzato da un muro sotterraneo che ha reso molto più difficile e costosa l'attività dei contrabbandieri da e per l'enclave palestinese. Nella seconda metà dell'anno si sono moltiplicate sulla stampa internazionale le denunce di conflitti a fuoco tra le forze di sicurezza egiziane ed israeliane da un lato, e membri di spietate organizzazioni che gestiscono il traffico di clandestini africani, specialmente dal Corno d'Africa, imponendo durissime condizioni di detenzione in attesa del momento ritenuto più opportuno per tentare il passaggio delle incerte frontiere in mezzo al deserto del Sinai. Nel 2010 secondo i dati ufficiali gli israeliani hanno intercettato almeno 136 clandestini, subito rimandati in Egitto. In aprile s'è guastato il vecchio impianto nucleare dimostrativo da 2 megawatt (teorici), realizzato dai sovietici, senza rilasciare radioattività; qualche mese dopo il ministro per l'Elettricità, Hassan Youris, ha comunicato che un nuovo impianto civile verrà realizzato entro dieci anni nel sito di El-Dabaa, sulla costa ad ovest di Alessandria, ad un costo stimato di 1,8 Miliardi di dollari. Questa città, considerata la roccaforte del movimento d'opposizione dei Fratelli Musulmani, è stata protagonista dei disordini che hanno caratterizzato la tornata elettorale di domenica 28 novembre, il principale appuntamento politico del 2010. Il presidente Hosni Mubarak, consapevole del pericolo rappresentato dal partito religioso legato agli sciiti, regioni, ma tale iniziativa è stata considerata illegale. In molte località della regione di Alessandria si sono verificate manifestazioni di rabbia quando la gente ha saputo dell'uccisione di un giovane nella provincia di Matarey figlio di un candidato indipendente. I sostenitori del governo sono però riusciti non solo a presidiare i seggi, ma ad impedire l'accesso, specie agli scrutini, dei rappresentanti delle liste avversarie; molto alto il numero dei voti annullati, spesso a causa di voluti errori di trascrizione del nome dei candidati. Secondo i risultati diffusi dal governo, i candidati del partito di Mubarak hanno conquistato al primo turno 209 seggi, oltre un terzo del parlamento in fase di rinnovo. Per protesta contro i brogli, i 27 candidati dell'opposizione che sarebbero dovuti andare al ballottaggio domenica 5 dicembre hanno deciso di ritirarsi dalla competizione elettorale, che ha lasciato uno strascico di malcontento diffuso. Il 13 gennaio il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha inaugurato l'impianto Gibe II, una condotta di 26 km che produce energia idroelettrica sfruttando il "salto" tra il bacino della diga Gibe I e la sottostante valle dell'Omo, il principale affluente del lago Turkana, in territorio keniota. Proprio il Kenia dovrebbe essere il principale acquirente dell'elettricità, secondo Meheret Debebe, capo dell'Ethiopian Electric and Power Corporation (EEPCo). Quest'opera, realizzata dall'italiana Salini, è parte di un più ambizioso progetto iniziato nel 2006 con fondi della cooperazione internazionale italiana ed un accordo diretto col governo etiope, che ha accettato d'aggiudicare l'appalto a trattativa diretta, senza una gara internazionale, provocando qualche malumore tra le grandi imprese concorrenti. La realizzazione della diga Gibe III ha fatto paventare da più parti rischi per l'economia agro-pastorale di cui vivono le popolazioni indigene (le tribù dei Kara e dei Kwegu), a causa dell'inevitabile scomparsa del ciclo naturale delle piene e, soprattutto, dei progetti di valorizzazione di parte delle aree con l'impianto d'estese coltivazioni destinate a produrre biocarburanti. L'Etiopia è attualmente il paese destinatario della maggiore quantità di aiuti da parte delle organizzazioni internazionali, anche per il suo ruolo di contenimento dell'espansione musulmana nel corno d'Africa. Il 22 maggio si sono svolte le elezioni politiche ed amministrative, cui hanno preso parte 63 diverse liste, con poco meno di 7.000 candidati. Come previsto, la vittoria è arrisa al Fronte Democratico Rivoluzionario del Popolo d'Etiopia del premier Meles Zenawi, al potere da 19 anni, in tutte e nove le regioni del Paese. Limitati i problemi ai seggi di cui s'è avuta notizia, specie nelle province di Oromya e nel Tigrai, dove l'opposizione ha lamentato le intimidazioni verso gli elettori da parte delle forze governative. Resta comunque il fatto che la principale forza d'opposizione, Medrek, una coalizione di otto partiti, ha perso consensi rispetto alle elezioni 2005. Il 4 agosto s'è tenuto il referendum confermativo per la nuova Costituzione, il cui testo, incentrato su un maggior reciproco controllo tra i poteri esecutivo e legislativo è stato elaborato da una commissione paritetica di personalità scelte dal presidente Mwai Kibabi e dal suo rivale politico, il premier Raila Odinga. Il nuovo testo è stato approvato da circa i due terzi dell'elettorato; s'è recato alle urne il 70% degli aventi diritto, e la consultazione s'è svolta pacificamente, a differenza del 2007. Perplessità erano state espresse in merito alla scarsa chiarezza della nuova Costituzione riguardo alla validità dei verdetti emessi dalle corti islamiche, basati sulla legge coranica. Il premier nel corso dell'anno si è sforzato di rafforzare legami con la Francia, il cui ruolo di potenza regionale è apparso piuttosto solido nella vicina Rep. Centrafricana e a Gibuti. Si è anche impegnato nel cercare finanziamenti per lo sviluppo dello sfruttamento dell'energia geotermica e la costruzione d'un parco eolico da 400 Megawatt. Il 2 novembre l'Alto Commissariato dell'Onu per i Rifugiati (Unhcr) ha chiesto al governo di prorogare la permanenza dei circa 8 mila profughi somali (in gran parte minori, donne e anziani) ospitati nell'accampamento di Mandera, nei pressi del confine nord-orientale, non lontano dalla regione somala di Bulla Hawa. Ai primi di dicembre Odinga è stato criticato dalle associazioni internazionali a favore degli omosessuali per alcune sue prese di posizione omofobiche. L'11 febbraio la Corte d'appello di Tripoli ha condannato per "soggiorno illegale" il cittadino svizzero Max Goldi, da tempo rifugiato nell'ambasciata del suo paese; il suo rifiuto di accettare la detenzione di quattro mesi nel carcere di Ain Zara ha aggravato il 14 febbraio ha voluto coinvolgere anche gli accordi di Schengen. La mossa ha avuto successo: di fronte alle pressioni internazionali, specie italo-francesi, Berna il 21 febbraio ha convinto Goldi a consegnarsi ai libici, i quali da fine marzo hanno ripreso a concedere i visti ai cittadini UE. Il leader Muhammar Gheddafi, accompagnato dal primo ministro Al Bagdadi Al Mahmaoudi, in quei giorni aveva accolto a Sirte il premier italiano Berlusconi, unico capo di governo occidentale presente al 22°vertice della Lega araba, che ha convinto il ministro degli Esteri della Spagna (presidente di turno dell'UE) a presentare scuse formali alla Libia per la "black list" di 188 cittadini libici indesiderabili in Europa che era stata fatta circolare dalla Svizzera nei mesi precedenti. Goldi è stato liberato il 12 giugno, in concomitanza con un altra visita di Berlusconi a Gheddafi nella caserma Bad el Azyzyia a Tripoli, accompagnato dai ministri degli Esteri svizzero e spagnolo e dall'ambasciatore tedesco. Il cantone di Ginevra ha dovuto concedere un risarcimento di 1,5 milioni di euro al figlio di Gheddafi, Hannibal, processato nonostante in teoria godesse d'immunità diplomatica. Nell'occasione la Libia ha anche accettato di rilasciare tre pescherecci italiani di Mazara del Vallo sequestrati nei giorni precedenti a 30 miglia dalla costa (la Libia non accetta il limite delle acque internazionali a 20 miglia). Tra giugno e luglio, anche su pressione italiana, il governo ha accettato di liberare un consistente gruppo di clandestini eritrei che erano stati concentrati presso Misurata (secondo alcune fonti dopo essere stati respinti dall'Italia) e poi inviati nel carcere di Brak, nei pressi di Seba, nel deserto meridionale; essi però hanno dovuto accettare di svolgere "lavoro socialmente utile in diverse shabie (comuni) della Libia". A fine agosto Gheddafi è stato accolto a Roma in occasione del secondo anniversario del Trattato d'Amicizia bilaterale; nella mag-gioranza alcuni esponenti finiani (e leghisti) hanno lamentato l'arroganza della delegazione libica, che ha sollecitato un finanziamento di 5 mld di euro da parte dell'Europa, onde evitare un massiccio arrivo di clandestini. Analoghe richieste sono state reiterate nel corso del terzo Summit tra l'UE e l'Unione Africana (UA) svoltosi a fine novembre a Tripoli alla presenza dei rappresentanti di 80 paesi (dell'Africa mancava solo il sudanese Omar El Bechir), e che ha segnato anche ufficialmente la fine della presidenza libica dell'UA. Francia, Germania e Gran Bretagna sono state rappresentate solo da diplomatici, e l'ospite d'onore è stato ancora una volta Berlusconi. Ai primi di agosto la tensione intorno all'enclave spagnola di Melilla ha impegnato in difficili negoziati i governi di Rabat e di Madrid: il primo non poteva ignorare le proteste degli autotrasportatori che lamentavano un giro di vite nei controlli e un atteggiamento particolarmente ostile da parte dei poliziotti spagnoli, l'altro replicava che le forze di polizia della regione circostante l'enclave non facevano praticamente nulla per contrastare le sempre più audaci organizzazioni di contrabbandieri (di merci e di clandestini) verso un territorio dove la percentuale di residenti d'origine europea è andata drammaticamente calando negli ultimi anni, ma che rappresenta comunque una porta d'accesso all'UE. Mounaim Chaouki, presidente del Comitato nazionale per la liberazione di Ceuta e Melilla, ha accettato dal 19 agosto di far sospendere i blocchi ai camion di generi alimentari e materiali edili diretti verso la città, che avevano creato disagi alla popolazione. L'ennesimo compromesso raggiunto a Ceuta ha rasserenato solo per pochi giorni i rapporti bilaterali: infatti a fine mese un gruppo di attivisti spagnoli che manifestavano in favore dell'indipendenza dell'ex colonia spagnola del Sahara dal Marocco sono stati malmenati ed arrestati per alcune ore da agenti in borghese, poi espulsi nelle Canarie, l'arcipelago spagnolo prossimo alla costa atlantica marocchina. In novembre, mentre in una sede periferica dell'Onu a New York iniziava la terza serie dei negoziati "riservati" sul futuro della regione, l'esercito è intervenuto per disperdere a forza circa 20.000 saharawi simpatizzanti del Fronte Polisario (sostenuto da Algeria e Mauritania), che da alcuni giorni s'erano accampati a Gdim Izik, 18 km dal centro di Laayoune (il capoluogo del Sahara Occidentale). Il leader del Polisario Ahmed Boujarib (il cui "stato" è considerato un membro a pieno diritto dell'Unione Africana) ha denunciato l'uso delle armi ed atti di brutalità a carico dei marocchini; i quali a loro volta per bocca del ministro degli Esteri Taieb Fassi nei giorni seguenti hanno replicato diffondendo tra i media internazionali dei video sulle modalità dello sgombero (durante il quale hanno arrestato "solo" 163 persone) e hanno ridimensionato il numero delle vittime diffuso dagli aggrediti: undici saharawi morti e 723 feriti, con sole 6 vittime tra gli assalitori, ed ingenti danni materiali. L'11 novembre in visita ad Algeri il ministro degli Esteri britannico Alistair Burt ha spezzato una lancia in favore delle aspirazioni del Polisario; il premier spagnolo Zapatero, invece, ha ricordato ai compatrioti che in questa fase Madrid ha tutto l'interesse a rimanere a fianco di Rabat. Le trattative a New York si sono chiuse senza alcun progresso nel braccio di ferro su chi abbia diritto di partecipare e chi di controllare l'annunciato referendum mediante il quale da anni l'Onu spera di risolvere la questione, ed una nuova serie di incontri tra le parti è stata programmata dalla fine del mese a Ginevra. Per tutto l'anno è rimasta alta la tensione tra le comunità musulmana e cristiana nella regione centrale di Plateau, che ha quale capoluogo Jos. Il 17 gennaio la notizia della costruzione d'una nuova moschea nel quartiere cristiano di Nassarawa ha provocato duri scontri, con decine di morti; essi si sono estesi alla vicina Bukuru, dove l'esercito è riuscito a fatica a ristabilire l'ordine. Ai primi di marzo, nuovi scontri tra pastori nomadi d'etnia fulani, musulmani, ed i residenti cristiani d'etnia berom del villaggio di Dogo Nahawa. Le ragioni dei contrasti sono prettamente economico-religiose, ma dal 9 febbraio hanno assunto anche connotati politici, a seguito dell'ascesa al potere (con la carica di "presidente provvisorio") dello Stato federale del cristiano Goodluck Jonathan, originario dello stato meridionale del Bayelsa. I più influenti politici musulmani hanno indotto in marzo a rientrare nel paese il presidente Umaru Yar'adua, malato terminale da molti mesi all'estero per cure; tuttavia Jonathan, pur mantenendo il rispetto formale nei suoi confronti, è andato man mano consolidando il controllo effettivo sull'esercito, da lui mobilitato nel Plateau per porre fine agli scontri interetnici. Il 45% della popolazione nigeriana ha meno di 15 anni, il 60% è analfabeta; il boom demografico dello scorso decennio ha influito sull'aumento esponenziale della disoccupazione, che induce anche ad una forte emigrazione, sia maschile che femminile. Da gennaio in alcune regioni settentrionali s'è manifestata un'epidemia di colera, i