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![]() TRASFORMISMO Annullamento della tradizionale dialettica fra maggioranza e opposizione nel regime parlamentare. Originariamente il termine indicò l'effetto del processo di "trasformazione" dei partiti tradizionali (destra e sinistra liberali) attraverso la fusione in un raggruppamento centrista, moderatamente riformatore. Fu auspicato da Agostino Depretis, presidente del consiglio della Sinistra storica salita al potere nel marzo 1876. L'esito delle elezioni politiche del 1882, le prime tenutesi a suffragio allargato, offrì a Depretis l'occasione per assorbire nella maggioranza una parte dei conservatori (utilizzando una strategia già applicata da Cavour col connubio), che contribuirono a bloccare la debole azione riformatrice dei progressisti. Di fatto, la diluizione delle pregiudiziali ideologico-programmatiche in uno scambio di favori e di clientele, mediato direttamente dal capo del governo, enfatizzò il ruolo dei grandi leader parlamentari dell'Italia liberale (Depretis, Crispi e Giolitti) a scapito di una chiara articolazione della vita politica nazionale. Il termine designa da allora, con una connotazione chiaramente negativa, gli aspetti patologici di un sistema politico privo di schieramenti realmente alternativi: corruzione diffusa, degrado morale, scarsa partecipazione dell'opinione pubblica alle vicende del paese. Effetto in parte analogo ha il consociativismo. |
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