cui effetti si sono aggravati da giugno ad ottobre a causa delle forti ed insistenti piogge che hanno allagato le piste e distrutto infrastrutture e ponti, in particolare negli stati nordorientali di Sokoto e Kebbi. Il 6 maggio, dopo i funerali di Yar'Adua, Jonathan ha giurato nella capitale federale Abuja davanti ai ministri da lui nominati poche settimane prima, quando aveva raggiunto un solido compromesso con quasi tutti i leader politici musulmani. Egli ha annunciato quali priorità nell'azione del nuovo esecutivo la lotta alla corruzione e la pacificazione dell'annoso conflitto con i ribelli secessionisti nella zona del Delta del Niger, la più ricca di campi petroliferi. A tal fine Jonathan s'è dichiarato possibilista sulla richiesta, caldeggiata dagli Usa, di garantire alla popolazione locale che almeno il 10% delle royalties petrolifere verrà speso nella regione, per migliorare infrastrutture e condizioni igieniche dei miseri villaggi. Sollecitato dal principale avversario politico, il ricco uomo d'affari musulmano Ibrhaim Babangida, il nuovo presidente ha fissato le nuove elezioni al maggio del 2011. In autunno le agenzie dell'Onu, i Medici senza frontiere e la Croce Rossa nigeriana si sono impegnati per evitare l'estendersi del colera, che aveva infettato 40 mila persone e provocato circa 1.500 vittime verso Camerun, Ciad e Niger. Alla vigilia di Natale, profittando delle licenze e dell'allentamento della sorveglianza da parte dei militari, a Jos si sono verificati nuovi sanguinosi scontri; preoccupa l'utilizzo, oltre alle consuete armi bianche e fucili da caccia, anche di armi automatiche e dinamite. Agli inizi dell'anno erano attive tra il Mar Rosso, il Golfo di Aden e l'Oceano Indiano tre distinte missioni navali interforze inviate per contrastare il fenomeno della pirateria da molti paesi, ed in particolare alcuni membri dell'UE (EUNAVFOR), della Nato (CMF 151), della Russia e delle tre maggiori potenze asiatiche (India, Cina e Giappone). L'efficacia di tali interventi ha consentito senza dubbio di limitare la portata del fenomeno rispetto al biennio 2008-09, tuttavia ha dato adito nel corso dell'anno a tre distinti livelli di dibattito (e/o di polemiche) sui media dei paesi coinvolti: a) l'inadeguatezza del diritto marittimo internazionale a definire in modo uniforme le pene da applicare ai dirottamenti forzati di navi da carico e/o ad atti di violenza nei confronti degli equipaggi, specie nel caso in cui tali navi fossero state dotate di strumenti di difesa, quali l'imbarco di uomini armati facenti capo ad agenzie private; ciò tanto più che formalmente alcune delle suddette missioni non avevano obiettivi militari, ma agivano per facilitare l'azione del "World Food Program" della Fao, cioè per ragioni prettamente umanitarie. b) l'incertezza in merito alle regole d'ingaggio del personale militare ad esempio nel caso in cui i veloci motoscafi dei pirati volti in fuga fossero raggiungibili solo da parte degli elicotteri. c) data l'assoluta impossibilità delle autorità centrali della Somalia di controllare ampi tratti della costa, la legittimità di procedere ad azioni di polizia internazionale contro le basi di partenza dei pirati, ed in particolare il porto di Eyl. A fine gennaio le navi catturate erano 12, con circa 300 uomini tenuti in ostaggio: un deterrente contro le ipotesi di attacchi diretti, che ha indotto alcuni paesi a cercare collaborazione, per la lotta alla pirateria, alle forze di sicurezza del Puntland (ex Somalia Britannica), ad esempio quale alternativa al lontano Kenia per la custodia dei pirati catturati in mare. Il 5 febbraio una nave danese impegnata nell'operazione "Atalanta" dell'UE, l'Absalon, allertata prima dalla corvetta indiana Tabar, e poi da un elicottero francese, ha liberato i 25 membri dell'equipaggio dell'Ariella, una nave slovena che era stata attaccata mentre era in navigazione nel cosiddetto "Corridoio protetto" (Irtc). Contemporaneamente l'unità russa Neustrashimyy ha manovrato contro un altro motoscafo di pirati Il 27 luglio la Commissaria UE per gli Affari umanitari, Kristalina Georgevia, ha annunciato che pur persistendo i dubbi sull'effettiva possibilità di distribuire aiuti alimentari a chi ne aveva bisogno, in assenza di un interlocutore istituzionale somalo davvero credibile ed affidabile, la Commissione ha stanziato 35 milioni di euro per l'emergenza umanitaria, che riguarderebbe il 42% della popolazione: oltre agli effetti dell'annoso conflitto armato tra il governo di transizione federale (Tfg) e i gruppi shebab islamici bisognava tener conto degli effetti della siccità e delle epidemie. Tuttavia quasi tutti gli uffici umanitari per la Somalia risiedono a Nairobi, dove la comunità internazionale può avvantaggiarsi di sicurezza, ville, e safari durante il fine settimana. Agli inizi di settembre il portavoce degli shebab, Ali Mahmoud Ruge, ha cercato di dare rilievo all'ennesima offensiva in preparazione nella periferia di Mogadiscio; secondo alcuni osservatori, però, in effetti l'annuncio dell'addestramento in corso di alcune centinaia di giovani provenienti da diverse zone dell'interno era un segno di difficoltà nel reperire nuove truppe valide, atte a mantenere l'iniziativa militare nei confronti del contingente ugando-burundese dell'Amisom, dimostratosi un sostegno abbastanza valido al Tfg. Il 23 settembre, mentre a Mogadiscio il premier indicato dal Tfg, Omar Abdirashid Ali Sharmarke, rassegnava le dimissioni, due elicotteri Usa decollati da una delle navi al largo delle coste somale hanno compiuto un attacco a sorpresa contro la sede d'una riunione dei comandanti shebab che si teneva a Merca (90 km a sud della capitale). Sharmarke, da mesi in dissidio con il presidente Shek Sharif Shek Ahmed, in maggio aveva subito un voto di sfiducia dal Parlamento (composto da 500 membri), tuttavia aveva deciso di restare in carica. Il presidente ha subito nominato, ad interim, il vice premier Abdi Wahid Goonjeeh, che ha dovuto subito occuparsi dei combattimenti in corso nella periferia della capitale. Dal 17 ottobre i soldati dell'Amisom, coadiuvati da ausiliari dei clan che sostengono il Tfg (in particolare l'Ahlu Sunna Waljamaa, Aswj) e riforniti di armi e munizioni dagli Usa, hanno sferrato un attacco contro gli shebab, riconquistando la cittadina di Belet Hawo. Agli inizi di dicembre una parte delle milizie dell'Hizbul Islam ha deciso di rafforzare gli shebab, per bilanciare l'annunciato aumento degli effettivi Amisom, portandoli presto da 8 a 12 mila, così da aumentare la pressione sui quartieri "ribelli" di Mogadiscio. La speranza del nuovo premier del Tfg, il somalo-americano Mohamed Abdullahi Mohamed, era quella d'ottenere nuovamente l'aiuto militare dell'Etiopia, restia ad unirsi senza condizioni a un governo filo-Usa. Nei primi otto mesi dell'anno l'interesse generale è stato assorbito dalla prima edizione di un campionato mondiale di calcio nel continente africano, per la quale si rimanda alla sezione dello Sport. Il 4 gennaio il presidente Jacob Zuma, di etnia zulu, 67 anni, ha organizzato una cerimonia fastosa nel villaggio natale di Nkandla (KwaZulu Natal) per ufficializzare le nozze con la terza moglie, Thobeka Madiba, 36 anni, da cui aveva già avuto tre figli. Tra i presenti anche Nkosazana Dlamini-Zuma, ministro degli Interni ed ex moglie del presidente (hanno divorziato nel 1988). Le altre due mogli "in carica" sono Sizakele Khumalo, sposata nel 1973, e l'appariscente Nompulelelo Ntuli, sua moglie da soli due anni. La maggior parte degli ospiti indossava costumi tradizionali tribali, con pelli e monili di buon augurio; trattandosi d'un rito religioso, l'ennesimo matrimonio non è in contrasto con la legge, che anche in Sudafrica non consente di avere più di un coniuge; quindi non ha suscitato particolare scandalo, date le abitudini delle ricche famiglie africane, la notizia che Zuma ha formalizzato con l'umbondo lo scambio dei doni "di nozze" con la famiglia di un'altra fidanzata, Bongi Ngema, che in novembre lo ha accompagnato in Corea all'incontro del G20 di Seoul. Il mix tra vicende private e funzioni pubbliche, sempre molto seguito dai media, ha caratterizzato anche lo Swaziland, un'enclave nel territorio del Sudafrica (da cui dipende quasi interamente a livello economico) in prossimità del Mozambico. Il sovrano assoluto, Mswati III (42 anni) all'inizio di agosto ha destituito il ministro della Giustizia, Ndumiso Mamba, reo d'essersi innamorato di Nothambo Dube, 22 anni, una delle 13 mogli del sovrano, e di essere stato in sua compagnia mentre Mswati era in visita a Taiwan. Agli inizi di aprile in Sudafrica è sembrata tornare a rischio la convivenza tra i neri e gli eredi dei colonizzatori boeri, a seguito dell'omicidio da parte di due ragazzi d'un esponente del Movimento di Resistenza Afrikaner (Arm), Eugene Terre'blanche. Zuma s'è mosso con grande rapidità per rassicurare i bianchi, e all'indomani dei funerali, il 18 aprile, ha pubblicamente rimproverato Julius Malema, dirigente del settore giovanile del partito al potere, l'African National Congress (Anc), il quale prima della cerimonia aveva intonato canzoni considerate provocatorie dal segretario dell'Arm, Andre Visagie. In seguito Malema ha subito una censura ufficiale dagli organi dell'Anc, mentre le indagini avrebbero appurato che il movente del delitto non era razziale, ma legato alle inclinazioni sessuali del vecchio afrikaner. Nella seconda metà di agosto le vuvuzelas, divenute nel mondo il simbolo dei Mondiali, sono state utilizzate non dai tifosi, ma dai dipendenti pubblici, che hanno aderito in massa all'appello del sindacato Cosatu (appoggiato dalla sinistra dell'Anc) per uno sciopero ad oltranza a sostegno della richiesta di aumenti salariali dell'8,6%, per evitare gli effetti negativi dell'inflazione. Dopo alcuni giorni la situazione s'è fatta particolarmente preoccupante negli ospedali, e il ministro Aaron Motsoaledi ha fatto ricorso alla sanità militare, mentre la magistratura ha ingiunto alle guardie carcerarie di riprendere il lavoro. Le scuole invece sono rimaste chiuse più a lungo, e alle frontiere si sono create lunghe code di mezzi in attesa dei documenti doganali. Il ministro delle Finanze, Trevor Manuel, ha detto che il governo non avrebbe potuto accettare aumenti superiori al 7%, e alla fine il Cosatu ha accettato, per evitare d'aggravare la crisi economica in atto. Essa peraltro non colpisce allo stesso modo tutti i settori produttivi; ad esempio il settore minerario da un lato è soggetto ad una profonda ristrutturazione, che ha indotto negli ultimi anni le aziende a licenziare, ma dall'altro ha beneficiato nel 2010 del rialzo del prezzo dell'oro, di cui il Sudafrica rimane uno dei maggiori produttori mondiali; buoni anche i bilanci del settore degli armamenti. A fine dicembre, tramite una telefonata del ministro degli esteri cinese Yang Jiechi alla sua omologa sudafricana Maite Nkoana-Mashabane, il Sudafrica è stato invitato dal presidente di turno a partecipare nel 2011 a Pechino al vertice del cosiddetto Bric (Brasile, Russia, India e Cina), il gruppo dei paesi con i maggiori livelli di crescita in campo mondiale. Il Sudafrica è considerato il paese economicamente più importante dell'Africa, anche se il suo Pil è solo un quarto di quello dell'India. Sudan. Il primo aprile Yasir Arman, esponente del Movimento di liberazione del Popolo del Sudan (Mps), ha chiesto agli altri leader dei gruppi di opposizione di boicottare l'appuntamento elettorale dell'11 aprile, in cui per la prima volta dopo molti anni era prevista la partecipazione di tutte le forze politiche, anche quelle avverse all'uomo forte del grande stato a forte connotazione islamica, il presidente Omar Hassan al Bashir. Un primo colpo all'effettiva portata democratica del voto era giunto dal'annuncio che a causa del permanere dell'annoso stato d'emergenza nella vasta regione occidentale del Darfur, in tale zona non sarebbero stati neppure aperti i seggi, che sarebbe stato impossibile controllare da parte degli osservatori internazionali; la decisione è stata contestata dal Movimento per la Speranza e il Cambiamento del Darfur. Gli osservatori, attivi dall'11 aprile al 15 aprile e poi durante le complesse operazioni di spoglio delle schede sono stati circa 800, giunti da 18 paesi. L'Mps aveva chiesto invano al governo di rimandare di qualche settimana la consultazione, onde verificare che fossero stati distribuiti i certificati elettorali, e di ripristinare il numero dei seggi inizialmente previsto, ch'era stato invece drasticamente ridotto (gli elettori in teoria erano ben 16 milioni), chiamati a scegliere tra otto candidati alla presidenza e 14 mila aspiranti alle amministrazioni locali. Bashir a sua volta aveva accusato gli oppositori di voler ritardare la sua legittimazione da parte di libere elezioni, così da poter continuare a dipingerlo all'estero come il responsabile delle stragi avvenute in Darfur prima degli accordi del 2005. Il 25 aprile Bashir è stato proclamato vincitore, con il 69% dei suffragi: una notizia scontata, dopo il boicottaggio dei più quotati candidati d'opposizione. Tuttavia egli ha voluto compiere un gesto di buona volontà ratificando senza discussioni l'elezione di Salva Kiir alla presidenza del Sud Sudan, la vasta regione meridionale, con capoluogo Juba, ormai di fatto divenuta autonoma dove i musulmani sono nettamente minoritari. I due leader hanno annunciato per il gennaio 2011 un referendum che dovrà ratificare la secessione del Sud Sudan, che otterrà la piena indipendenza. L'11 luglio la Corte penale internazionale ha accolto la richiesta del procuratore Luis Moreno-Ocampo di emettere un nuovo mandato di cattura per "genocidio" a carico di Bashir. Il quale come già nel marzo 2009 ha rifiutato di presentarsi all'Aja e s'è limitato nei mesi seguenti a ridurre gli impegni istituzionali all'estero, sicuro del fatto che nessun paese straniero aveva la volontà o la possibilità concreta di procedere ad un suo arresto. La sola ulteriore concessione di Bashir al vice-presidente Kiir (e ai paesi occidentali) da parte del presidente è stata la promessa che un quesito del referendum del gennaio 2011 riguarderà anche il distretto petrolifero centro-meridionale di Abyei, di cui già si parlava dopo gli scontri del maggio 2008: gli abitanti dovranno scegliere se rimanere sudanesi o passare al Sud Sudan. In dicembre circa 200 mila persone sono tornate a stabilirsi nel Sud Sudan, dopo essere state profughe in Etiopia o in Congo. Tunisia. La percentuale di disoccupazione giovanile (tra i 15 e i 29 anni) ha ormai superato il 30 per cento. Venerdì 17 dicembre a Sidi Bouzid, una città a 265 km a sud di Tunisi, il giovane venditore ambulante irregolare di frutta Mohamed Bouazizi, un laureato costretto come tanti a sbarcare in qualche modo il lunario, ha deciso di darsi fuoco dopo aver subito l'ennesimo sequestro della merce da parte dei poliziotti. Quel gesto ha dato la stura ad una serie di proteste che nei giorni seguenti si sono diffuse anche in altre parti del paese, grazie alla copertura mediatica da parte dell'emittente araba del Qatar Al Jazeera. Le forze di sicurezza governative non sono state in grado di bloccare le iniziative di studenti sempre più determinati, scesi in piazza con la consapevolezza d'aver ben poco da perdere in caso d'arresto. Tra i motivi della protesta, oltre alle scarse prospettive di lavoro di troppi giovani, la denuncia della corruzione e dei favoritismi che regnano tra i funzionari governativi. Gli scontri si sono verificati, oltre che in alcuni quartieri della capitale, a Jendouba (nel nordovest) e Zaghouan (nord-est). Il presidente Zin el Abidin Ben Ali, al potere dal 1987, il 28 dicembre è apparso alla tv di stato per annunciare la destituzione del ministro alla Comunicazione e di quello alla Gioventù, ma anche per denunciare la "drammatizzazione, fomentazione e diffamazione mediatica ostile alla Tunisia" ed ha ordinato ai giornali di dedicare pagine intere a denigrare "le minoranze di estremisti e mercenari che provocano violenze e disordini", tuttavia il suo regime è andato mostrando crepe sempre più vistose. In febbraio la compagnia petrolifera italiana Eni ha annunciato d'aver acquistato dalla britannica Heritage il 50% dei diritti di sfruttamento di alcuni ricchi giacimenti nel bacino del lago Alberto, la cui valorizzazione era stata intrapresa congiuntamente da Heritage e dalla Tullow Oil. Un alto dirigente di questa azienda, Tim O'Hanlon, due mesi prima aveva dichiarato in via riservata all'ambasciatore Usa a Kampala, Jerry P. Lanier, che due ministri ugandesi avevano ottenuto una tangente per garantire il successo al nuovo accordo. L'Uganda – terza economia dell'Africa orientale – sta attirando miliardi di dollari in investimenti dall'estero. In marzo le piogge torrenziali abbattutesi sul distretto di Bududa e la città di Mbale, non lontano dal confine keniota, hanno provocato smottamenti e fiumi di fango a causa dei quali hanno perso la vita centinaia di persone; dopo una visita il presidente Yoweri Museveni ha inviato nella zona disastrata l'esercito. Il 12 luglio terroristi legati agli shebab, i combattenti islamici somali, hanno fatto esplodere due bombe nella capitale, provocando oltre 70 vittime tra gli avventori di locali pubblici, in quel momento affollati da chi seguiva la fase finale del mondiale di calcio; è morto anche un cittadino Usa. Secondo la polizia l'obiettivo era la comunità etiope del quartiere di Kabalagala, ma anche una minaccia al governo ugandese. Poche settimane dopo Kampala ha ospitato il 15° vertice dell'Unione Africana, dove s'è deciso di rafforzare con altri 2.000 uomini il contingente di 6.300 soldati ugandesi e del Burundi inquadrati nella missione di pace Amisom in Somalia, che supporta il debole governo legittimato dall'UA e dall'Onu. È rimasto però irrisolto il problema delle regole di ingaggio, che limitano l'impiego di queste truppe in azioni "attive" nei confronti degli insorti e sulla possibilità che i soldati del contingente "Amisom" possano essere impegnati in combattimenti contro gli Shabaab, considerati al servizio degli interessi di al Qaeda. Politica mondiale America 2010. America del Nord. Il 2010 s'è aperto con grandi manifestazioni di cordoglio per la morte di quattro soldati e della giornalista del Calgary Herald Michelle Lang nella provincia afghana di Kandahar; ad esse nei mesi seguenti hanno fatto seguito nuove polemiche sul senso della missione nel martoriato paese dell'Asia Centrale e sul ruolo del Canada, anche alla luce delle richieste e delle promesse della Nato. In febbraio ha suscitato grande clamore l'arresto del comandante della base aerea di Trendatore sessuale seriale e autore di due omicidi. preso parte in febbraio all'offensiva congiunta nei distretti di Zhari e Arghandab, e poi anche a Kandahar, mantenendo quindi il controllo soltanto nelle province di Panjwaii, Dand e Daman. Il 27 nobembre è iniziato il ritiro di parte del contingente; il 9 dicembre è stato annunciato che nel 2011 i militari rimasti saranno incaricati di "istruire" l'esercito nazionale afghano. Il governo ultra-conservatore del premier Stephen Harper, in costante calo di popolarità, ha investito molto sulla sicurezza dei due incontri politici ai massimi livelli della diplomazia internazionale ospitati nella seconda metà di giugno dal Canada: il G8, ospitato nella più discreta cornice di Hauntsville, ed il G20, per il quale è stata scelta Toronto. Secondo i dati ufficiali per le misure straordinarie di sicurezza sono stati spesi 970 milioni di dollari, in una logica di totale chiusura al dialogo preventivo con i rappresentanti delle associazioni di protesta, canadesi e straniere, che come di consueto cercano di profittare degli incontri tra i leader mondiali per ottenere visibilità mediatica. La polizia nei tre giorni più "caldi" del G20, dal 24 al 26 giugno, ha fatto ricorso al lancio indiscriminato di lacrimogeni ed eseguito oltre 600 tra fermi ed arresti nel corso di cariche improvvise che partivano dalle barriere che delimitavano l'ampia "zona di sicurezza", il centro di Toronto, dove sono state rotte vetrine ed incendiata qualche auto da parte dei manifestanti. Gli agenti hanno anche effettuato un blitz all'Università di Toronto, fermando 70 attivisti con l'accusa d'essersi infiltrati tra gli studenti: un'azione che come di consueto in questi casi ha lasciato ampi strascichi politici. Harper, che inizialmente sembrava orientato a sostenere decisamente la linea del rigore nei confronti delle grandi banche, considerate da Francia, Germania e Gran Bretagna dirette responsabili della crisi finanziaria globale, e quindi degne d'essere assoggettate ad una nuova forma di tassazione, durante il G20 ha assunto una posizione non dissimile da quella del presidente Usa Barak Obama, il quale ha difeso la potente lobby del credito facendo leva sulle preoccupazioni dell'India (e del Brasile) per gli effetti recessivi che deriverebbero da un eventuale aumento del costo del denaro, la cui circolazione negli investimenti internazionali non può prescindere dal sistema bancario. Alla fine s'è deciso di non impegnare tutti i paesi del G20 rispetto alle misure adottate specificamente dai vari stati; l'unico impegno formale assunto è stato quello di dimezzare il deficit dei bilanci statali entro il 2013, al fine di favorire la ripresa economica e la salvaguardi dei posti di lavoro. Harper ha insistito molto sul fatto che "Abbiamo preso degli impegni e il mondo si attende che li onoriamo. Per quanto riguarda la fiscalità non è solo una promessa tra i leader: è un impegno preso di fronte ai mercati". A fine agosto è stata data dai media filogovernativi grande enfasi allo smantellamento d'una supposta cellula terroristica islamica pronta a compiere attentati nella zona di Ottawa; uno dei tre giovani arrestati, Khuram Sjer era aspirante attore. A metà dicembre un'ondata eccezionale di maltempo ha costretto a far intervenire gli elicotteri militari per salvare decine di automobilisti frontalieri bloccati dalla neve nei pressi del confine con gli Usa; mobilitati anche i trattori dei contadini della zona per sgombrare le strade dai veicoli, con temperature notturne di 20 gradi sottozero. Politica Interna. Il 5 gennaio il presidente Barak Obama ha tenuto un duro discorso contro i responsabili delle agenzie di sicurezza che non avevano provveduto a bloccare, il 25 dicembre 2009, il volo Amstrdam-Detroit su cui viaggiava il terrorista d'origine nigeriana Umar Farouk Mutallab. Tuttavia il fatto che nessuno di costoro sia stato licenziato: a partire da Michael E. Leiter, il capo dell'Nctc, l'organismo di coordinamento tra le ben 16 "agenzie" Usa che si occupano della lotta al terrorismo, ha portato i media legati all'opposizione repubblicana (Gop) ad interrogarsi sull'effettiva autonomia operativa del presidente rispetto agli apparati burocratici di Washington. Sullo sfondo, la lunga campagna elettorale per l'evento politico più importante del 2010: le elezioni, in novembre, d'una parte consistente della Camera e del Senato di alcuni Stati, dette "di Midterm", perché si svolgono a metà del mandato presidenziale quadriennale. Il 19 gennaio il Gop è riuscito a far eleggere il senatore Scott Brown nel seggio vacante dopo la scomparsa, nel 2009, di Ted Kennedy. Obama ha così perduto il 60° voto al Senato, ritenuto indispensabile per il tormentato iter parlamentare della discussa riforma sanitaria da lui fortemente voluta sin dall'inizio del mandato. Il 22 maggio un altro esponente del Gop, Charles Djou, è stato eletto nel seggio vacante alla Camera delle isole Hawaii, in passato più favorevoli ai candidati del partito Democratico (Dp), quello del presidente. Le notizie sul caso Mutallab (e, dal primo maggio, quelle su un altro spettacolare attentato fallito all'ultimo momento nel cuore di New York, attribuito al pachistano Faisal Shahzad), sono servite a distogliere parte dell'attenzione dei media (ma non della gente comune) sui dati impietosi della crisi economica nell'anno appena concluso: il tasso di disoccupazione non s'è mosso dal 10%, e nel solo mese di dicembre si sono persi altri 85 mila posti di lavoro, a dispetto delle previsioni di alcuni economisti, che tra l'altro si basavano su dati rivelatisi inattendibili. I posti di lavoro persi dal 2007 erano circa 9 milioni. Secondo l'organizzazione Feeding America, diretta a Chicago da Vicki Escarra, rispetto al 2007 è aumentato del 27% il numero dei cittadini Usa che rischiano di non potersi permettere di mangiare a sufficienza e si rivolgono con continuità alle associazioni caritative religiose e laiche. Leiter ha saputo convincere Obama del fatto che le maggiori responsabilità dei fallimenti dell'intelligence andavano attribuite al suo superiore, Dennis Blair, il quale non era riuscito ad entrare in sintonia né con il capo di gabinetto Rahm Emanuel né con il direttore del controterrorismo John Brennan, ed il 22 maggio è stato costretto alle dimissioni. È stato fatale a Blair l'aver cercato d'ottenere maggiori informazioni sulle azioni compiute all'estero dalla Cia; al suo posto è stato nominato il 5 giugno quale nuovo Direttore dell'Intelligence (Dia) il sottosegretario alla Difesa James R. Clapper, ex dipendente dell'azienda di "consulenti in intelligence" Booz Allen. Clapper il 5 agosto ha ottenuto dal Senato l'unanime nulla-osta alla nomina, nonostante il suo nome fosse comparso, di straforo, nell'inchiesta pubblicata in luglio dai giornalisti Dana Priest e William Arkin del Washington Post sull'influenza anche economica delle agenzie federali impegnate nell'antiterrorismo e delle numerose aziende connesse, che danno lavoro ad almeno 845 mila dipendenti. Il primo febbraio Obama ha presentato al Congresso un programma di spesa che di fatto ha congelato per tre anni le risorse destinate ad alleviare il disagio sociale, con grande delusione di parte dell'elettorato del Dp, solitamente più sensibile del Gop a tali tematiche. Ad accrescere l'amarezza di costoro sono giunti da parte di Obama gli appelli a migliorare il deficit del bilancio federale anche mediante manovre fiscali, tra cui la riduzione delle esenzioni di cui godono alcune categorie "deboli". Tutto ciò all'indomani degli ulteriori "salvataggi" del sistema bancario contenuti nel cosiddetto piano Tarp, varato negli ultimi mesi della presidenza Bush ma fatto proprio dal direttore del Consiglio economico nazionale (Nec) Larry Summers e gestito per conto del ministro del Tesoro Tim Geithner dal sottosegretario Herbert Allison. Il Tarp è considerato da gran parte degli osservatori un classico sistema di "socializzazione delle perdite", in favore d'una categoria responsabile della recessione iniziata nel 2008. Hanno suscitato molte critiche anche le previsioni d'espansione della spesa pubblica nel settore militare e per la "lotta al terrorismo". A fine luglio due tra i più noti milionari degli Usa, Bill Gates e Warren Buffett hanno chiesto ai loro "colleghi" di destinare per testamento almeno la metà dei loro beni a scopi filantropici, così da alimentare le iniziative del cosiddetto Millenium Goal, un nuovo tipo di fondazione benefica. L'11 febbraio il governatore del New Jersey Chris Christie (Gop), eletto nel 2009 in uno stato di tradizione democratica, ha dichiarato l'emergenza fiscale, applicando in anticipo le misure di riduzione o congelamento delle spese per poter giungere alla chiusura dell'anno fiscale (il 30 giugno) con un deficit di "soli" 2,2 mld di dollari. Nelle settimane e nei mesi seguenti, provvedimenti analoghi sono stati adottati dal Texas, che ha licenziato numerosi dipendenti pubblici, ed in Arizona, dove i primi tagli hanno colpito l'assistenza sanitaria per i minori, e la governatrice Jan Brewer (Gop) ha proposto la reintroduzione dei dazi sul commercio. In aprile la governatrice, seguendo le indicazioni del senatore Russell Pearce ha firmato una legge molto restrittiva nei confronti degli immigrati messicani, considerati tutti potenziali criminali; Washington ha fatto ricorso, e a fine luglio la giudice di Phoenix Susan Bolton ha bloccato le parti più controverse sui controlli generalizzati ai presunti clandestini. Pearce si batte, insieme al collega del Sud Carolina Lindsay Graham, per l'abrogazione del 14° emendamento alla Costituzione, che garantisce la cittadinanza Usa a chiunque nasca in uno dei 50 stati. Il 15 febbraio il governo federale ha garantito l'avvio della costruzione di due nuovi impianti nucleari a Burke, in Georgia, accendendo nuovi prestiti per 8,3 mld di dollari: si tratta dei primi investimenti pubblici nel settore dopo trent'anni in cui s'era lasciato ampio spazio all'iniziativa privata. Per derogare ai limiti posti dallo stesso governo all'emissione del debito pubblico, la cui enorme entità contribuisce ad alimentare l'inflazione ed il conseguente disagio sociale, Obama ha fatto ricorso ad una legge del 2005 finalizzata alla riduzione dei gas serra: una scelta considerata "una beffa" dagli ecologisti contrari al nucleare. I lavori dureranno sino al 2017, generando in quel periodo 3 mila posti di lavoro in uno stato tra i più depressi degli Usa. Obama ha inserito le due centrali nell'ambizioso piano quinquennale da 130 milioni per il miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici. Pochi giorni dopo Obama ha raggiunto un compromesso con il Gop per armonizzare i due testi sulla riforma sanitaria, quello approvato nel 2009 dalla Camera e quello del Senato; a suo avviso l'estensione a 31 milioni di cittadini della possibilità di ottenere un'assistenza sanitaria tramite le polizze assicurative comporterà nel prossimo decennio una spesa di 950 mld di dollari, ma anche risparmi per 100 miliardi nel bilancio federale (che attualmente deve farsi carico delle cure mediche agli indigenti) già nello stesso arco di tempo, e destinate a crescere di dieci volte nel decennio successivo. Le difficoltà di bilancio nei singoli stati hanno dato nuova linfa ad alcune tendenze secessioniste di piccole regioni; ad esempio Long Island, sull'Atlantico (3 milioni di abitanti), che si ritiene troppo trascurata dallo stato di New York, o i comuni sulla baia Chesapeake, che hanno pochi rapporti col resto del Maryland. L'8 aprile una sacca di metano esplosa nella miniera di carbone Upper Big Branch (West Virginia), già soggetta in passato a incidenti, ha provocato 29 morti; solo dopo l'episodio la società Massey Energy è sta accusata per le scarse misure di sicurezza adottate. Ben più grave, pochi giorni dopo, il disastro ecologico provocato dall'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico, che ha provocato undici morti ed un disastro ambientale sulle coste della Louisiana, del Mississipi e Florida. La fuoriuscita di petrolio greggio e gli inutili tentativi posti in atto per alcuni mesi prima della messa in sicurezza hanno avuto un forte impatto mediatico e hanno contribuito ad intaccare l'immagine pubblica dell'amministrazione Obama. La quale, sull'esempio dei cittadini e degli stati rivieraschi, in dicembre tramite il procuratore Eric Holder ha citato per "violazione delle norme di sicurezza" la British Petroleum (Bp), proprietaria della piattaforma. Un rilievo mediatico decisamente inferiore ha avuto in luglio lo stato d'emergenza dichiarato per il Lago Michigan a seguito della rottura d'un oleodotto della texana Enbridge Energy; in ottobre Obama, su sollecitazione delle grandi compagnie, ha revocato la moratoria sulle trivellazioni offshore, inizialmente proclamata sino a novembre. A metà aprile vi sono state polemiche anche all'interno del Dp in merito ad alcuni aspetti d'un decreto legge che prevedeva risarcimenti a favore dei creditori coinvolti loro malgrado in casi di bancarotta fraudolenta: secondo alcuni il presidente della commissione senatoriale sull'attività delle banche, Chris Dodd, intendeva favorire la Goldman Sachs, società sulla quale era in corso un'indagine della SEC, la commissione federale di controllo sulle attività finanziarie, per le informazioni incomplete fornite ad alcuni clienti, che avrebbero subito gravi perdite a seguito degli investimenti sbagliati. Dodd ha sostenuto che il provvedimento in discussione al Senato sarebbe servito proprio per prevenire casi analoghi, tuttavia Peter Wallison, membro della Commissione d'inchiesta sulla crisi finanziaria ha deplorato il fatto che il governo intendesse tutelare con fondi pubblici certi creditori privilegiati piuttosto che i dirigenti o gli azionisti delle aziende in crisi. La legge, pomposamente denominata "Riforma di Wall Street a protezione dei consumatori" (meglio nota come D-FA) è stata firmata da Obama il 21 luglio e consta di ben 2.319 pagine; essa impone una stretta alle attività speculative delle banche, obbligandole per esempio a separare le attività di compravendita di hedge funds e derivati. Sono rimaste le perplessità sulla sua efficacia, in particolare a causa della mancata definizione d'un organismo di controllo veramente "terzo" rispetto alle grandi società d'intermediazione finanziaria, a differenza della legge Glass-Steagall del 1933, con la quale furono poste le basi per uscire dalla crisi originata dal crollo del 1929 di Wall Street, ponendo una netta distinzione (abolita anche formalmente dal 1999) tra le banche d'affari e i normali istituti di credito. La D-FA non indica con precisione sino a che punto una banca può prestare danaro oltre il limite dei mezzi propri, né alle dimensioni delle banche. Essa evita di menzionare Fannie Mae e Freddie Mac, le società immobiliari dipendenti dai contributi governativi (di cui hanno già assorbito 145 mld di dollari dal 2008) dove sono stati "piazzati" dalle banche gran parte dei contratti di mutui dalla dubbia esigibilità. A fine aprile Obama ha nominato tre nuovi dirigenti alla Federal Reserve (la banca centrale degli Usa), nel segno della continuità col governatore Paul Bernanke, il quale aveva recentemente deciso di concludere la stagione degli "stimoli" per cercare invece di rallentare le spinte inflazionistiche, rese più preoccupanti dall'ammontare del debito: 56 mila mld di dollari. L'avallo alla linea di Bernanke, nonché l'eccessiva condiscendenza di Summers nei confronti dell'ingegneria finanziaria posta in atto dagli stati in deficit hanno indotto uno dei primi volti nuovi portati con sé da Obama, il giovane responsabile della politica di spesa ("budget director") Peter Orszag, il quale il 22 giugno ha annunciato le dimissioni a far data dal 1° luglio, l'inizio del nuovo anno fiscale. Pochi mesi dopo l'ha seguita Christina Romer, un'altra dei consiglieri economici del presidente. Obama tra maggio ed agosto ha dovuto impegnarsi a fondo per la nomina di Elena Kagan a giudice alla Corte Suprema. Non giovava alla candidata la sponsorizzazione di Emmanuel (la cui influenza deriverebbe dalla conoscenza di alcune ombre durante l'attività politica di Obama a Chicaco). Sui blog vicini al movimento conservatore dei Tea Party la Kagan è stata dipinta via via come "inesperta" (non ha mai esercitato la professione di giudice), "favorevole alla censura di internet", "lesbica" ed "ebrea". Il tema dell'omosessualità e dell'omofobia, da sempre dibattuto all'interno del Parlamento Usa a causa dei suoi evidenti risvolti elettorali, anche quest'anno è stato utilizzato quale arma nel dibattito politico. In particolare è stata presa di mira dal senatore ebreo ex Dp Joe Lieberman la regola (introdotta nelle forze armate sotto la presidenza di Bill Clinton, Dp) definita "Non chiedere, non dire": in base ad essa i comandanti non erano autorizzati a chiedere ai loro sottoposti indicazioni in merito alle attitudini sessuali, ma ai militari non era consentito "esternare" le loro inclinazioni. Liebermann ha ottenuto l'appoggio del rappresentante del Nebraska Ben Nelson (Dp), il quale s'era opposto alla nomina della Kagan, e delle due del Maine, Susan Collins e Olympia Snowe, entrambe Gop; tuttavia il 22 settembre la proposta d'abrogazione è stata respinta, per l'ostruzionismo degli altri senatori del Gop. Contro la legge invece ha avuto successo la causa intentata da un'associazione di veterani gay, a favore della quale ha emesso una sentenza il 12 ottobre la giudice federale Virginia Philips. Alla luce della sentenza l'8 dicembre, il Dp ha ripresentato la proposta d'abolizione al Senato, rinnovato dopo le elezioni, ma i voti a favore sono stati 57, e ne servivano 60. A quel punto è intervenuto un decreto presidenziale a sanare la difficile posizione dei militari omosessuali dichiarati, i quali, stando alla lettera della legge, avrebbero dovuto lasciare il servizio: data la carenza di organici e l'entità dell'impegno bellico in corso, si tratta d'un "lusso" che gli Usa non possono permettersi Sempre su questo tema, il 7 agosto il giudice di Los Angeles, Vaughn R. Walker, ha definito incostituzionale la norma californiana approvata nel 2008 da un referendum popolare col 52% dei consensi, e che ha bloccato nello stato più "liberale" degli Usa i matrimoni tra persone del medesimo sesso; la questione è stata quindi rinviata alla Corte Suprema di Washington. In agosto i sondaggi davano in deciso calo il consenso nei confronti di Obama, mai accettato quale presidente dalla stragrande maggioranza degli elettori del Gop e sempre più "deludente" per l'ala progressista del Dp, che gli rimprovera di non essersi servito con sufficiente determinazione della maggioranza di cui disponeva nella fase iniziale del mandato, come le ha ricordato in un dibattito televisivo Velma Hart. Ai primi di settembre il presidente s'è riavvicinato ai sindacati durante la Labor Fest di Milwaukee (Wisconsin) ed ha attaccato con decisione il Gop, lanciando al contempo un piano d'investimenti pubblici nel settore delle strade e dei trasporti: 50 mld di dollari in 6 anni, ma "senza aumentare il deficit", dato che essi saranno gestiti da una nuova banca per le Infrastrutture, in grado di svolgere il lavoro "di almeno 100 uffici federali" più rapidamente e capillarmente. Un segno della nuova linea politica è stato l'annuncio che il presidente aveva deciso di porre termine, da fine anno, alla collaborazione con Summers ed Allison. Tale scelta, gradita alla sinistra del Dp, ha indotto a fine settembre Emanuel ad annunciare la candidatura a sindaco di Chicago (nel 2011); al suo posto Obama ha designato il fido Pete Rouse. Al 30 settembre il debito pubblico ha raggiunto i 13.561,62 mld: una cifra pericolosamente prossima ai 14.294 mld indicati quale limite massimo nel bilancio di previsione approvato il 12 febbraio, e determinata in larga misura dalla diminuzione delle entrate fiscali. In tutti gli stati sono andati crescendo i problemi legati agli sfratti esecutivi: sia perché in costante aumento, sia perché in molti casi la documentazione presentata dalle banche creditrici/proprietarie agli uffici giudiziari è risultata incompleta o carente. Si era ormai in piena campagna elettorale. Nel campo conservatore il Tea Party ha ottenuto che si svolgessero numerose primarie per la scelta dei candidati del Gop, ed ha sfruttato la grande copertura mediatica garantita dalla Fox News e da altri network conservatori. Politicamente "ambigua" invece la scelta della Cnn di reclutare come opinionisti la giornalista di destra Kathleen Parker (la quale ha criticato una delle esponenti del Tea Party, Sarah Palin, grande raccoglitrice di fondi elettorali) e l'ex governatore Dp di New York, Elliot Spitzer, che se l'è presa con Geithner (uno degli uomini meno amati degli Usa). I Tea Party sarebbero sostenuti finanziariamente dai fratelli Charles e David Koch, magnati del settore energetico. Nelle primarie Gop per il senato del Delaware Christine O'Donnell ha superato l'ex governatore Michael Castle, così come per lo stato di New York l'imprenditore di Buffalo Carl Paladino ha battuto Rick Lazio. Nel campo governativo il 10 settembre il ministro per la Sicurezza Interna, Janet Napolitano, interessata a rassicurare l'elettorato moderato, ha annunciato un'offensiva nei confronti degli "estremismi violenti", presto tradottasi in perquisizioni a tappeto dell'Fbi nelle abitazioni di attivisti dei movimenti contrari alle guerre degli Usa, specialmente a Chicago e Minneapolis; tra questi, Mick Kelly e Jess Sundin, definiti "sospetti fiancheggiatori del terrorismo". Questa prova di forza è stata vista come un segno del nervosismo al ministero, dove ai primi d'ottobre il Consigliere per la Sicurezza Nazionale, il gen. James Jones, è stato rimpiazzato dal suo vice, Tom Donilon (ex Fanni Mae) dopo aver rivelato alcuni imbarazzanti retroscena sulla condotta militare di Obama e della sua cerchia al noto giornalista investigativo Bob Woodward. La nomina di Donilon non è stata apprezzata dai vertici militari né dal ministro della Difesa Robert Gates (Gop), perché troppo "politica". In quegli stessi giorni la commissione senatoriale di controllo delle forze armate, presieduta da Carl Levin (Dp), ha reso noto che quasi tutte le compagnie private di sicurezza ingaggiate dagli Usa per proteggere le basi militari in Afghanistan, i cosiddetti contractors (oltre un centinaio), fino al 2009 avevano mantenuto canali di comunicazione diretta con i talebani o con la malavita locale; ciò ovviamente è andato a discapito dell'efficacia delle operazioni compiute dall'esercito. Al fine di rendere più chiara agli elettori la distinzione tra il programma politico del Dp e l'azione (a volte contraddittoria) del governo Obama, il partito ha affidato il comitato elettorale al deputato del Maryland Chris van Hollen, il quale ha sottolineato che il Dp è attento ai problemi locali e non è disposto a compromessi con personaggi discussi del campo avverso, come il lobbista Karl Rove (avversato dal vice presidente Joe Biden) o il deputato dell'Ohio John Boehner (rivale alla Camera di Nancy Pelosi) da tutti considerati i veri strateghi politici conservatori. Il Gop ha incentrato la campagna, diretta dal texano Pete Sessions, sulle critiche al governo federale, ed ha proposto un programma di tagli fiscali, di lotta alla disoccupazione e di affossamento della riforma sanitaria voluta da Barack Obama. Le elezioni del 2 novembre hanno sancito la vittoria del Gop, anche se i candidati del Tea Party non hanno ottenuto il successo sperato, in quanto troppo estremisti per gli elettori moderati: ai seggi s'è registrata una massiccia affluenza di anziani. Il rinnovo riguardava tutti i 435 seggi della Camera, 37 sui 100 seggi al Senato e i governatori di 37 Stati; si sono rinnovati anche i parlamenti di 46 stati su 50, e molte schede di referendum locali. Mentre in Senato il Dp ha mantenuto la maggioranza di 51 seggi, grazie alla vittoria di misura di Patty Murray nello stato di Washington, alla Camera il partito ha perso un'ottantina di seggi. I media si sono interessati soprattutto alle sfide tra senatori: la leader del Tea Party Sharron Angle in Nevada ha perso contro il più esperto Harry Reid (Dp), mentre un suo alleato, Rand Paul, s'è imposto nel Kentucky, e il cubano-americano Marco Rubio in Florida. Carly Fiorina (Gop) ha speso invano 140 milioni di dollari in California: è stata sconfitta da Barbara Boxer, Dp. Il più ricco politico degli Usa è Richard Blumenthal (Dp) senatore del Connecticut, con un patrimonio di 95 milioni di dollari; ne ha spesi molti contro la sfidante Gop, Linda McMahon, anch'essa dotata di grandi mezzi finanziari. L'altra faccia della medaglia sono gli oltre 42 milioni d'individui che fanno ricorso (più meno continuativamente) ai "Food stamp", i buoni pasto, ed il costante aumento delle richieste di sussidi di disoccupazione. Subito dopo le elezioni Obama ha cercato di venire a patti con il Gop, onde evitare nel 2011 alla politica Usa un blocco dell'attività politica dovuta alle reciproche contrapposizioni dei due rami del parlamento; tra le nomine gradite al Boehner, nuovo presidente della Camera, quella di Jack Lew al posto di Orszag, il quale è ststo criticato per aver accettato un lucroso contratto con il conglomerato bancario City Group. Tra i primi provvedimenti di Lew il blocco per due anni delle retribuzioni dei dipendenti federali civili: una notizia che ha avuto da parte dei media un risalto inferiore a quelle legate alla fuga di notizie dal Pentagono tramite il network militare Siprnet (da cui sono stati rubati i 250mila documenti poi finiti nella disponibilità di Wikileaks), e all'apertura d'un procedimento penale contro l'organizzazione di Julian Assange annunciata dal ministro della Giustizia Eric Holder. Il 12 dicembre la sinistra del Dp, molto seccata per l'atteggiamento "bipartisan" assunto da Obama nei confronti del Gop, ha minacciato - per bocca di van Hollen e del senatore di New York Chuck Schumer - di non votare il test di proroga per due anni dei tagli fiscali introdotti da Bush (un piano da 858 milioni di dollari, da rinnovare entro fine anno) se non fosse stato inserito un limite atto ad escludere dal provvedimento i redditi superiori a un milione di dollari, così da rispettare il programma elettorale del Dp. In difesa di Obama il portavoce David Axelrod ha fatto osservare che il Gop aveva accettato anche una proroga per 13 mesi ai sussidi per i disoccupati cronici, e che Paul Ryan, deputato del Wisconsin destinato da gennaio a guidare la commissione bilancio della Camera non era disposto ad altre concessioni. A novembre il tasso ufficiale di disoccupazione era tornato al 9,8%, senza includere nel calcolo coloro che hanno rinunciato alal ricerca e quanti pur di non restare inattivi hanno accettato un lavoro parttime con il quale tuttavia non riescono a sopravvivere. Il 41,9% dei disoccupati era senza lavoro da oltre sei mesi. Il 13 dicembre, ennesima sentenza "politica" nel 2010 d'un giudice del tribunale federale della Virginia, che ha definito in una sentenza "incostituzionale" la riforma sanitaria, dando ragione ai numerosi ricorsi contro l'obbligo di sottoscrivere assicurazioni sanitarie; anche in questo caso la questione dovrà essere esaminata dalla Corte Suprema. Il 16 dicembre il decreto fiscale, già passato al Senato, è stato approvato dalla Camera con 277 voti contro 148, nonostante le perplessità di molti osservatori sulle sue conseguenze inflazionistiche. L'ultimo grande scontro politico del 2010 riguardava l'approvazione preliminare al nuovo trattato con la Russia sulle armi nucleari, un argomento cui Obama aveva dato grande risalto in campagna elettorale (e che la base dei Tea Party vedeva come fumo negli occhi). I parlamentari del Gop particolarmente sensibili ai desiderata dell'industria militare (e nucleare), guidati dal senatore del Tennessee Lamar Alexander, hanno consentito a far raggiungere i 2/3 dei voti necessari in Senato; in cambio il presidente ha promesso investimenti di 85 miliardi di dollari in 10 anni per rinnovare e migliorare l'efficienza delle armi atomiche Usa, e il provvedimento è passato con 71 voti contro 26. La contromossa dell'ala "popolare" del Gop è stata la nomina alla presidenza della commissione di controllo della Camera sull'attività della Federal Reserve di Ron Paul, un medico settantacinquenne molto amato dalla base del partito, il quale da anni si batte contro il danaro (e il debito) "creato dal nulla" mediante abili alchimie finanziarie. Il 26 dicembre il parlamento dell'Illinois, alle prese con il deficit di bilancio, ha deciso di chiedere su di essi speciali emissioni obbligazionarie da collocare sul mercato borsistico, nella convinzione che sarebbe stato meno oneroso pagare ai creditori (divenuti investitori) gli interessi sul debito anziché le penali previste per i ritardi nei pagamenti dei fornitori. Nonostante la stretta sulle spese dei singoli stati (che ha fatto registrare per la prima volta dal 1970 una contrazione del 3,8% nel 2009 e del 7,3 nel 2010), le città e gli stati americani a fine 2010 avevano complessivamente emesso obbligazioni per 3.000 mld di dollari e un deficit di 3.500 mld di dollari nei fondi pensione dei loro ex dipendenti. A fine dicembre la cittadina di Prichard (Alabama) ha sospeso il pagamento delle pensioni, nonostante ciò fosse proibito dalle leggi di quello Stato. Politica estera. Il 16 gennaio Ken Hoffman, portavoce del direttore dell'Fbi Robert Muller, s'è scusato con il politico spagnolo di sinistra Pascal Llamazares la cui fotografia ritoccata era stata diffusa su internet da un non meglio precisato "analista" dell'agenzia di controspionaggio Usa come se fosse un identikit di Osama Bin Laden. Il 3 febbraio Obama nel corso d'uno dei tanti discorsi finalizzati ad accrescere il consenso dell'elettorato moderato in un anno di dura campagna elettorale ha affermato che il tasso di cambio "non realistico" dello yuan rispetto al dollaro "gonfia artificialmente" il prezzo dei prodotti americani mentre "riduce altrettanto artificialmente" il prezzo dei prodotti cinesi. Tali affermazioni, pur se ricorrenti da parte dei presidenti Usa, hanno suscitato una reazione piuttosto vivace del portavoce del ministero degli Esteri, Ma Zhaouxu, che ha definito le accuse infondate, affermando che "Il tasso dello yuan è a un livello ragionevole e la Cina non sta perseguendo deliberatamente un surplus commerciale con gli Stati Uniti". Sullo sfondo il disappunto di Pechino per il recente via libera del governo Usa ad una nuova consistente fornitura di armi a Taiwan, per le critiche dei media americani in merito ai "filtri" censôri imposti dal governo cinese ai maggiori motori di ricerca in internet e per l'imminente visita del Dalai Lama negli Usa. Nel corso della quale il leader tibetano è stato accolto con ogni riguardo dall'establishment politico degli Usa, consapevole della sua grande popolarità, del suo ruolo di figura-simbolo per il popolo tibetano e del suo ruolo nel mantenere distaccati i rapporti tra la Cina e l'India, che nel corso del 2010 (con un certo disappunto di Washington) sono comunque andati migliorando, specie sul piano economico. Gli interessi degli Usa a Taiwan oltre alle armi si legano anche al settore della tecnologia: in marzo Apple ha fatto causa alla taiwanese Htc (produttrice dei tablet Nexus One e quelli equipaggiati con Windows Mobile), rea d'aver sfruttato senza autorizzazione 20 brevetti legati all'iPhone. Il 2 marzo l'ambasciatore Usa a Roma, David Thorne, ha espresso preoccupazione per la recente sentenza d'un tribunale italiano che ha ritenuto il provider Google Italia colpevole per non aver bloccato immediatamente la diffusione di un video amatoriale con atti di bullismo nei confronti d'un ragazzo disabile. Secondo l'alto funzionario del Dipartimento di Stato Michael Posner se tale principio giuridico fosse riconosciuto vi sarebbe un enorme danno per i provider internazionali, gran parte dei quali hanno sede negli Usa. Obama, preoccupato per le crescenti critiche interne alla sua decisione di affrettare il disimpegno militare in Iraq e di procedere in Afghanistan ad una duplice strategia (offensiva militare e trattative di pace "riservate") ha deciso di migliorare la propria immagine di leader "globale" impegnandosi sul tema del disarmo nucleare: un tema il cui interesse da parte del Pentagono è legato soprattutto al dibattito sull'opportunità d'un attacco "preventivo" all'Iran. Il 7 aprile a Praga, capitale della Rep. Ceca, Obama e il presidente russo Medvedev hanno firmato i preliminari dello Start2, un nuovo trattato bilaterale sugli armamenti atomici. In base ad esso le testate atomiche di ciascuno dei contraenti verranno ridotte del 30% circa, con un massimo di 1.550, da applicare a non più di 800 missili vettori. Obama ha preso atto del preambolo fatto aggiungere dalla Russia per ribadire la netta contrarietà alla collocazione di batterie anti-missile in Polonia e ha a sua volta ricordato che il trattato non sarebbe stato valido senza la ratifica del Senato, giunta solo a fine dicembre dopo un lungo dibattito sull'opportunità di procedere all'installazione dei missili in Europa Orientale. Pochi giorni dopo Obama ha indetto a Washington un vertice dei capi di stato e di governo di 47 paesi sul tema della "sicurezza nucleare", ed ha annunciato l'impegno degli Usa a non servirsi di armi atomiche contro i paesi che rispetteranno il Trattato internazionale di non proliferazione nucleare, definito dal presidente pro tempore dell'Agenzia Internazionale per l'energia atomica (Aiea), Yukiya Amano, "un passo fondamentale". Era scontato il mancato invito dell'Iran, ma ha suscitato commenti negativi tra le cancellerie europee lo"sgarbo" fatto a Obama dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, il quale non ha accettato l'invito, cosi da non dover impegnare il suo paese alla firma del Trattato. Più positivo l'incontro bilaterale, a margini del vertice, con il presidente cinese Hu Jintao, che non ha più insistito sul tema spinoso del Dalai Lama e s'è impegnato a collaborare con gli Usa nello studio delle sanzioni più opportune nei confronti dell'Iran (di cui entrambe le potenze paventano il progressivo riavvicinamento alla Turchia e l'influenza nell'Asia Centrale islamica). Obama ha anche ottenuto l'impegno dll'Ucraina a smaltire entro il 2012 le sue scorte di uranio arricchito sotto la supervisione dell'Aiea (così da evitarne la vendita sottobanco ad altri paesi). Il 17 maggio il senatore John Cornyn (Gop) ha ottenuto l'unanimità dei consensi alla sua proposta d'impegnare il rappresentante Usa all'interno del Direttivo dell'Fmi (il quale ha diritto di veto, in quanto gli Usa sono il maggior contribuente all'Fmi) ad opporsi alla concessione di aiuti finanziari a Paesi che probabilmente non sarebbero in grado di rimborsarli. Si trattava di un chiaro tentativo di frenare l'attivismo mostrato dal presidente del Fmi, il francese Dominique Strauss-Kahn, per la concessione d'un prestito straordinario di 40 mld di dollari alla Grecia. A fine maggio Obama ha reagito duramente all'intervista al settimanale Rolling Stone del comandante delle forze Usa (e della Nato) in Afghanistan, Stanley McChrystal, il quale aveva usato parole sprezzanti verso James Jones e s'era detto "tradito" dall'ambasciatore Usa a Kabul Karl Eikenberry. Dopo un faccia a faccia alla Casa Bianca il generale, che aveva sperato invano d'essere difeso da Gates o da Biden, s'è dimesso. Al suo posto è stato subito nominato David Paetreus, già a capo del Comando Centrale americano per le guerre in Afghanistan e Iraq. Il "malessere" di McChrystal era legato all'altissimo numero di perdite registrate dall'inizio dell'anno tra le truppe Nato, e dal timore che il sacrificio di molte vite per occupare punti strategici del territorio afghano fosse poi vanificato dagli accordi diplomatici con i talebani. Nei mesi seguenti la scelta di sostituire con Tom Donilon il generale Jones (capro espiatorio per i fallimenti nella prevenzione di attentati ad alto impatto mediatico) non ha contribuito a rasserenare i rapporti tra gli alti vertici militari e la Casa Bianca: infatti Donilon è stato tra i fautori del rapido disimpegno in Iraq e dell'indicazione d'una data per l'inizio del ritiro dall'Afghanistan; inoltre appare orientato a non escludere un prossimo conflitto con l'Iran (e con la Cina) se continueranno a "minacciare" l'egemonia Usa in Medio Oriente ed in Africa. Per gli alti comandi, invece, sarebbe prioritario il consolidamento della Nato, dopo i rapidi ampliamenti territoriali seguiti al crollo dell'Urss, e il rafforzamento dell'egemonia sulle coste dell'Oceano Pacifico. Essi non hanno apprezzato la "condiscendenza" degli ultimi due presidenti, fortemente impegnati nei conflitti mediorientali, nei confronti, ad esempio, della Corea del Nord. In campo politico, molti dei sostenitori dei Tea Party andavano criticando non solo le incertezze e le contraddizioni del governo nella conduzione della guerra in Medio Oriente, ma anche l'aumento delle spese destinate – specie in Iraq – ai contractors, ex militari (spesso britannici, o dell'Europa Orientale) in grado di strappare alla Difesa contratti milionari. In giugno un rapporto dell'American Civil Liberties Union (ACLU) ha documentato un centinaio di episodi di controlli minuziosi a cittadini impegnati ad organizzare o semplicemente a diffondere petizioni o manifestazioni pacifiche di protesta contro il G20 o la politica estera in generale; la situazione è andata peggiorando nei mesi seguenti, perché l'Fbi ha fatto più frequentemente ricorso alle convocazioni di attivisti e pacifisti davanti ad un gran giurì, strumento investigativo che permette al governo di costringere i cittadini a testimoniare anche se non sono formalmente accusati di alcun reato specifico. Agli inizi di agosto i due rami del Parlamento hanno votato lo stanziamento di 600 milioni di dollari e l'assunzione di altri 1.500 uomini per il controllo della lunga frontiera con il Messico; parte della somma servirà ad aumentare il numero dei droni, i piccoli aerei da ricognizione senza pilota già impiegati massicciamente in Afghanistan. Un ulteriore segnale del raffreddamento dei rapporti con il vicino meridionale è la richiesta di 2.000 dollari in più per ciascuno dei visti richiesti alle aziende che inviano "personale qualificato in missione temporanea di lavoro" negli Usa: si trattava d'un escamotage posto in atto da alcune organizzazioni che creavano false aziende per poter far entrare legalmente lavoratori che poi facevano perdere le loro tracce nell'ampia "zona grigia" dei numerosi clandestini che vivono prevalentemente in California, Arizona e Texas. I figli di clandestini rappresentano il 5,4% dei giovani americani sotto i 18 anni; a ciò andrebbero aggiunti i figli delle donne – in prevalenza cinesi – che entrano negli Usa con un visto turistico trimestrale quando sono intorno al sesto mese di gravidanza, così da ottenere legalmente per i neonati la doppia cittadinanza. Il 21 ottobre ha fatto discutere una delle prime applicazioni da parte di un giudice federale di Washington della recente legge che consente ai cittadini Usa di fare causa "agli stati che sponsorizzano il terrorismo". Egli infatti ha considerato "fondata" la richiesta di risarcimento presentata alla Bank of China da un gruppo di familiari di due ebrei americani rimasti vittima nel 2006 d'un attentato in Israele. Secondo loro la banca, rifiutandosi di chiudere il conto corrente utilizzato da uno dei capi della Jihad Islamica, ritenuta l'organizzatrice di quello e di altri attentati, s'era fatta oggettivamente complice dei terroristi. Naturalmente l'ambasciata cinese ha ritenuto l'azione legale del tutto priva di fondamento, rifiutando qualunque responsabilità. Un altro e più consistente motivo di perplessità nei rapporti tra Usa e Cina riguardava l'azione della Federal Reserve: dopo mesi in cui ha chiesto ai paesi amici (in particolare Brasile e Germania) di sottoscrivere i titoli del debito pubblico, il 3 novembre (all'indomani delle elezioni) la banca centrale Usa ha ripreso la politica degli "stimoli" e del cosiddetto "easing" volta a liberare le banche dai maggiori immobilizzi: ha annunciato che avrebbe acquistato, entro il giugno 2011, titoli-spazzatura per 600 mld di dollari. La notizia ha determinato un breve momento d'euforia per i titoli di Wall Street, ma ha anche indotto Pechino ad accentuare la lenta ma costante azione di "alleggerimento" rispetto al proprio portafoglio di titoli Usa, di cui già all'inizio del 2010 non era più la maggiore detentrice. Nel corso dell'anno la Cina ha venduto titoli statunitensi per circa 100 mld di dollari, nonostante il fatto che le maggiori agenzie di rating continuino ad attribuire al debito pubblico Usa la "tripla A", cioè a definirlo un investimento garantito. A metà novembre Obama ha compiuto una visita ufficiale di molti giorni in India, Indonesia, Giappone e Sud Corea, il cui obiettivo fondamentale era quello di consolidare recenti legami economici, specie con l'India, ed anche di rassicurare i paesi amici dell'area rispetto ai timori sull'espansionismo cinese. Nello stesso periodo è tornata in primo piano sui media la questione della prigione per terroristi islamici allestita da anni nella base militare Usa di Guantanamo (Cuba). Il governo di Londra ha raggiunto un accordo con gli avvocati di alcuni cittadini britannici rilasciati nei mesi precedenti: essi in cambio d'un sostanzioso risarcimento eviteranno di descrivere durante i processi i particolari su arresti, detenzioni in paesi terzi, interrogatori subiti. A New York il primo detenuto di Guantanamo comparso davanti ad un tribunale civile, Ahmed Khalfan Gailani, è stato condannato a 20 anni di carcere per "distruzione di proprietà", ma assolto per gli altri 285 capi d'accusa nei suoi confronti, anche perché la pubblica accusa aveva preferito evitare di valersi d'informazioni ottenute con mezzi meno che leciti, sapendo che non sarebbero state ammesse come prova. Alla luce del caso Gailani, che ha rinfocolato le annose polemiche sul sistema giudiziario in vigore negli Usa, Eric Holder ha deciso di accogliere il parere negativo di alcuni funzionari rispetto all'ipotesi di un processo civile anche a carico di Khaled Sheikh Mohammed, presunto pianificatore degli attentati dell'11 settembre 2001. Il 9 dicembre, parlando a San Francisco ad un convegno di avvocati musulmani, Holder ha negato che il governo abbia un atteggiamento pregiudizialmente ostile nei confronti dei musulmani soggetti ad indagine, ma ha anche difeso con forza l'utilizzo di infiltrati e/o d'intercettazioni ad ampio raggio, facendo riferimento alla cattura da parte dell'Fbi, il mese precedente, del giovane somalo Mohamed Osman Mohamud, che preparava un attentato in Oregon. Ma in quel periodo l'attenzione del governo era focalizzata soprattutto sugli effetti negativi per la credibilità dei diplomatici all'estero legata alla diffusione dei vecchi documenti segreti ad uso interno della diplomazia Usa che sono pervenuti a WikiLeaks, e da essa diffusi nonostante le minacciate azioni legali. Tra i molti diplomatici cui è stato opportuno cambiare la destinazione, in quanto presumibilmente divenuti poco graditi ai governi locali, l'ambasciatore in Libia, Gene Gretz, e quello in Turchia, Eric Edelman. Il 9 dicembre la Camera, nell'ambito dei nuovi stanziamenti per spese militari resi possibile dal bilancio di previsione per l'anno fiscale iniziato il primo ottobre, ha approvato con una maggioranza trasversale composta da deputati Dp e Gop, di finanziare con 200 milioni di dollari lo sviluppo, in Israele, del nuovo sistema missilistico "Iron Dome". Qualche giorno dopo ha avuto il via libera la costruzione, entro un anno e mezzo, d'un nuovo eliporto nei pressi di Alma Ata, in Kazakistan, di un centro d'addestramento a Karatoga, non lontano da Dushanbe, in Tagikistan, e di una nuova base per "operazioni speciali" a Mazar i Sharif, nel nord dell'Afghanistan, a pochi km dalla città uzbeka di Termez. E' stato invece bocciato il piano di sostegno all'integrazione dei giovani immigrati clandestini voluto da Obama e denominato "Dream Act". Il 29 dicembre, dopo aver rifiutato la nomina del nuovo ambasciatore degli Stati Uniti, Larry Palmer, il presidente del Venezuela Hugo Chavez ha sfidato gli Usa a rompere le relazioni diplomatiche; i rapporti tra i due paesi sono da anni molto tesi, nonostante il fatto che le esportazioni di petrolio verso gli Usa non siano mai state interrotte. America Centrale Il 7 febbraio la difficile eredità del presidente Oscar Arias (Premio Nobel per la Pace nel 1987) è stata raccolta dalla sua vice, la politologa cinquantenne Laura Chinchilla, candidata dal Partito di liberazione nazionale (Pnl), d'ispirazione liberista, che s'è confermato il più forte, raccogliendo il 47% dei suffragi. La Chincilla era stata ministro della Giustizia. Otton Solis, il candidato del centrosinistra che aveva perso di misura le presidenziali del 2006, ha ottenuto il 24%: è stato danneggiato dalla propaganda avversa, che lo dipingeva come sin troppo favorevole al vicino Nicaragua. Senza speranze, ma comunque significativa per i risultati (21%), la candidatura di Otto Guevara, del partito di destra Movimento Libertario, il quale ha impostato la campagna elettorale esprimendo preoccupazione per il fatto che il governo ha delegato la lotta contro il narcotraffico (di cui il piccolo Costarica negli ultimi anni era diventato un crocevia, trovandosi a metà strada tra la Colombia e il Messico) non alla polizia, come lui avrebbe auspicato, bensì al contingente inviato dagli Usa, che vi mantengono 7 mila marines, 46 mezzi navali, alcune dotate di elicotteri, e 6 mila soldati ausiliari civili. Cuba. A febbraio i media cubani hanno dedicato ampio spazio alla visita ufficiale del presidente brasiliano Ignacio Lula da Silva, nel corso della quale insieme all'amico Chavez s'è recato a trovare l'anziano "Lider Màximo" Fidel Castro. Il Brasile, già tra i maggiori finanziatori dello stato caraibico, s'è impegnato a contribuire alla ristrutturazione del porto del Mariel, vicino all'Avana, e al miglioramento della rete stradale. L'azienda petrolifera brasiliana Petrobas ha acquisito il diritto d'esplorazione di nuovi giacimenti nelle acque territoriali cubane; i brasiliani hanno mostrato interesse anche per lo sviluppo della recettività turistico-alberghiera. Il 23 febbraio ha suscitato notevole indignazione all'estero la notizia della morte del dissidente Orlando Zapata Tamayo, a seguito d'uno sciopero della fame durato 85 giorni: non accadeva dagli anni ‘70. Tamayo, condannato a 36 anni di carcere per "vilipendio" nei confronti di Castro, aderiva al "Movimento per l'alternativa repubblicana", ma non aveva una formazione intellettuale, era un semplice muratore di 42 anni. La sua protesta, dopo anni di carcere, era iniziata proprio dal rifiuto della direzione del carcere di fargli indossare l'uniforme bianca dei detenuti "politici". La sua famiglia è stata autorizzata a metà ottobre a partire per gli Usa, tramite una comunicazione affidata a Monsignor Emilio Aranguren, vescovo di Holguín, uno dei più attivi esponenti del clero impegnati nella discreta opera di rilascio dei dissidenti accentuatasi nel corso dell'ultimo anno. Agli inizi di maggio, su probabile sollecitazione di ambienti governativi, l'arcivescovo dell'Avana, Jaime Ortega, ha chiesto a Guillermo Farina d'interrompere lo sciopero della fame intrapreso per il rilascio di 26 noti dissidenti ancora detenuti. Ortega qualche settimana prima aveva chiesto pubblicamente al governo di Raul Castro misure concrete per far fronte alla drammatica crisi economica e alla penuria di generi alimentari, ed ha sempre appoggiato, sia pur indirettamente, le ricorrenti manifestazioni di protesta delle "Dame in bianco", legate agli ambienti degli esuli cubani, molto influenti in Florida. Il governo in quei giorni ha concesso ai privati il permesso di costruirsi le proprie case, senza dipendere forzatamente dalle liste delle assegnazioni pubbliche: una misura attesa da tempo, ma i cui effetti pratici sono limitati dal costo ormai proibitivo dei materiali da costruzione d'importazione, per una popolazione in cui gli stipendi medi sono di poco superiori ai 20 euro al mese. Il 7 luglio è stata annunciata da fonti del clero cattolico la liberazione, entro pochi mesi, di 52 detenuti politici. Ai primi di settembre ha sucitato polemiche la pubblicazione di alcuni passi di un'intervista concessa da Fidel Castro al giornalista Usa Jeffrey Goldberg, nella quale l'anziano leader avrebbe ammesso che il modello di stato "comunista" non sarebbe più al passo coi tempi. Il 4 novembre un aereo Atr72 in volo tra Santiago e l'Avana s'è schiantato nei pressi di Guasimal, nella provincia di Sancti Spiritus, a circa 340 km dalla capitale, provocando 68 morti. A fine dicembre la Corte Suprema ha deciso di commutare la sentenza capitale contro il dissidente Humberto Real Suarez in una condanna a trent'anni; in tal modo è rimasto vuoto il "braccio della morte" nelle carceri cubane, dove da 7 anni non si eseguono sentenze capitali. Il 22 gennaio gli ultimi soldati del contingente salvadoregno, originariamente composto da 380 uomini, hanno lasciato l'Iraq. Nel corso dell'anno il presidente Mauricio Funes s'è trovato a dover affrontare il problema della saturazione delle vecchie carceri del piccolo paese: erano state previste per ospitare poco più di 8 mila prigionieri, e ne contengono almeno 15 mila in più, un terzo dei quali non ancora condannati a pene definitive. La drammatica situazione è stata più volte denunciata da Leonor Arteaga, dirigente della Procuradoria de Derechos Humanos, un ente voluto dal governo di centro-sinistra per tutelare i cittadini vittime di abusi da parte dei dipendenti pubblici d'ogni settore. In settembre il Parlamento ha votato nuove norme contro le "maras" (bande) giovanili, che prevede un massimo di sei anni di prigione anche per i collaboratori esterni o i finanziatori delle bande: un principio difficile da dimostrare, che si può prestare facilmente ad abusi da parte delle forze di sicurezza contro i più deboli. Le due principali organizzazioni delinquenziali, che offrono agli aderenti ed ai simpatizzanti qualche prospettiva di lavoro e di guadagno nei quartieri più poveri, sono considerate la mara Salvatrucha e la "pandilla" Barrio 18; entrambe hanno deciso d'organizzare uno sciopero di tre giorni nel sistema dei trasporti pubblici della capitale, che è rimasta bloccata; ciò ha provocato danni all'economia stimati in 68 milioni di dollari. A fine agosto l'opposizione Gop nel Senato degli Usa ha protestato contro la designazione di Obama a nuovo ambasciatore nel Salvador di Maria del Carmen Aponte, che è stata accusata d'essere stata legata sentimentalmente, qualche anno fa, ad un cittadino cubano. La nomina è comunque stata resa operativa, per intervento diretto del presidente, che l'ha definita una diplomatica "altamente qualificata". Il 17 maggio le pressioni della Dea, l'agenzia federale Usa specializzata nella lotta al traffico internazionale di stupefacenti, hanno indotto il primo ministro giamaicano Bruce Golding, leader del Partito laburista (Jlp) ad attivare le forze di polizia contro le "posse", cioè le associazioni di criminali abituate ad agire quasi indisturbate, grazie a corruzione e minacce, nella capitale giamaicana Kingston. C'era in gioco la concessione del prestito di 12,7 milioni di dollari promesso alla Giamaica dal Fmi. Le bande non sono rimaste a guardare ed hanno dato vita ad una serie di scontri a fuoco che hanno anche coinvolto la popolazione, più volte invitata dal ministro per la Sicurezza Nazionale Dwight Nelson ad evitare di uscire dalle case durante gli scontri, anche per evitare d'essere considerati complici delle posse. In effetti esse godono dell'appoggio di molte persone, che a metà maggio hanno manifestato in favore della posse "Shower", da cui ricevono abitualmente sostegno economico. Il 24 maggio esercito e polizia hanno effettuato un'azione su larga scala nel "santuario" della Shower, il quartiere di Tivoli Garden; gli scontri si sono estesi al vicino quartiere Denham Town, parzialmente evcuato dalle forze di sicurezza. Sono rimasti sul terreno 30 morti e sono stati compiuti 211 arresti, ma l'azione ha fallito l'obiettivo principale, cioè la cattura del boss Christopher ‘'Dudus'' Coke, grande fornitore di marijuana e crack verso New York e il New Jersey. All'indomani degli scontri il ministro degli Interni Darykl Watz ha sostenuto (per calmare gli animi, dato che il bilancio delle vittime era salito a 73) che con ogni probabilità Coke era riuscito a fuggire all'estero. Tuttavia le indagini congiunte con la Dia sono proseguite, e il 22 giugno è stato arrestato in un albergo della capitale mentre stava per recarsi al'ambasciata Usa a costituirsi; era accompagnato dall'amico reverendo Al Miller. Pochi giorni dopo è comparso davanti al tribunale federale di Manhattan, dove è stato accusato anche d'aver acquistato e trasportato armi in Giamaica grazie ai proventi del traffico di droga; il suo avvocato, Frank Doddato, ha intrapreso una battaglia legale per contestare la regolarità dell'estradizione. Il governo di centro-sinistra del presidente Alvaro Colom nel corso del 2010 ha dovuto affrontare due emergenze: disastri naturali e delinquenza. A fine maggio l'eruzione del vulcano Pacaya ha costretto per alcuni giorni alla chiusura il principale aeroporto del paese; il primo giugno, a seguito delle forti piogge che hanno accompagnato il passaggio della tempesta Agatha (ha causato almeno 123 morti), in un quartiere della capitale Guatemala City s'è aperta una spettacolare voragine larga 15 metri e profonda quasi un centinaio, dovuta a fenomeni carsici ed al peso dei due palazzi sopra costruiti, che sono stati inghiottiti. Il 5 settembre, nel pieno d'una eccezionale ondata di maltempo nelle province settentrionali, al 171/mo chilometro dell'autostrada Panamericana due giganteschi smottamenti hanno dapprima travolto un autobus, e poi hanno fatto mancare la terra sotto i piedi ad un centinaio di soccorritori accorsi per liberare le persone già intrappolate nel fango; in quella giornata sono morte almeno 40 persone. Qualche giorno prima un altro autobus era stato investito da una frana mentre si trovava a pochi km dalla capitale, provocando 12 vittime. In settembre Colom ha annunciato la disponibilità a collaborare con il governo di destra al potere nel vicino Honduras in azioni comuni contro la criminalità legata al traffico di stupefacenti. I due paesi (con El Salvador) formano il cosiddetto "Triangolo Nord" della rotta degli stupefacenti provenienti da Colombia e Bolivia e diretti verso il Messico e gli Usa. In Guatemala si sono moltiplicati i "mareros", cioè bande di giovani delinquenti che si occupano del "menudeo" (lo smercio diretto di modeste quantità di droga) e forniscono manovalanza ai gruppi di fuoco dei cartelli messicani. Il 19 dicembre il governo ha proclamato lo stato d'assedio per 30 giorni nel dipartimento settentrionale di Alta Verapaz, di fatto dominato dal cartello messicano degli Zetas, autore di violenze contro le guardie di frontiera ed i civili. Colom ha inviato 50 uomini di rinforzo alla polizia locale. La decisione, coi suoi effetti dimostrativi rispetto alla popolazione locale e ai paesi dell'area, ha segnato di fatto l'inizio della campagna elettorale, per la quale Colom è tentato di aprire la strada alla moglie, seguendo l'esempio dell'Argentina. Egli infatti è consapevole della diffidenza degli Usa nei propri confronti, aggravatasi sia a seguito della dura reazione alle scuse presentate al popolo del Guatemala ai primi d'ottobre dal ministro degli Esteri Usa, per bocca della stessa Hillary Clinton, sia della improvvisa destituzione, il 15 novembre, del ministro delle Finanze Edgar Balsells, che è stato sostituito da Rolando del Cid, già responsabile della previdenza sociale. Balsells, già alto dirigente della Banca Centro-Americana di Integrazione Economica, era considerato un uomo più vicino agli Usa rispetto al ministro delle Finanze in carica sino al 24 giugno, Alberto Fuentes, il quale era stato "sacrificato" da Colom nel tentativo di ottenere maggiore "comprensione" da parte dei circoli economico-finanziari preoccupati per l'introduzione di nuove tasse, resa necessaria per far fronte agli enormi danni prodotti dal maltempo. Colom s'era sempre fidato poco di Balsells, cui da subito aveva affiancato (per meglio controllarlo) il vice di Fuentes, Erick Coyoy, nominato a giugno ministro dell'Economia. Il disastroso terremoto che il 12 gennaio ha provocato immensi danni materiali e perdite umane (forse 230 mila morti) in quello che già era uno dei più poveri paesi del mondo, al 150° posto sui 177 monitorati, dove il 72% della popolazione sopravvive con meno di 2 dollari al giorno e la speranza di vita è di 52 anni, per almeno due mesi ha avuto il "merito" di suscitare una gara internazionale di solidarietà cui i media di tutto il modo hanno dato un rilievo inusitato. Tra i primi ad attivarsi i vicini Stati Uniti, che hanno ottenuto da Cuba il permesso di sorvolo del suo spazio aereo per portare aiuti umanitari dalla Florida. Tuttavia i gravi danni all'aeroporto della capitale Port-au-Prince hanno indotto il Pentagono ad inviare in rada navi guarda costa e elicotteri, coordinati da bordo della portaerei Carl Vinson. Sono poi stati sbarcati circa 10 mila uomini, per realizzare i primi campi profughi e gli ospedali da campo, ma anche per evitare movimenti incontrollati di gruppi di haitiani disperati verso il territorio della Rep. Dominicana o peggio - viaggi su imbarcazioni di fortuna verso la Florida. L'attivismo degli Usa, che hanno di fatto esautorato l'inetto, impotente e corrotto governo del presidente Renè Preval, ha dato un certo fastidio alla Francia: il 15 gennaio il sottosegretario alla Cooperazione internazionale, Alain Joyandet, ha espresso ufficialmente il proprio rammarico perché un aereo cargo diretto alla capitale haitiana che trasportava un ospedale da campo pronto per le urgenze era stato dirottato all'ultimo momento a Samana (Rep. Dominicana), nonostante il volo fosse stato autorizzato dall'Onu e dallo stesso ministro della Difesa degli Usa. Il materiale ha dovuto raggiungere la periferia della capitale su dei camion, con un ritardo di 24 ore. Sorte analoga è capitata il giorno dopo ad un cargo dell'associazione francese Medici senza frontiere (Msf), come ha ricordato il portavoce del ministero degli Esteri di Parigi, Bernard Valero. Nei giorni seguenti, però, il segretario generale dell'Eliseo, Claude Guéant, ha cercato di smorzare le polemiche. Tuttavia gli inviati dei media europei hanno espresso qualche perplessità sulle modalità di distribuzione di acqua e cibo ai gruppi di abitanti rifugiatisi nelle campagne e difficilmente raggiungibili via terra: anziché realizzare punti d'atterraggio, i soldati lanciavano il loro carico dall'alto: era diffuso il timore di possibili assalti da parte di bande di razziatori, da subito attivi tra le macerie dei sobborghi della capitale, dove la popolazione stimata è di 2,8 milioni. Il capitano della Marina Usa Kevin Aandahl, responsabile dei voli militari per l'evacuazione dei feriti dal sisma, dalla fine di gennaio ha annunciato che si vedeva costretto a sospendere tale servizio, perché non era chiaro quale amministrazione pubblica Usa si sarebbe accollata i costi: la Florida, dove già era iniziata la campagna elettorale, non era più disposta a farlo a proprie spese. Nei mesi seguenti il governo Preval ha cercato di ristabilire la propria competenza politico-amministrativa sulla gestione degli aiuti, tuttavia si è trattato di un processo lento e difficile, anche a causa degli altissimi livelli di corruzione riscontrati nella pubblica amministrazione d'un paese il cui debito pubblico ammonta a oltre un mld di dollari. Particolarmente complessa s'è rivelata la gestione delle numerose offerte di adozioni internazionali di minori giunte dai paesi occidentali, e gestite in loco da organizzazioni umanitarie e di assistenza spesso improvvisate, o peggio, le quali in alcuni casi hanno suscitato la diffidenza delle autorità perché cercavano di far espatriare dei bambini senza aver ottenuto tutte le (costose) autorizzazioni prescritte dall'inefficiente burocrazia. Il problema è aggravato dal fatto che già prima del sisma si stimava che circa 250 mila minori fossero stati dati in affido dai genitori naturali ad altre famiglie del'isola, che spesso se ne servono come braccianti a costo bassissimo nelle piantagioni di caffè, olio di palma e mango; poche erano quelle disposte a riconoscere che un'adozione all'estero avrebbe consentito un futuro migliore per loro. Un altro problema era legato alle ipotesi di ricostruzione della capitale: alcuni tecnici dei paesi donatori sostenevano che sarebbe stato più economico evitare di ripulire il vecchio centro cittadino, a rischio di nuovi crolli e comunque troppo intasato ed inadeguato, e prevedere invece di trasferire gran parte della popolazione in sobborghi attrezzati, con abitazioni dotate di acqua ed elettricità, più semplici da realizzare. Il governo, per ragioni di prestigio e d'interesse (maggiori possibilità di lucrare sulla compravendita delle aree centrali e sugli appalti per i lavori) ha invece sposato la tesi opposta, cioè la ricostruzione in situ. Il dibattito ha suscitato ritardi sull'inizio dei lavori di sgombero delle macerie, per le quali il primo (mini)contratto è stato firmato solo a fine agosto. In quel periodo, mentre la stagione delle grandi piogge rendeva più drammatica la situazione di profughi e senzatetto, a rischio d'infezioni di malaria. In ottobre hanno cominciato a diffondersi le prime notizie d'un focolaio di colera del ceppo 01, il più letale, nelle regioni di Artibonite e del Plateau Centrale, a nord di Port-auPrince. Secondo voci sempre più diffuse e insistenti, la responsabilità sarebbe da attribuire alla cattiva gestione delle latrine d'uno dei campi del contingente dei caschi blu dell'Onu (missione Minustah) presenti sull'isola con compiti di pacificazione dal 2004. In particolare sono stati posti sotto accusa i soldati provenienti dal Nepal, un paese dove il colera è endemico, le cui feci avrebbero inquinato il fiume Artibonite. Sull'isola non si riscontravano casi da 60 anni. Ai primi d'ottobre il ministro della Salute Alex Larsen ed il direttore generale del ministero, Gabriel Thimote, hanno diffuso dati piuttosto allarmanti: in poche settimane i decessi erano stati 138, e 1526 i casi d'infezione. Il 16 novembre, mentre era in pieno svolgimento la campagna elettorale per le elezioni presidenziali (primo turno il 28 novembre) per le quali erano scesi in lizza ben 19 candidati, un convoglio di nepalesi è stato assalito dalla folla alla periferia della capitale, e vi sono stati almeno due morti nei tafferugli. Le elezioni si sono svolte in un clima di violenza ed intimidazione, tanto che il ballottaggio è stato rimandato al 16 gennaio 2011. I candidati più quotati dell'opposizione (il cantante di "kompa" Michel Martelly; Marlinde Manigat e l'uomo d'affari Charles Henry Baker) hanno chiesto che la consultazione fosse annullata, a causa dei brogli compiuti dai sostenitori di Jude Celestin, il candidato scelto da Preval. Il 10 dicembre la Cpe ha annunciato la creazione d'una commissione per il controllo dei dati dei seggi elettorali; i suoi lavori sono stati aperti anche ad osservatori internazionali ed ai tre candidati più votati al primo turno (Manigat, Martelly e Celestin), uno dei quali dovrà abbandonare la competizione. Intanto il colera è stato riscontrato in tutti e dieci i dipartimenti dell'isola, provocando a fine dicembre 2.500 decessi, e 100 mila casi documentati di contagio, di cui 47 mila curati negli ospedali. Nel dipartimento di Grand'Anse, ed in particolare a Jerémie, la folla inferocita ha accusato gli stregoni vudù di diffondere l'epidemia, e vi sono stati diversi casi di linciaggio; il ministro della Comunicazione, Marie-Laurence Lassegue ha cercato di convincere i cittadini che "le persone che praticano vudù non hanno nulla a che vedere con il colera". Secondo Unni Karunakara, presidente di Msf, un così alto numero di decessi è dovuto alla disorganizzazione delle strutture sanitarie ed anche alla "risposta inadeguata" della comunità internazionale. Il 27 gennaio è entrato ufficialmente in carica quale presidente dell'Honduras Porfirio "Pepe" Lobo Sosa, il quale aveva vinto in dicembre le elezioni indette dalla giunta militare che aveva deposto alcuni mesi prima il presidente di centro-sinistra Manuel Zelaya, in carica dal 2005. Lobo Sosa, esponente del partito conservatore Congresso Nazionale (Cnh), ha cercato di presentarsi nel segno della pacificazione e della riconciliazione nazionale, e tra i primi atti ha concesso il visto d'ingresso alla famiglia di Zelaya (il quale nell'estate 2009 era entrato di nascosto in patria dal Nicaragua e s'era rifugiato nell'ambasciata brasiliana della capitale Tegucigalpa). Tuttavia l'opposizione interna, ed i governi latinoamericani legati alla cosiddetta coalizione "Alba", hanno accusato il nuovo presidente di perseguire, sotto il manto della legalità, una serie di rappresaglie nei confronti degli avversari politici, proseguendo l'azione intrapresa dalla giunta golpista. I cui esponenti hanno ottenuto un decreto presidenziale di "non punibilità", in ossequio alla supposta pacificazione ostentata da Lobo Sosa. Tra gli atti contestati al nuovo governo, la rappresaglia contro i sindacalisti dell'Università Autonoma del Honduras ed il licenziamento di giudici e magistrati che si erano opposti al golpe, la chiusura della radio comunitaria di Zacate Grande, una campagna di discredito contro i dirigenti del Fronte nazionale di resistenza popolare (Fnrp). Ciò nondimeno i governi dei paesi confinanti (Nicaragua, El Salvador e Guatemala) hanno deciso di riconoscere la legittimità del governo, anche per evitare danni alle loro già fragili economie; un atteggiamento meno accondiscendente hanno tenuto per mesi alcuni membri dell'Organizzazione tra gli Stati Americani (Osa), il cui il segretario generale José Miguel Insulza, al momento dell'insediamento aveva dichiarato che il reintegro dell'Honduras era subordinato al rientro in patria "in assoluta tranquillità" di Zelaya. A favore del nuovo governo ha giocato l'entusiasmo con cui la popolazione d'un piccolo stato di 8 milioni di abitanti ha seguito, dal 16 al 25 giugno, il torneo mondiale di calcio in Sudafrica, dov'era approdato grazie anche alla débacle del Costarica nella fase di qualificazione. Il 31 ottobre a San Pedro Sula, quasi al confine settentrionale col Guatemala, una lite tra bande di narcotrafficanti s'è conclusa con un bilancio di 14 morti ammazzati, quasi tutti giovani sorpresi dai killer mentre s'accingevano ad una partitella a calcio. Nel 2010 il Messico ha festeggiato il 200° anniversario dell'indipendenza dalla Spagna. Le cerimonie, fortemente volute dal presidente Felipe Calderon, si sono concentrate nel mese di settembre nella capitale, a causa dei tagli al bilancio statale e, soprattutto, degli effetti della guerra senza quartiere tra gli apparati dello Stato ed i "cartelli" di narcotrafficanti, che dispongono di uomini, armi e grande determinazione a servirsene, senza preoccuparsi dei "danni collaterali" tra la popolazione. Proprio la preoccupazione per i civili ha indotto 14 municipi ad evitare di celebrare con manifestazioni pubbliche il bicentenario. In gennaio la dura battaglia delle forze dell'ordine sembrava avviata a buoni risultati, anche grazie alla collaborazione tra il capo delle operazioni Ramon Pequeno e la polizia Usa: a pochi giorni di distanza sono stati arrestati Carlos Beltran Leyva, uno dei cinque fratelli a capo d'un cartello che fornisce via mare gli Usa di cocaina e marijuana, e Teodoro Garcia Simental , detto El Teo, su cui pendeva una taglia di 1,5 milioni di euro. Il 13 settembre è stato arrestato a Puebla un altro boss legato ai Beltran Leyva: l'ex poliziotto Sergio Villareal, detto El Grande. Tuttavia i capi dei cartelli della droga si sono fatti sempre più spietati: profittando della facilità di reclutare una manovalanza di disperati pronti a sostenere in ogni momento conflitti a fuoco, e facilmente "sacrificabili", hanno perseguito due strategie parallele: tendere agguati ai poliziotti più abili ed esperti nelle indagini (o ai loro familiari) e "liberarsi" con una certa frequenza dei piccoli trafficanti ormai noti alle forze dell'ordine, in modo da evitare che nelle bande vengano infiltrati agenti sotto copertura, al cui lavoro si devono i successi sopra indicati. Il secondo metodo è stato applicato con una certa frequenza a Ciudad Juarez, la città più pericolosa del Messico (di fronte e a poca distanza da El Paso, Usa), dove il 98% dei 2.754 delitti compiuti nel 2009 risultava "irrisolto". A fine gennaio si sono contati in un solo giorno in città 69 cadaveri di morti ammazzati in scontri tra bande rivali; nel corso dell'anno sono andate delineandosi alleanze operative per spartirsi i traffici tra i gruppi di Sinaloa La Famiglia e Golfo, da una parte, e dall'altra il fronte degli Zetas-Juarez. I due "blocchi" si sono battuti per il cosiddetto corridoio Nord (nello stato di Chihuahua) e gli sbocchi al mare nell'Ovest (Michoacan e Guerrero) e nell'Est (Tamaulipas). Le frequenti scarcerazioni su cauzione (vengono fissate cifre basse, che i narcos possono permettersi di pagare agli affiliati) hanno consentito ai malavitosi di riorganizzarsi dopo un'ondata di arresti. In Messico molti processi si concludono prima della sentenza per patteggiamenti o per la mancanza dei testimoni citati inizialmente dall'accusa (vengono intimiditi o corrotti). Secondo le statistiche negli ultimi 4 anni a Tijuana (Baja California) sono state arrestate 33 mila persone, ma 24 mila di loro sono rimaste in carcere pochi mesi. In città a metà settembre gli uomini del generale dell'esercito Alfonso Duarte Mujica hanno sequestrato oltre 105 tonnellate di marijuana, per un valore sul mercato della droga di 335 milioni di dollari. A metà novembre ha fatto discutere la proposta del governatore del Texas, Rick Perry, d'inviare reparti dell'esercito al di là del confine per aiutare i messicani a combattere i narcos. Essa è stata rifiutata, dato anche il risentimento diffuso nella popolazione messicana per il giro di vite degli Usa nei confronti degli ingressi di clandestini. Si è giunti al paradosso che alcune bande spietate preferiscono uccidere gli uomini e le donne che hanno portato al di là del confine, simulando un conflitto a fuoco, pur di evitare d'essere rintracciati e puniti dalle autorità Usa. È questa l'interpretazione data ad una "mattanza" di 58 uomini e 14 donne rinvenuti cadaveri il 24 agosto in un ranch dello stato di Tamaulipas, a 150 km dal confine texano, e che inizialmente erano stati definiti vittime d'una delle tante battaglie tra trafficanti di droga. Il 18 dicembre s'è verificata una clamorosa fuga di massa dalla prigione di Nuevo Laredo: almeno 140 detenuti sono riusciti a dileguarsi luogo il vicino confine texano, dopo essere stati aiutati da guardie corrotte ad uscire dall'ingresso di servizio. All'episodio ha fatto seguito una nuova ondata di regolamento di conti; il 30 dicembre, 5 assassinati e numerosi feriti a Monterrey Nuevo. Nel corso dell'anno è andata ulteriormente calando rispetto al 2009 la produzione nelle aree industriali sorte a ridosso del territorio degli Usa, e s'è ridotto anche questo sbocco occupazionale. Calderon ha cercato di porre rimedio alla situazione migliorando i rapporti bilaterali con il Brasile, dove si prevede d'estendere il modello di libero scambio già in atto nel comparto automobilistico; tuttavia si tratta d'un processo ancora in fase iniziale, e reso più complesso dall'orientamento politico certo non filo-Usa del presidente Lula. Le difficoltà economiche e nel mantenere l'ordine pubblico sono stati i cavalli di battaglia del più importante ed influente gruppo d'opposizione, il Partito rivoluzionario istituzionale (Pri), che pur vantando una solida tradizione nazionalista ritiene irrinunciabile il rapporto "privilegiato" con gli Usa. Come ampiamente previsto dai sondaggi il Pri si è ulteriormente rafforzato ai primi di luglio in occasione delle elezioni amministrative, tenutesi in nove governatorati. La vittoria è stata favorita dallo sdegno seguito al clamoroso omicidio del candidato del partito locale alleato del Pri al governatorato del Tamaulipas: il 28 giugno a Ciudad Victoria Rodolfo Torre Cantù è stato assassinato insieme alla sua scorta e ai colleghi di partito Enrique Smer e Alejandro Martinez mentre si recava all'aeroporto. All'interno del Pri è andato crescendo il consenso intorno a Enrique Pena Nieto, governatore dello stato omonimo e vicino alla capitale federale, considerato il candidato più probabile per le elezioni previste nel 2012. Nel 2010 il Messico ha dovuto fronteggiare anche numerose catastrofi naturali; tra le principali, il terremoto del 5 aprile al confine con la California, più intenso di quello che a gennaio ha colpito Haiti, ma fortunatamente meno distruttivo: i danni si sono riscontrati soprattutto a Mexicali, capitale della Baja California. Il mese di settembre ha portato piogge rovinose, specialmente nei cinque stati del sud del paese, ed in particolare nel Tabasco e ai confini con l'altrettanto martoriato Guatemala; vi sono stati fiumi di fango, strade interrotte e diversi morti. Migliaia gli sfollati, per i quali Calderòn ha mobilitato l'esercito. Più a nord il temuto uragano Karl, passato il 17 settembre sulle coste, ha fatto relativamente meno danni del previsto, risparmiando i principali impianti petroliferi del Golfo del Messico, che erano stati evacuati. A fine mese, però, due grandi smottamenti si sono verificati nel giro di pochi giorni a Santa Maria di Tlahuitoltepec (Oaxaca) e ad Amatan (Chiapas). Dal 30 novembre all'11 dicembre Cancun ha ospitato un'importante conferenza internazionale sull'ambiente e i mutamenti climatici, cui hanno preso parte 194 delegazioni, sotto l'egida dell'Onu. Il documento finale cita la costituzione da parte degli stati di un fondo "verde" (rimasto però indeterminato) e l'impegno a contrastare il riscaldamento globale del pianeta terra. Il risultato più significativo è stata l'apertura da parte della Cina all'idea di ridurre le proprie emissioni d'anidride carbonica, anche a costo d'un rallentamento dello sviluppo industriale, in modo da avvicinarsi ai parametri del Protocollo di Kyoto (a differenza della posizione assunta lo scorso anno al vertice di Copenhagen). Qualche problema è venuto dall'atteggiamento critico nei confronti dello svolgimento dei lavori assunto dalla delegazione della Bolivia, che ha sottolineato come le statistiche sui decessi attribuiti ai cambiamenti climatici non siano uniformi in ogni paese, mentre alcuni osservatori sono rimasti delusi dal'atteggiamento "disincantato" della rappresentante dell'UE, la Commissario Connie Hedegaard. Pochi giorni dopo il tentativo praticato da alcuni poveracci di sottrarre petrolio dall'oleodotto che traversa il centro del paese ha provocato un'esplosione ed un incendio in cui sono morte una trentina di persone; oltre 50 i feriti. Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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